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Composizione inorganica delle frazioni Pm10 e Pm2.5 prelevate in zona industriale e loro effetti sulla salute

L’attenzione sempre crescente della comunità scientifica sulle cosiddette “polveri atmosferiche” è ormai ampiamente giustificata da una lunga serie di studi che ne comprovano gli effetti dannosi sulla salute. Questo ha determinato la necessità di regolamentare le emissioni di particolato atmosferico con la conseguente emanazione di una serie di direttive europee e di decreti legislativi che fissano i valori limite per il Pm10.
Anche per i metalli pesanti è ormai accertata la loro tossicità per la salute umana, nonostante ciò non esiste un monitoraggio continuo di tali inquinanti i cui effetti, com’è noto, non sono da sottovalutare.
Mi riferisco agli effetti diretti sulla salute umana, ma non solo; l’immissione in atmosfera di metalli pesanti, come di qualsiasi altro inquinante, non si ferma solo ad un singolo comparto ambientale, ma entra inevitabilmente a far parte di una catena che interessa tutto l’ecosistema.
Ciò che viene minacciato è, quindi, l’intero equilibrio dell’ambiente in cui noi stessi viviamo.
Il presente studio pone l’attenzione sulla zona industriale di Augusta-Priolo-Melilli sita in provincia di Siracusa. In quest’area, dove risiedono più di 200000 abitanti, è presente una forte concentrazione di impianti industriali, in particolar modo petrolchimici, che rendono questa zona “area ad elevato rischio di crisi ambientale”.
Obiettivo principale della tesi è la determinazione delle concentrazioni di 6 metalli pesanti (cadmio, cromo, piombo, nickel, vanadio, mercurio) presenti nel materiale particellare areodisperso, più precisamente nelle frazioni Pm2,5 e Pm10 prelevate nella centralina sita in località Ogliastro, appartenente alla rete del Consorzio Industriale Protezione Ambiente (CIPA).
Ho anche monitorato le concentrazioni di polveri e verificato la loro correlazione con le direzioni dei venti.
I periodi di interesse sono quattro, uno per ogni stagione, in modo da avere un quadro completo annuale. I campioni analizzati sono, in totale, 136.

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5 1. MATERIALE PARTICELLARE AREODISPERSO: GENERALITA’ 1.1 Definizione Il materiale particellare areodisperso (MPA) è comunemente definito come una complessa miscela di sostanze organiche ed inorganiche, solide o liquide, sospese nell’aria. ( Cattani et al. 2006; Balduzzi 2003; Marconi 2003). Queste particelle sospese sono molto eterogenee poiché variano notevolmente per dimensione, composizione e origine. A differenza di altri inquinanti come O3, CO, SO2, NO2 e Pb, il materiale particolato non è un’entità chimica specifica ma una miscela proveniente da diverse sorgenti, di differenti dimensioni, composizione e proprietà (EPA 2004). Le dimensioni e le caratteristiche chimiche possono cambiare nel tempo e nello spazio e dipendono dalle sorgenti di emissione, dalla chimica atmosferica e dalle condizioni meteorologiche (WHO 2007). Ciò che emerge è quindi l’estrema variabilità del particolato che lo rende difficile da identificare. 1.2 Classificazioni delle particelle Proprio a causa della varietà di caratteristiche che contraddistingue il Materiale Particolato, è nata la necessità di adottare delle classificazioni.

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