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Dalla percezione del rischio al risk management in sanità, il sistema di incident reporting della Regione Emilia Romagna

Nella società odierna e, in particolar modo, all’interno degli ambienti ospedalieri, ogni azione è potenzialmente legata ad un rischio. Dal momento che non è possibile eliminare completamente ogni pericolo, l’obiettivo coerente con i tempi deve essere quello di ridurre al minimo le probabilità che quest’ultimo si trasformi in qualche cosa di concreto. Mentre in alcune realtà sanitarie straniere, come quella inglese o quella australiana, è emersa da tempo questa esigenza e sono nate diverse iniziative con lo scopo di sviluppare e mantenere la sicurezza (l’esempio più lampante è il National Reporting and Learning System, un sistema di incident reporting adottato all’interno dell’ottica della clinical governance dal sistema sanitario anglosassone con l’obiettivo di creare un database unico per tutti gli eventi avversi del sistema), in Italia il concetto di risk management è ancora poco diffuso. Nella sanità italiana, il tema del rischio non ha ancora assunto la giusta importanza. Fino ad oggi, infatti, ben poche strutture sanitarie sono state dotate degli strumenti necessari per sviluppare e mantenere la sicurezza. Gli inglesi hanno compreso quanto sia fondamentale creare un sistema unico di gestione dei dati riguardanti gli incidenti e i near miss per migliorare e omogeneizzare il sistema. Nella presente tesi ho studiato il caso della regione Emilia Romagna, nella quale l’Agenzia Sanitaria Regionale ha adottato un sistema di incident reporting. L’obiettivo della fase iniziale di sperimentazione, avvenuta tra il 2002 e il 2003, è consistito nel calibrare lo strumento adattandolo al contesto e, contestualmente, nel formare il personale per prepararlo al suo utilizzo. A partire dalla fine del 2003 il progetto, denominato “Gestione del rischio in strutture sanitarie: approccio integrato alla definizione, trattamento e utilizzo delle informazioni”, è stato esteso alla gran parte delle strutture ospedaliere pubbliche e private della regione. In particolare mi sono interessata di un progetto di ricerca, partito alla fine del 2005, che ha visto l’utilizzo della tecnica dei focus group per lo studio della reazione degli operatori e delle strutture alla scheda di incident reporting.

Metodologia seguita
La prima fase del mio studio per la compilazione della tesi è stata caratterizzata dalla ricerca bibliografica sulla concezione del rischio in sociologia e sul risk management in sanità, dopo aver reperito la necessaria documentazione ho preso contatto con l’Agenzia Sanitaria Regionale della Regione Emilia Romagna che mi ha dato la possibilità di partecipare ad uno studio, attraverso focus group, sull’utilizzo dell’incident reporting nell’ambiente ospedaliero. Ho avuto accesso alla documentazione riguardante i sei focus group svolti nel mese di febbraio dall’Agenzia e, partendo dalla scaletta utilizzata dai moderatori per le discussioni, ho impostato l’analisi. Inizialmente ho cercato di schematizzare i risultati emersi dai focus group, enfatizzandone i punti chiave e, in seguito, ho redatto un’analisi più completa comparando tra loro gli schemi dei singoli focus group. Ho mantenuto i rapporti con l’Agenzia Sanitaria Regionale per l’intero periodo di stesura della tesi, avendo così modo di discutere analisi e risultati con i moderatori presenti durante i focus group.

Principali risultati raggiunti
Attraverso lo studio dei focus group, analizzati tenendo conto anche della letteratura sul tema, sono riuscita a comprendere le necessità e le difficoltà degli operatori nei confronti della scheda d’incident reporting. Lo strumento utilizzato dall’ASR si è dimostrato molto utile per la comprensione dei punti critici all’interno dei vari reparti, ma, nonostante ciò, operatori e amministrazione non sono riusciti a sfruttarne a pieno le potenzialità. Non hanno ancora compreso, infatti, l’importanza della segnalazione degli eventi avversi. Ancora molta strada è necessaria prima che la cultura ospedaliera italiana, pubblica e privata, possa comprendere le reali potenzialità di questo strumento ed in particolare l’urgente necessità di un cambiamento di visione nei confronti del rischio.

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5 Introduzione Nel ventunesimo secolo la sicurezza è diventata una delle problematiche di maggior interesse a livello internazionale: in ogni campo della vita, da quello lavorativo a quello domestico, l’obiettivo principale è porre le condizioni affinché gli individui possano vivere e lavorare tranquillamente senza incorrere costantemente in situazioni rischiose. L’uomo non ha le potenzialità per annullare ogni fattore di rischio, non è possibile, come insegnano scienze e letteratura, ottenere una situazione in cui non esistono rischi, perciò quello che si ricerca non è una condizione di rischio zero, ma un ambiente in cui gli eventi rischiosi siano ridotti al minimo. L’errore è una componente inevitabile della realtà umana e cresce in relazione all’aumento dell’utilizzo di strumenti tecnologici, quindi fallibili da parte dell’individuo. La scelta di affrontare, con questa tesi, il tema del risk management in ambito sanitario è dovuta al fatto che, in Italia, questo aspetto fondamentale, non è ancora oggetto delle dovute attenzioni, nonostante un ambiente ospedaliero, organizzato senza tenere conto delle innumerevoli situazioni rischiose per pazienti e personale sanitario, non possa avere la presunzione di essere considerato un luogo di cura. Molti incidenti che avvengono all’interno delle strutture ospedaliere, infatti, sono causati dalla scorretta organizzazione e dalla non curanza verso i cosiddetti eventi sentinella che possono essere utili per evitare il verificarsi di altri episodi più gravi. Certamente una strada per promuovere e creare sicurezza nell’ambiente sanitario è il risk management, strumento che risulta ampliamente utilizzato in ambito economico. Ho scelto di servirmi di un esempio pratico di gestione del rischio in ambito ospedaliero, il progetto di Incident Reporting della Agenzia Sanitaria Regionale della Regione Emilia Romagna, per mostrare quali possono essere le difficoltà, ma soprattutto l’utilità, di uno strumento appartenente al risk management. L’obiettivo del presente lavoro è verificare quali siano i fattori determinanti nella formazione del pensiero degli individui, e conseguentemente nelle loro azioni, nel momento in cui questi si vengono a trovare di fronte ad un evento rischioso o ad un near miss. Nella prima parte della tesi ho esposto le maggiori teorie riguardanti il tema del rischio attraverso autori come Mary

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Parole chiave

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gestione del rischio
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salute
sistemi sanitari comparati
sociologia della salute

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