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Caratterizzazione geologico-tecnica dell'area in dissesto al km 9+800 della S.R.N° 599 in località S.Arcangelo di Magione (PG), Umbria

La tesi ha trattato l'area in dissesto di Sant'Arcangelo (Magione) studiando i vari eventi franosi a partire dalle prime manifestazioni del dissesto, registrate dall'11-12 luglio 2011, fino la completa manifestazione del fenomeno che ha interessato l'area in data 28 luglio 2011. Le precipitazioni sono state una delle cause principali dell'innesco della frana ma, come risultato dallo studio delle condizioni pregresse, l'area si trovava già in una situazione "predisponente" al franamento. È stata effettuata un'analisi delle soglie pluviometriche per l'innesco di frane su depositi flyschoidi a partire dall'elaborazione dei dati pluviometrici raccolti presso la stazione meteorologica di S. Savino, nel comune di Magione. Si è evidenziato come nei mesi precedenti alla manifestazione della frana (marzo e maggio 2011), ci siano state le condizioni per cui tale evento avrebbe potuto manifestarsi ugualmente. Ciò non è avvenuto perché oltre alle precipitazioni sono subentrati altri fattori di cui è stato necessario tener conto per inquadrare al meglio le cause di attivazione dell'evento del 28 luglio 2011. Dopo i primi lavori di somma urgenza che hanno portato ad una prima stabilizzazione del versante tramite l'installazione di una rete di protezione rinforzata da funi metalliche e la realizzazione di un fosso di guardia a monte dell'area in dissesto, il 22 aprile 2012 si è verificata una riattivazione della stessa frana che ha portato il versante ad una nuova situazione di instabilità. Le piogge quindi non sono state l'unica causa di innesco: trattandosi di una riattivazione e confrontando i valori del pluviometro di S.Savino con le soglie pluviometriche di letteratura su depositi flyschoidi, si nota come la piovosità non è stata sufficiente alla riattivazione del fenomeno. Per la corretta progettazione di un piano per la definitiva messa in sicurezza e stabilizzazione del versante, sono state effettuate numerose indagini da parte della Provincia di Perugia: a seguito di queste indagini è emersa che la tecnica di stabilizzazione, con il migliore rapporto costi/benefici, è quella delle "terre armate".

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3 Figura 1: diagramma della distribuzione delle principali tipologie di movimenti franosi all’interno del territorio umbro. Tabella 1: ripartizione delle aree soggette a frana nel territorio umbro tra le provincie di Perugia e Terni. CAPITOLO 1 1.0 INTRODUZIONE In Umbria, secondo quanto riportato dall’analisi statistica dei fenomeni franosi nell’ambito del Progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi Italiani), le frane interessano circa il 9% dell’intero territorio, corrispondente ad una superficie totale instabile pari a 651 Km 2 . Al 31 dicembre 2006, nei territori della Provincia di Perugia e di Terni, sono stati censiti circa 34.545 fenomeni franosi che principalmente interessano fenomeni di riattivazione di frane più antiche. Il territorio umbro prevalentemente montano – collinare, infatti, è particolarmente soggetto a riattivazioni periodiche a carattere stagionale, in corrispondenza di aree in dissesto già cartografate. La Tabella 1 riporta la ripartizione delle aree soggette a frane all’interno del territorio umbro tra le provincie di Perugia e Terni. Dall’analisi della distribuzione della tipologia di frane (Fig. 1), è emerso che i movimenti gravitativi più diffusi sono gli scivolamenti rotazionali/traslativi che rappresentano ben il 66% del totale, i meno comuni sono i processi rapidi di versante.

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Parole chiave

umbria
trasimeno
frana superficiale
depositi flyschoidi
soglie pluviometriche
s.arcangelo di magione
soglie di attivazione

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