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Dal Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa al Trattato di Lisbona: una necessaria involuzione?

Alla data on cui si scrive il presente elaborato il Trattato di Lisbona, frutto di un lungo negoziato concluso il 13 dicembre 2007, attende di essere ratificato ancora da quattro Stati membri dell’Unione. Non è tanto la mancata ratifica della Repubblica ceca, il cui presidente è dichiaratamente euroscettico né quella della Polonia o dell’Irlanda, intenta a difendere la sua identità nazionale e la sua politica neutrale a rappresentare un segnale forte, quanto la mancata ratifica della Germania, paese fondatore dell’Unione sin dalla creazione della CECA, a rivelare un’erosione dell’anima europeista che era forte quando forti erano le esigenze di pacificazione del continente.
L’intenzione alla base di questo elaborato è tracciare il percorso che, partendo dal Trattato
costituzionale, firmato il 29 ottobre 2004 e bocciato dai referendum francese e olandese, ha portato alla conclusione del Trattato di Lisbona. Oltre agli incontri formali in cui sono stati negoziati i contenuti di entrambi i trattati verrà anche analizzato il dibattito politico che, di volta in volta, ha accompagnato le Conferenze intergovernative ed è seguito alla conclusione dei trattati, in merito ai quali, inoltre, si farà accenno agli aspetti giuridici del loro contenuto.
Si è voluto, quindi, fornire un quadro dei progressi nel processo di integrazione che sarebbero realizzati qualora il Trattato di Lisbona, nonostante sia un compromesso, per certi versi involutivo rispetto al Trattato costituzionale, venga ratificato ed entri in vigore.

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4 1.GENESI DEL TRATTATO DI LISBONA 1.1 Dal Trattato di Nizza al Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa Negli anni Settanta la Comunità ha vissuto un periodo di stallo, noto come “paralisi comunitaria”, determinato sia dalle difficoltà economiche imposte da eventi che presentavano il loro baricentro al di fuori dell’Europa, ma che di riflesso determinarono conseguenze negative sul sistema economico-finanziario del nostro continente, sia dall’europessimismo della prima metà degli anni Ottanta. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta si è registrata una ripresa delle attività dell’Unione. Tuttavia la storia delle Comunità e dell’Unione è stata una storia di instabilità e di evoluzione giuridica, caratterizzata dalla tendenza ad intraprendere continuamente processi di revisione dei trattati vigenti. Entrato in vigore il Trattato di Amsterdam (1° maggio 1999) e non ancora del tutto assimilato, si apriva a Nizza una nuova conferenza intergovernativa che ha avuto come risultato la firma di un nuovo Trattato, entrato in vigore il 1° Febbraio 2003. Al Trattato veniva allegata una Dichiarazione che fissava il percorso futuro in vista del previsto allargamento ad est, che rendeva necessaria una riforma costituzionale che evitasse un’impasse del sistema legislativo e organizzativo dell’Unione. Veniva quindi prevista per il 2004 una nuova Conferenza Intergovernativa che avrebbe dovuto affrontare un dibattito su quattro punti precisi: • Modalità per una precisa delimitazione delle competenze tra UE e stati membri che si basasse sul principio di sussidiarietà • Status della “Carta dei diritti fondamentali” 1 • Semplificazione dei trattati • Ruolo dei parlamenti nazionali Il “Trattato che adotta una costituzione per l’Europa” firmato nel 2004 avrebbe dovuto rappresentare un salto di qualità rispetto al passato e avrebbe dovuto sostituire tutti i trattati precedenti, ma in realtà esso ha fornito l’occasione di una battuta d’arresto del processo di integrazione europea. La redazione del trattato venne affidata dal Consiglio europeo di Laeken (14-15 dicembre 2001) ad un organismo, cui si era già ricorsi per la formulazione della Carta dei diritti fondamentali, la Convenzione, che, in modo atipico rispetto al metodo intergovernativo, ha svolto i suoi lavori fra il 28 febbraio 2002 e il 10 luglio 2003. La “Convenzione sul futuro dell’Europa” presieduta dall’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing era composta da Capi di stato o di governo (15, uno per ogni Stato), rappresentanti dei parlamenti nazionali (30 membri), 16 membri del 1 La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione è stata solennemente proclamata l'11 dicembre 2000 a Nizza da Parlamento, Consiglio e Commissione. Essa risponde alla necessità emersa durante il Consiglio europeo di Colonia (3 e 4 giugno 1999) di definire un gruppo di diritti e di libertà di eccezionale rilevanza che fossero garantiti a tutti i cittadini dell’Unione

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