Misura della biomassa e del contenuto di carbonio nel comparto epigeo ed ipogeo in boschi di faggio (Fagus sylvatica L.)
Le foreste costituiscono uno dei più importanti bacini di carbonio degli ecosistemi terrestri, immagazzinando l’anidride carbonica attraverso la funzione di organicazione e allocazione tra il comparto epigeo ed ipogeo. Per questo motivo sono necessarie informazioni relative alla capacità di sequestro degli ecosistemi forestali e una stima precisa delle riserve.
In Italia i boschi sono soggetti a gestione da parte dell’uomo che, a seconda delle diverse tecniche adottate, può influenzare quantitativamente l’accumulo del carbonio e il suo tempo di riemissione in atmosfera.
Il presente progetto di tesi ha avuto come obiettivo la stima della biomassa totale (epigeo ed ipogeo) e dello stock di carbonio in boschi di Faggio (Fagus sylvatica L.), nell’area prealpina lombarda della Val Intelvi, soggetti a diverse tipologie ed età di gestione forestale (ceduo invecchiato, conversione ad altofusto del 1994 e del 2004).
Lo studio, condotto nel corso dell’anno 2008, si è focalizzato sulle diverse componenti sia del comparto epigeo ed ipogeo della pianta per ognuna delle tipologie gestionali. Relativamente al comparto epigeo sono state studiate la biomassa fogliare, a cui è stata associata la stima di superficie fogliare totale per metro quadro di superficie a terra (LAI: Leaf Area Index) e la biomassa legnosa (fusto e rami). Il comparto ipogeo ha previsto l’analisi sia delle radici legnose (diametro > 2 mm), sia delle radici fini (diametro < 2 mm), per le quali sono stati misurati l’andamento della biomassa nel corso della stagione (seasonal pattern), la produzione primaria netta totale e il tasso di turnover lungo il profilo di suolo ad intervalli di 10 cm, fino a una profondità massima di 30 cm.
Per quantificare il contenuto di carbonio e la quantità di anidride carbonica ‘stoccata’ sono state eseguite misure di CHN (Carbonio-Idrogeno-Azoto) per gli organi della pianta precedentemente indicati.
I dati raccolti nel presente studio evidenziano che la tipologia e l’età di gestione influenzano fortemente l’accumulo di biomassa e il relativo stock di carbonio.
Sebbene la biomassa e la superficie fogliare mostrino valori più elevati nella conversione ad altofusto del 1994, favorite da una maggior apertura delle chiome, la restante biomassa (fusto + radici legnose + radici fini) presenta valori nettamente superiori nel bosco governato a ceduo. Anche la biomassa di radici fini è risultata più elevata, con tassi di turnover più bassi, suggerendo tempi più lunghi di fissaggio di carbonio nella componente radicale fine.
La biomassa nella conversione più recente (2004) mostra per tutti i comparti valori minori. L’indagine per profondità della massa di radici fini ha inoltre evidenziato condizioni di disturbo negli strati più superficiali di suolo in questa gestione, che risultano soggetti a maggiori sbalzi termici e idrici a causa di una copertura della chiome inferiore.
Il bosco ceduo risulta quindi la pratica selvicolturale a maggior accumulo di biomassa, sequestrando fino a quasi il doppio di CO2 rispetto a foreste governate ad altofusto e convertite negli ultimi 14 anni.
Si rendono comunque necessari ulteriori studi, che prendano in considerazione altri fattori per le diverse pratiche di gestione indagate. La forma di governo di una foresta tende infatti a influenzare, sia direttamente tramite l’asporto di biomassa aerea che indirettamente tramite la creazione di microclimi, il tasso di decomposizione della sostanza organica, la cui variazione incide sul bilancio fra lo stoccaggio di carbonio organico e il rilascio di CO2 nell’atmosfera.
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Informazioni tesi
Autore: | Samanta Riva |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi dell'Insubria |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze ambientali |
Relatore: | Donato Chiatante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 98 |
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