Diritti violati e diritti negati a Guantanamo
Il carcere cubano di Guantanamo altro non è che il prodotto di un mondo che ha subìto una svolta tanto radicale quanto inaspettata con la fine della guerra fredda. La linearità del mondo bipolare ha lasciato oggi il posto ad un pianeta nel quale ha fatto la sua comparsa un nuovo tipo di conflitto: la guerra asimmetrica, che vede contrapposti uno Stato nazionale come gli Stati Uniti ad un gruppo a-territoriale come al-Qa’ida.
L’attacco alle torri gemelle apre un nuovo capitolo del terrorismo internazionale, che deve adeguare le vecchie definizioni alle nuove sfide.
Gli Stati Uniti, per garantire un maggior livello di sicurezza alla propria nazione, decidono di barattare i propri valori e di intraprendere una guerra contro l’Afghanistan senza porsi il problema di mettere in pericolo la stabilità della NATO. Nel gennaio 2002 i primi ad arrivare a Guantanamo sono proprio i prigionieri caduti nelle mani statunitensi in seguito al conflitto afghano. La scelta del luogo, una base militare americana in territorio cubano, fa sì che gli Stati Uniti non si sentano in obbligo di garantirvi le protezioni offerte dalla Costituzione federale, anche se la Corte Suprema si pronuncia diversamente. Gli Stati Uniti, inoltre, si rifiutano di applicare la Terza Convenzione di Ginevra a quelli che sono a tutti gli effetti dei prigionieri di guerra; ancora, con l’insediamento di Karzai a guida del governo ad interim dell’Afghanistan, termina la fase del conflitto internazionale ed inizia quella del conflitto interno tra la forza multinazionale Isaf e i ribelli affiliati ai talebani o ad al-Qa’ida: ai prigionieri catturati in questa seconda fase del conflitto, vengono negate le garanzie offerte dall’articolo 3 comune alle quattro Convenzioni di Ginevra. I prigionieri vengono tacciati di essere degli Enemy combatants e, come tali, immeritevoli di godere di alcun diritto. Al loro giudizio provvedono degli appositi tribunali militari, le military commissions, operanti totalmente al di fuori della legge e irrispettosi dei criteri basilari del giusto processo.
Gli Stati Uniti divengono quindi tristemente famosi per gli abusi inflitti ai prigionieri in loro custodia; quando il New York Times si impossessa nel 2004 di uno dei rapporti confidenziali su Guantanamo redatto dal Comitato internazionale della Croce Rossa, la notizia delle torture e dei maltrattamenti inflitti ai prigionieri diventa di pubblico dominio. Anzi, si scopre che ciò è inserito in una più ampia politica che vede la CIA indossare le vesti di arbitrario giustiziere mondiale che preleva in ogni parte del mondo dei presunti estremisti (Extraordinary renditions) per rinchiuderli in una serie di prigioni segrete disseminate in giro per il mondo, ove è negato l’accesso persino al Comitato internazionale della Croce Rossa.
I prigionieri hanno visto per anni violati e negati i loro diritti, sia a Guantanamo che nelle prigioni segrete dove hanno transitato prima di giungere sull’isola cubana. Essi sono stati rinchiusi in minuscole celle, spesso completamente nudi, costretti ad ascoltare musica ad alto volume, esposti alle temperature più estreme, privati di una dieta solida, sottoposti al waterboarding e ai pestaggi di apposite squadre addette al mantenimento dell’ordine. A questi detenuti, oltre alle sevizie inflitte, è stato anche negato il diritto al due process of law, uno dei pilastri del sistema giuridico di ogni nazione civile che si rispetti così che, ancora oggi, in carcere, si trovano persone che dopo anni e anni non hanno ancora visto materializzarsi contro di loro un’accusa specifica e che sono, spesso, innocenti. Altri, che invece innocenti non sono, non possono essere comunque condannati perché contro di loro non è possibile addurre alcuna prova, dato che le confessioni estorte con la tortura non hanno valore.
L’elezione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti d’America segna una svolta epocale e determina un’insperata soluzione anche per il problema di Guantanamo. Due giorni dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, il 22 gennaio 2009, il neo eletto Presidente, deciso a restituire all’America un volto più umano, ha firmato tre ordini esecutivi volti a stabilire la chiusura del carcere il prima possibile e, in ogni caso, non più tardi del gennaio 2010. Questa svolta attesa da tempo si scontra ora con il problema ancora insoluto di trovare una nuova collocazione a chi verrà rilasciato da Guantanamo che non può fare ritorno in patria perché rischierebbe la persecuzione proprio per il fatto di essere stato nel carcere cubano e che non può essere accolto sul territorio statunitense a causa della forte opposizione di molti Stati federati, che vedono nei prigionieri dei pericolosi terroristi. A questo punto, l’unica soluzione parrebbe essere quella della mano tesa dall’Unione Europea.
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Maria Leveque |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Marinella Fumagalli Meraviglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 290 |
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