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Antipolitica: una minaccia per la democrazia in Italia

Silvio Berlusconi è considerato da alcuni politologi il "messia" dell'antipolitica, colui che l'ha portata alla sua massima espressione e potenza. Eppure si tratta di un fenomeno che nasce molto prima della "Scesa in campo" del Cavaliere e che, forse, rischia di rimanere presente sulla scena politica italiana anche dopo una sua eventuale dipartita. Dalle origini ai fatti più recenti, passando per la descrizione dei principali protagonisti si giunge fino all'analisi dettagliata dello stile politico di Berlusconi, scoprendo quanto il virus dell'antipolitica possa essere pericoloso per la sopravvivenza dei fondamenti della democrazia.

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4 Prefazione Deposta l’armatura a lungo indossata durante la Guerra Fredda, la Democrazia si mette in borghese. Ormai si ritiene invincibile e impeccabilmente sicura di sé, dei suoi valori e principi, dei suoi istituti, delle sue ragioni: si adagia sull’amaca del consumismo e si rilassa. Troppo. Viene svegliata di soprassalto dal nemico ormai in casa a colpi di kamikaze ed è il panico. Allarme terrorismo: le città e gli aeroporti si blindano, la popolazione si rinchiude nella casa dell’individualismo, i politici farfugliano una lingua ormai in disuso, la parola d’ordine è diffidenza, quando non xenofobia, si tirano fuori le armi sepolte e si spara all’impazzata senza sapere dove sia il bersaglio, senza accorgersi che ad essere bersaglio è la Democrazia stessa. E si scopre che si sta diffondendo un virus incubato nell’organismo da lungo tempo e che si è fortificato dopo gli ultimi fatti. Ci si accorge che l’antibiotico dello Stato-Nazione non funziona più: L’A.i.d.s. della Democrazia colpisce il suo sistema immunitario, la sua essenza, e la rende più fragile, sempre più fragile di fronte agli attacchi esterni, tanto fragile che potrebbe bastare un’influenza ad ucciderla. Povera Italia. Pare essere particolarmente cagionevole negli ultimi anni: il trauma “tangentopoli”, sembra comportare un decorso piuttosto lungo e problematico, i sintomi sono allarmanti e il rischio è quello di compromettere seriamente lo stato di salute della politica. Ciò che appare al microscopio dei politologi, è una forma curiosa di spoliticizzazione, che comporta il rigetto, dopo la sbronza, dei partiti e del politichese, delle ideologie fumose e della politica di palazzo, e che fa spazio a una ripoliticizzazione altrettanto curiosa, che con la politica apparentemente non ha nulla a che fare, né per linguaggio, né per stile, né per strumenti, né per attori.

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