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Disoccupazione Digitale: Cause, conseguenze e soluzioni

“È evidente che più la società si fa tecnologica, più si riducono i posti di lavoro. E paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell'uomo, la liberazione dal lavoro, si sta trasformando in un incubo.”
Così Umberto Galimberti sintetizza uno dei problemi che la “Quarta Rivoluzione Industriale” ci sta facendo riscoprire. L'aumento della produttività delle economie, necessario per accrescere il benessere sociale, è stato strettamente connesso al lavoro umano per molti secoli. La tecnologia non fa altro che spezzare questo legame. Negli ultimi anni l'escalation tecnologica ha prodotto un aumento del divario tra produttività del lavoro e occupazione privata, come spiegano molto bene i ricercatori del MIT Brynjolfsson e McAfee. La diminuzione dell'occupazione in questo contesto prende il nome di “Technological Unemployment” (disoccupazione tecnologica). Nel corso della tesi ci soffermeremo sull'analisi di questo fenomeno che, nonostante sia sempre esistito nel dibattito socio-economico, oggi porta a conseguenze completamente diverse da quelle che si sono registrate in passato dopo l'introduzione delle nuove tecnologie. Cercheremo quindi di analizzare la compressione della classe media in favore della nascita di una nuova classe sociale, quella che Guy Standing, economista britannico e professore di sociologia dello sviluppo presso l'Università di Londra, chiama “The precariat” (il precariato). Successivamente l'interesse si sposterà ad analizzare quali possano essere le risposte politiche alle sfide sociali che la quarta rivoluzione industriale porta con sé. È necessario porre un freno all'innovazione? Occorrerà rivedere le politiche attive del lavoro? Come può lo Stato limitare gli effetti della nuova età delle macchine? L'introduzione del “Basic Income” (reddito di base) può essere una risposta concreta o è solo un'utopia? Daremo nel corso della tesi una risposta ampia all'ultima domanda analizzando a fondo il contributo di Rutger Bregman, storico olandese, che ha suscitato molta curiosità per i suoi lavori sul reddito di base.

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~ III ~ Introduzione “È evidente che più la società si fa tecnologica, più si riducono i posti di lavoro. E paradossalmente quello che è sempre stato il sogno più antico dell'uomo, la liberazione dal lavoro, si sta trasformando in un incubo.” Così Umberto Galimberti sintetizza uno dei problemi che la “Quarta Rivoluzione Industriale” ci sta facendo riscoprire. L’aumento della produttività delle economie, necessario per accrescere il benessere sociale, è stato strettamente connesso al lavoro umano per molti secoli. La tecnologia non fa altro che spezzare questo legame. Negli ultimi anni l’escalation tecnologica ha prodotto un aumento del divario tra produttività del lavoro e occupazione privata, come spiegano molto bene i ricercatori del MIT Brynjolfsson e McAfee. La diminuzione dell’occupazione in questo contesto prende il nome di “Technological Unemployment” (disoccupazione tecnologica). Nel corso della tesi ci soffermeremo sull’analisi di questo fenomeno che, nonostante sia sempre esistito nel dibattito socio-economico, oggi porta a conseguenze completamente diverse da quelle che si sono registrate in passato dopo l’introduzione delle nuove tecnologie. Cercheremo quindi di analizzare la compressione della classe media in favore della nascita di una nuova classe sociale, quella che Guy Standing, economista britannico e professore di sociologia dello sviluppo presso l'Università di Londra, chiama “The precariat” (il precariato). Successivamente l’interesse si sposterà ad analizzare quali possano essere le risposte politiche alle sfide sociali che la quarta

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