La psicologia investigativa e l'offender profiling nel sistema processuale italiano

INTRODUZIONE La Psicologia Investigativa (PI) appartiene ad un ambito della Psicologia Giuridica relativamente “giovane” e tenta di introdurre criteri di scientificità ad un ambito, quello dell’indagine giuridica, dominato per anni da approcci soggettivi ed idiosincratici operativamente efficaci. La PI cerca di comprendere la consumazione di un crimine attraverso modalità che possano essere rilevanti per le attività investigative al fine di assicurare gli autori del reato alla giustizia. In via prioritaria, la PI, cerca di studiare l’incipit psicologico dell’offender “tallonandolo” in tre momenti differenti dell’azione penale ovvero l’inchiesta giudiziaria, l’arresto e la fase processuale. Le aree operative e significative della PI possono essere sintetizzate in tre orbite ellittiche che si intersecano vicendevolmente; la prima è il Profiling Criminologico, ovvero l’indagine e analisi di tutte le informazioni a disposizione inerenti il crimine (indizi tratti dalla scena del crimine, referti autoptici e/o medici, dichiarazioni testimoniali, etc.) al fine di stilare un profilo criminologico - comportamentale dell’ignoto autore di reato; la seconda, invece, è legata a doppio filo con chi è stato/a vittima del reato (Analisi Vittimologica) per estrapolare i processi interattivi che legano l’offender e la vittima durante la consumazione del fatto criminoso; la terza, infine, si identifica con la Psicologia della Testimonianza, ovvero la metodologia adoperata per verificare la veridicità della testimonianza. Il presente contributo mira ad analizzare le diverse fasi in cui si articola il lavoro dello psicologo investigativo partendo dall’oggettività del reato perpetrato per arrivare alla fase processuale in cui si cerca di comprendere il quid – movente, scattato nella psiche dell’offender, e passando dall’analisi delle testimonianze legate al reato per verificarne l’eventuale veridicità. Pagina 2