L'infermiere maschio in reparti ospedalieri femminili
Gli stereotipi di genere caratterizzati dall’insieme ”di quelle acquisizioni condivise, di prescrizioni e divieti che sono ritenuti appropriati a definire i comportamenti sociali di uomini e donne, e che fissano donne e uomini in posture immobili” (Demetrio 1999, 93) stanno mutando.
In base ai vecchi stereotipi “se gli uomini sono forti, decisi, coraggiosi, valorosi, rapidi, autonomi, indipendenti, naturalmente portati alla carriera, allora sono veri uomini, premiati, perché questi sono i valori stimati dalla società. Se le donne sono affettive, deboli, dipendenti, passive, dolci, sottomesse, espressive, mansuete, naturalmente portate alla cura allora sono vere donne” (ibidem). Eppure qualcosa è cambiato gli uomini negli ultimi anni si sono progressivamente femminilizzati mentre le donne si sono mascolinizzate. In campo infermieristico il grande cambiamento è stato sancito con la Legge 25 febbraio 1971, n. 124, che ha esteso agli uomini la possibilità di accesso alle scuole professionali per infermieri.
Da quella data il cammino di maschi e femmine aspiranti alla professione infermieristica è diventato comune, anche se il numero delle aspiranti infermiere è rimasto decisamente più elevato di quello dei colleghi maschi.
Le differenze tra donne e uomini appaiono talmente ovvie da farci sottovalutare il ruolo svolto dalla società e della cultura nel processo di differenziazione.
In realtà, tra gli esseri umani, le femmine e i maschi sono fisiologicamente più simili nell’aspetto di quanto lo siano i due sessi in molte altre specie animali e le somiglianze superano le differenze nei lineamenti e nei comportamenti (Lober 1995, 41).
Tuttavia, nel tempo si sono creati diversi stereotipi che hanno portato a “giudicare l’altro in modo rigido e semplificatorio, senza tenere conto delle risorse, potenzialità e differenze proprie di ogni singolo individuo” (Cozzi, Nigris 1996, 370).
In base a tali stereotipi di genere a uomini e donne vengono attribuite capacità differenti. Per esempio, il lavorare bene in gruppo, l’assunzione di responsabilità e l’orientamento al risultato sono attribuiti più agli uomini che alle donne, mentre l’atteggiamento positivo verso il cambiamento, la capacità di comunicare e l’attenzione all’ordine, alla qualità del lavoro, alla registrazione delle informazioni, benchè prioritariamente neutre, sono declinate maggiormente al femminile (Demetrio 1999, 107). Inoltre le donne sarebbero potenzialmente più capaci di mettersi in relazione con l’altro, di essere attente all’ambiente, di essere pazienti, precise, puntuali, persino puntigliose sull’ordine (ibidem). Nella realtà, uomini e donne sono davvero così diversi?
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Informazioni tesi
Autore: | Gilberto Rocchetti |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Infermieristiche |
Corso: | Infermieristica |
Relatore: | Maria Grazia Morchio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 101 |
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