Analisi del materiale teriologico tramite borre di Strigiformi
La tesi si propone di descrivere ed esaminare le metodologie d’analisi del materiale teriologico attraverso le borre degli Strigiformi. I Rapaci rigettano periodicamente ossa, peli, penne e parti chitinose sotto forma di ammassi ellissoidali o cilindrici, chiamati “borre”. Dall’esame di questi è possibile riconoscere i micromammiferi predati. In conseguenza di ciò, è possibile analizzare il regime trofico dei rapaci, determinare il loro raggio d’azione nonché raccogliere dati importanti e interessanti sull’ecologia e l’habitat della predazione. Gli Strigiformi possono essere considerati i rapaci più adatti allo studio sulle borre. Più specificamente, tre sole specie della fauna Italiana possono essere considerate predatrici specializzate per i micromammiferi: l’Allocco (Strix aluco), il Barbagianni (Tyto alba) e il Gufo comune (Asio otus). Tanto i vantaggi, quanto i limiti del metodo in esame sono legati alla biologia dei predatori e delle loro prede abituali, i piccoli Mammiferi terricoli, nonché alle caratteristiche ecologiche del «sistema trofico» che essi, nell’insieme, costituiscono. Uno dei principali vantaggi è dovuto alla grande quantità di materiale ottenibile a parità di tempo rispetto agli altri metodi. Altra prerogativa del metodo è legata alla caratteristica, posseduta da alcune specie di rapaci, di fungere, almeno in teoria, da “trappolatori standardizzati non selettivi” a livello interspecifico, cioè di effettuare una predazione prevalentemente basata sulla frequenza delle prede più comuni. Da non dimenticare è, inoltre, la semplicità del procedimento. Tra i vantaggi del metodo va compresa anche la rappresentatività: il gran numero di specie predate dai Rapaci, infatti, si avvicina spesso alla totalità di quelle note per la zona studiata. Infine, altro vantaggio del sistema risiede nella sua incruenza. Uno dei maggiori limiti del metodo è forse costituito dalla caratteristica dei Rapaci di produrre, come detto precedentemente, due borre al giorno, delle quali la prima rispecchia l’alimentazione della prima parte della notte, l’altra la dieta della seconda parte della nottata; ciò potrebbe evidentemente influenzare le valutazioni, in quanto c’è il rischio concreto che si rinvengano e si studino le borre di un solo tipo. Inoltre, il dettaglio geografico non può essere a “grana” più fine di quella del territorio standard di caccia dei Rapaci. Si collega a quanto detto sopra anche l’ovvio limite costituito dall’habitat del predatore che, per quanto euriecio possa essere, è per necessità assente in tutte le situazioni ambientali che esulano completamente dalla sua «nicchia» e dal suo areale. Altro importante problema è legato al fatto che il contenuto delle borre non rispecchierebbe con fedeltà assoluta la dieta del predatore. Infine altre restrizioni del metodo sono da porre in relazione alle variazioni stagionali della dieta dei rapaci e al fatto che vi sono alcune entità microteriologiche la cui classificazione attraverso i soli resti ossei risulta essere difficoltosa. Dal momento che le borre possono fornire una grande quantità di dati, risulta utile ordinare i risultati adottando opportuni parametri ed indici che possono, per comodità, essere raggruppati in due tipologie principali: “Descrittori” ambientali e “Descrittori” della dieta; i primi permettono di valutare le condizioni ambientali, ecologiche e relative all’impatto antropico nelle aree oggetto di studio focalizzando sulle composizioni delle prede e sulle loro relazioni con l’habitat; i secondi forniscono, invece, un’analisi quantitativa della dieta del rapace. Tra i descrittori ambientali rientrano: Il rapporto «Insettivori/Roditori» (o «Insettivori/totale mammiferi terricoli»), gli indici di affinità faunistica, gli indici di termoxerofilia. Fanno parte dei descrittori della dieta: il «numero medio di prede per borra», il «peso medio delle prede» (o «preda media»), la «biomassa media per borra», o «pasto medio», gli indici di diversità biotica. In conclusione, il metodo dell’esame delle borre si conferma utile a scopi conoscitivi ed applicativi circa i popolamenti di micromammiferi terricoli ed il sistema trofico che lega questi ultimi agli strigiformi loro predatori, sistema interessante anche ai fini di una valutazione ambientale.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Ragonese |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali |
Corso: | Scienze Naturali |
Relatore: | Maurizio Sarà |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 69 |
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