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Primi passi per cooperare - l'esperienza di una quarta elementare

Un approfondimento sulle radici e sull'evoluzione del cooperative learning, fino all'attualizzazione pratica nella didattica in classe. La presentazione di un'esperienza e i suoi risultati.

L'obiettivo della mia tesi è stato, quindi quello, di fare una panoramica sulla situazione attuale della società e del ruolo che la scuola ricopre in essa, per poi soffermarmi sulle differenze presenti tra il lavoro di gruppo in cooperative learning e quello legato all'insegnamento tradizionale.
La possibilità di fare i miei primi passi durante il mio tirocinio del quarto anno è stata sicuramente un'occasione per riscontrare i vantaggi e le problematiche che emergono quando si adotta tale prospettiva e per rilevare come essa possa essere uno strumento per controllare le relazioni sociali tra il gruppo classe.

Nel primo capitolo sono presenti gli aspetti più teorici legati all'evoluzione del concetto di “lavoro di gruppo” fino a come viene considerato nelle diverse correnti di applicazione, con attenzione al Learning Together dei fratelli Johnson a cui si fa in particolare riferimento in questo elaborato.

Nel secondo capitolo mi sono poi soffermata sulle cinque caratteristiche specifiche del cooperative learning: interdipendenza positiva, responsabilità individuale, interazione promozionale faccia a faccia, acquisizione di competenze sociali, valutazione senza tralasciare una particolare attenzione alla gestione dei conflitti e al setting in cui lavorare.

Segue la presentazione dei protagonisti della prospettiva cooperativa: insegnante, studenti e famiglia. L'obiettivo è stato quello di evidenziare la centralità dello studente, far emergere il ruolo di facilitatore dell‟apprendimento dell'insegnante e quello di sostegno e coinvolgimento della famiglia.

Nel terzo capitolo ho dato uno sguardo ad alcune delle ricerche ed agli studi che si sono attivati per evidenziare vantaggi e svantaggi di questo metodo. I risultati evidenziano una maggiore percentuale di ritenzione da parte dei ragazzi rispetto all'utilizzo di altre metodologie. Kagan, uno dei massimi studiosi del cooperative learning evidenzia anche i rischi nei quali si può incorrere se non si fa attenzione a come si presenta e si porta avanti tale prospettiva.

Nel quarto capitolo è contenuta la mia esperienza di tirocinio, effettivamente i miei primi passi con questo approccio insieme ad un gruppo classe di una quarta di una scuola primaria. Dopo aver fatto un‟osservazione carta e matita del gruppo con il quale ho lavorato, ho somministrato alla classe un test sociometrico per evidenziare le relazioni presenti in classe. Dalla sua analisi ho formato gruppi che potessero, anche se leggermente, dati i pochi interventi effettuati, modificare le scelte effettuate dai ragazzi verso i compagni.

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ABSTRACT Guardandoci intorno non possiamo fare a meno di osservare come la società stia cambiando in termini di trasmissione di informazioni ed esperienze. Grazie alla tecnologia esse viaggiano velocemente e in enorme quantità. Diventa, pertanto, necessario e possibile, assumere una nuova visione di intelligenza come abilità “distribuita” e non racchiusa entro i confini di un’unica mente. Nei vari settori, da quello economico a quello medico, infatti, ci si unisce per gruppi di lavoro o di ricerca condivisi. In ambito lavorativo le dinamiche collaborative risultano vincenti. La collaborazione fa sì che la motivazione venga continuamente stimolata, ognuno si sente fondamentale per la riuscita del compito e l’autostima personale può prendere sempre più consistenza. Ne consegue che la produzione è quantitativamente e qualitativamente superiore. Il rischio di demotivazione, stress e burnout si affievolisce sempre più. Se tale strategia è efficace nel mondo lavorativo perché non lo può essere anche a scuola? La possibilità di lavorare in gruppo in ambito educativo risale alla fine del ‘700 con Bell e Lanacaster in India ed in Inghilterra dove ci si basava sul mutuo insegnamento. Sono dell’800 le scuole attive nate in Belgio con Decroly, in Francia con Cousinet, in America con Dewey fino ad arrivare a metà del ‘900 per trovare Don Milani in Italia. Ma risalgono a poco dopo le prime esperienze di Cooperative Learning caratterizzate dai cinque elementi essenziali individuati dai fratelli americani Johnson: interdipendenza positiva, responsabilità individuale, interazione promozionale faccia a faccia, insegnamento di competenze sociali nel lavoro di gruppo e verifica dell’efficienza dei gruppi stessi. Adottare la prospettiva del Cooperative Learning significa, quindi, offrire ai ragazzi e alle ragazze la possibilità e l’opportunità di sperimentare abilità sociali oggi che potrebbero costituire la premessa per la padronanza di tali competenze nel loro domani. È quindi necessario creare in classe un contesto che sia funzionale all’apprendimento di abilità sia cognitive che sociali e predisporre intenzionalmente le condizioni di lavoro che consentano ai bambini di perseguire gli obiettivi che si chiede loro di raggiungere. Diventa importante creare uno spazio all’interno del quale i bambini possano manifestare le proprie attitudini e abilità. La presentazione di situazioni complesse, sfidanti e a volte imprevedibili, permette, infatti, di imparare a dare il meglio di sé e a scoprire e valorizzare risorse personali insospettate. È inoltre indispensabile che sia l’insegnante stesso ad entrare in relazione con i ragazzi instaurando con loro un clima di dialogo, collaborazione e condivisone per far sì che il lavoro cooperativo diventi uno stile di vita in classe, come nella vita di tutti i giorni. Già negli anni ’80 il panorama cognitivista aveva lasciato posto al costruttivismo. Ogni conoscenza che si sviluppa deve essere co-costruita tra persone, attività, prodotti e strumenti diversi, al fine di raggiungere obiettivi condivisi. È proprio la condivisione di obiettivi e la coordinazione del proprio impegno con quello dei compagni per raggiungere determinati scopi, che permette di imparare ad apprezzare il valore della responsabilità individuale, della collaborazione, dell’aiuto, dell’accettazione del diverso da sé, del contributo dell’altro, della conoscenza come sforzo condiviso. Alla luce di questi aspetti è nato in me il desiderio di sperimentarmi in questo ruolo diverso di gestione della classe. Ho cercato prima di formarmi non solo studiando, ma sperimentando in prima persona tale strategia di insegnamento partecipando ad uno dei corsi tenuti dal Prof. Comoglio, uno dei più forti sostenitori di tale metodo. Nella classe quarta con la quale ho fatto i “primi passi” ho svolto un periodo iniziale di osservazione sia carta-matita, sia servendomi dello strumento del test sociometrico di Moreno per rilevare le relazioni presenti all’interno del gruppo-classe. La

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