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Il rugby come costruzione di uno spazio di socializzazione

Quando si entra in un campo da rugby si viene coinvolti in un meccanismo inconscio di partecipazione e dinamismo, di cui pochi comprendono l'origine, ma di cui tutti respirano e subiscono gli effetti. Ma cosa può fare il rugby per la crescita di un soggetto? In molti paesi esteri il “giocare a rugby” rappresenta un punto a favore del candidato in materia di assunzioni in ambito lavorativo. Con questa analisi si tenta di portare chiarire le concrete potenzialità del gioco della palla ovale, che viene qui individuato come promotore di spazi di socializzazione e serbatoio di modelli comportamentali migliori da presentare ai nostri giovani.
Dall'analisi degli elementi costitutivi del gioco, attraverso una riflessione di stampo sociologico, viene fatta luce sulle potenzialità sociali del rugby. Si crea un gioco fatto di momenti di comunicazione e integrazione, un rugby che rende possibile la crescita di un singolo capace di agire nella collettività al fine di raggiungere l'efficienza in un lavoro.
Il rugby passa per la scoperta della propria identità che cresce forte all'interno del gruppo, motivato alla vittoria da valori associabili a quelli di scontri bellici avvenuti in tempi lontani. Nasce la passione per questo sport che coinvolge anche solo chi sta a guardare, attratto da un codice segreto, che chi è giocatore definisce “morale”, e che integra il regolamento sportivo. La realtà sportiva del rugby offre a chi si avvicina ad essa, un'organizzato sistema di ambienti e situazioni di socializzazione, di maturazione psico-fisica, che si radica anche per mezzo del processo di responsabilizzazione dal quale i ragazzi vengono investiti.

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Introduzione Nella nostra realtà urbana, esiste una ampia rete sportiva che richiama un consistente numero di partecipanti alla proposta di attività agonistica di rugby. La società Cus Rugby Perugia, associazione guida del movimento umbro nel settore, prevede nel suo programma, oltre all’attività agonistica, un percorso di formazione rivolto alle scuole. Attraverso uno dei progetti scolastici attuati, sono stata introdotta in un ambiente di lavoro, dal quale nascono progetti finalizzati alla divulgazione di questo sport. Definisco quello del rugby, un ambiente di lavoro a 360°, e spiego il motivo di tale scelta terminologica. A partire dai dirigenti fino agli educatori ed allenatori che ho visto partecipare alle attività, ho sempre riconosciuto la serietà e la disponibilità che credo sia richiesta nell’ambito lavorativo, ad esempio in un’azienda. Partendo dall’assunto che il rugby è effettivamente un gioco, una disciplina più o meno dilettantistica, ma che non ha limite in questa ristretta e consueta visione, esso si sradica dall’aspetto tecnicistico o spettacolare di sport, per fruire attraverso una filosofia, genitrice di un vero e proprio stile di vita. “Il rugby è un modo di stare al mondo ” diceva Sébastien Darbon nel suo libro “Rugby mode de vie” ( Paris 1995 ). Chi collabora e si impegna nell’insegnamento del rugby, entra a far parte di un sistema organizzato in cui accade che gli stessi “lavoratori” scelgano di offrire sempre il miglior servizio al proprio pubblico, facendo attenzione alle esigenze dei ragazzi che hanno alte aspettative e bisogno di incanalare le proprie spinte creative: si rivolge perciò massima cura alla totalità del proprio consumatore. Contemporaneamente i ragazzi imparano ad essere efficienti e d efficaci nel compito più complesso che, nel campo lavorativo, ritengo essere il lavoro di gruppo. Con ruoli, mansioni, doveri e responsabilità differenti, chi sceglie di far parte di un club di rugby impara a stabilire obiettivi e a sostenerne il peso, fino al raggiungimento di questi. Ma in tale ambiente di lavoro, che coinvolge adulti e ragazzi attraverso l’assegnazione di compiti adeguati, c’è un elemento dal quale non si può prescindere: il lavoro è di tutti e per tutti. Per tale ragione nel rugby si sprona il singolo 1

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Informazioni tesi

  Autore: Monica Sargenti
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Scienze Motorie
  Corso: Scienze delle attività motorie e sportive
  Relatore: Fabio D'Andrea
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 95

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