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Melius (vag)abundare. Il caso di CinemadaMare tra piattaforme di distribuzione digitali e tensione all'itinerarietà

La mia tesi di laurea nasce dalla voglia di dedicarmi a un evento culturale italiano abbastanza particolare che ho vissuto e osservato in maniera diretta. Parlo del Festival di Cinema Internazionale itinerante CinemadaMare.
Si tratta di un Festival di cortometraggi giunto alla undicesima edizione, che si svolge nel periodo estivo dell’anno, da giugno ai primi di settembre. La particolarità di questo Festival di cinema è l’itinerarietà, ovvero gira per alcune città italiane, che ogni anno cambiano, portando nelle piazze di queste città uno schermo sul quale vengono proiettati i cortometraggi in concorso alla selezione ufficiale. Inoltre nei suoi spostamenti con il proprio pullman, il Festival porta con sé più di cento giovani cineasti, studenti e appassionati di cinema che provengono da tutte le parti del Globo. Questi giovani sono ospitati gratuitamente e hanno anche un rimborso sulle spese di viaggio che devono sostenere per raggiungere l’Italia. Questi giovani filmmakers a loro volta girano dei cortometraggi durante ogni tappa del Festival, organizzandosi in troupe senza vincoli spazio-temporali o di altro genere. L’ultima sera di permanenza in ogni città questi cortometraggi vengono proiettati nella piazza principale davanti a tutti gli abitanti del posto e concorrono ad una piccola competizione. È un’opportunità per tutti coloro che si cibano di cinema e che vogliono sperimentare tutto quello che vogliono senza il pericolo di essere giudicati.
Il Festival, inoltre, organizza workshop e seminari con importanti personalità del mondo del cinema sia italiano che internazionale, incontri molto importanti per i giovani che partecipano al Festival.
È un evento di grande impatto culturale, anche se ha soltanto dieci anni di vita è già una grande realtà conosciuta a livello mondiale, dal 2011 inoltre è patrimonio dell’Unesco.
Può essere vettore di cambiamento per il modo di fare cinema nel nostro Paese.
Nel primo capitolo vado a tracciare una panoramica sull’argomento del cortometraggio e delle forme brevi, quali videoclip, trailer, promo e spot, ma anche le ultime frontiere di questo tipo di forme, come i flash mob e le webseries; accennerò infatti all’importanza dell’evoluzione di piattaforme di distribuzione digitali on line, come YouTube o Vimeo e quindi l’evolversi delle cosiddette culture partecipative di cui parla Henry Jenkins.
Nel secondo capitolo voglio toccare alcuni punti critici che riguardano l’attuale stato del cinema italiano, come la produzione e la distribuzione, l’importanza di ritrovare la figura dell’autore che sappia scrivere storie per avere prodotti più competitivi con gli altri paesi europei o mondiali, quindi il ritrovo di una figura forse dimenticata ma soprattutto sottovalutata nel nostro cinema.
Inoltre analizzerò i vantaggi che sono stati apportati dalla tecnologia digitale nel campo cinematografico, e quindi il cambiamento del modo di fare cinema.
Nel terzo capitolo vado a descrivere a tutto tondo il caso di studio: CinemadaMare Film Festival.
Descriverò di cosa si tratta, della sua storia, le competizioni presenti al suo interno, il modo in cui è organizzato e come si svolge durante il periodo estivo e durante l’organizzazione invernale.
Nella parte finale del capitolo descriverò i punti di forza del Festival, ma soprattutto in che modo può aiutare a migliorare il modo di fare cinema, rispondendo alle problematiche che ho posto nel secondo capitolo.
Quindi porrò l’accento sull’importanza della scrittura e di puntare all’idea più che sugli effetti speciali; sottolineerò l’importanza di una dimensione collettiva e la collaborazione tra diverse persone di una troupe, soprattutto di diversa provenienza geografica e culturale; inoltre darò spazio all’analisi di come le tecniche digitali sono utilizzate all’interno del Festival.
Altro elemento di rilievo è quello spaziale, perché essendo CinemadaMare un Festival itinerante, sfrutta i luoghi visitati per creare delle storie sugli stessi luoghi e rivalutare in un certo qual modo il territorio italiano.

Come il cortometraggio è una palestra per giovani registi che intendono girare poi un lungometraggio, così CinemadaMare è una palestra estiva per sperimentare tutte le tecniche (registiche, recitative e così via) che non sarebbe possibile sperimentare altrove; prepara i giovani ad avere una certa malleabilità con il mestiere “cinema” per quando saranno in una produzione o su un vero set cinematografico.

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Capitolo II - Cinema italiano: idee e produzione 43 II Cinema italiano: idee e produzione 2.1. Una panoramica Gianni Canova, critico italiano già citato in precedenza, riguardo il cinema italiano parla di “maledizione del neorealismo”, cioè il fatto che da sessant’anni a questa parte il cinema italiano è ossessionato dal confronto con la stagione più nobile della propria storia, oltre che con l’idea che un buon film sia solo quello capace di mostrare la realtà. Giornali del 2008 titolavano “torna il cinema della realtà” 31 dopo la duplice vittoria del cinema italiano a Cannes con Il divo di Paolo Sorrentino e Gomorra di Matteo Garrone. Il problema di fondo è che quei due film vincevano non perché mostravano qualcosa di reale nascosto dagli altri 31 G. Canova, Cinemania. 10 anni 100 film: il cinema italiano del nuovo millennio, Marsilio, Venezia, 2010, p. 13.

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Informazioni tesi

  Autore: Vincenzo Musmanno
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione
  Corso: Industria culturale e comunicazione digitale
  Relatore: Giovambattista Fatelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 208

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