La lince eurasiatica Lynx lynx L. (1758) in Friuli Venezia Giulia
Il presente elaborato si inserisce in un programma di monitoraggio e conservazione della lince eurasiatica in Friuli Venezia Giulia, realizzato nell’ambito del Progetto Interreg III A Italia-Slovenia “Gestione sostenibile transfrontaliera delle risorse faunistiche”.
Lo scopo è quello di studiare la presenza del felide sul territorio mediante l’uso di dati ottenuti con diversi metodi di ricerca, in rapporto a diverse scale spaziali e temporali, considerando le relazioni tra la disponibilità di prede e le caratteristiche dell’habitat.
Il primo schema utilizza dati di presenza della specie derivati da segni di presenza raccolti in maniera casuale opportunistica e, solo parzialmente, sistematica (snow tracking, trappole per la raccolta del pelo, utilizzo di fototrappole, ecc…) dal 2000 al 2007 su una superficie di circa 2800 km2 che corrisponde all’estensione di 3 Distretti Venatori e 56 Riserve di Caccia. Tali dati sono stati studiati su base comunale.
La seconda parte della ricerca è stata dedicata a dati di radiotelemetria classica e satellitare raccolti seguendo un esemplare adulto di lince, catturato in provincia di Udine e dotato di radiocollare con sistema VHF e GPS, da febbraio a settembre 2007. La scala di riferimento è costituita dall’area di monitoraggio radiotelemetrico, a cui è stata sovrapposta una griglia di quadranti di 1 Km di lato; essa corrisponde all’home range dell’animale, stimato intorno ai 130 Km2, che copre il territorio di 8 Riserve di Caccia circa. I dati utilizzati per le analisi sono calcolati e rapportati alla scala di quadrante.
Per entrambe le elaborazioni, la presenza della lince è stata messa in relazione con la presenza di habitat idonei, ricavati dalla classificazione di uso del suolo CORINE Land Cover, e con la presenza della principale specie preda, il capriolo, ricavata sulla base delle statistiche di caccia della regione FVG.
La presenza apparente della lince è stata studiata attraverso le procedure di correlazione mediante coefficiente di Pearson, di analisi di regressione per selezione con metodo stepwise e di analisi della varianza con metodo GLM (Generalized Linear Model).
A scala di indagine regionale, che utilizza il comune come unità di risoluzione per le analisi, la persistenza delle segnalazioni del felide è risultata positivamente correlata con la presenza della specie capriolo, così come con la presenza di boschi o arbusteti in evoluzione (idonei per la presenza di specie preda) e aree aperte caratterizzate da brughiere o da affioramenti rocciosi. Al contrario, l’estensione di spazi seminaturali e di bacini d’acqua naturali o artificiali, influisce negativamente sulla frequenza delle segnalazioni del predatore.
A scala di indagine locale-individuale gli habitat positivamente correlati alla frequentazione dei singoli quadranti da parte della lince sono il bosco, in particolare di latifoglie, ma non gli ambienti in evoluzione. Gli spazi aperti, caratterizzati da rocce, letti sabbiosi o specchi d’acqua assumo importanza nella stagione più calda, mentre nei primi mesi di indagine l’esemplare appare frequentare i quadranti caratterizzati da boschi misti e di conifere e da una presenza stimata della specie preda capriolo più elevata.
In conclusione, i due metodi di ricerca ed i risultati ottenuti sono apparsi non del tutto comparabili e solo in parte integrabili, a causa del diverso sistema di raccolta dei dati, ma rappresentano un interessante approccio multiscalare allo studio dell’uso spaziale e temporale dell’habitat da parte della lince.
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Informazioni tesi
Autore: | Stefania Gentili |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Siena |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze della natura |
Relatore: | Sandro Lovari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 171 |
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