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Media e democrazia: nasce la politica 2.0

Nel primo capitolo si parla delle strategie di persuasione, di linguaggio che si dirama in verbale e non verbale,in quanto è il nostro corpo il maggior comunicatore, che svela le verità che spesso un discorso cela dietro frasi montate e finte rassicurazioni. Nel secondo capitolo si parla invece di Barack Obama, che ha capito prima di altri come arrivare nella case di tutti, come incuriosire i giovani che da sempre snobbano la politica, solito ente oscuro difficile da assimilare: sfruttando i media come trampolino di lancio, studiando il modo in cui si informano gli americani (differente da noi italiani, come si nota nel capitolo su Obama e nell’ indagine finale). Da Twitter a YouTube Obama si è servito di qualsiasi mezzo per arrivare nelle case non solo degli americani ma in quelle di tutto il mondo. Un vero perfezionista, Obama ha fatto nella comunicazione in generale il punto di forza della sua campagna elettorale. Nel terzo capitolo si tratta invece un argomento che oggi risulta essere il normale, ma non lo è: la spettacolarizzazione della politica, il principale mezzo di intrattenimento televisivo che ha avvicinato la politica a tanta gente che han sempre visto elezioni, partiti e disegni di legge come una strana materia oscura di difficile comprensione. Nel quarto capitolo sono presi in considerazione due movimenti politici nati da internet: il Popolo Viola, nato su Facebook come segno di protesta al governo Berlusconi e il Movimento 5 Stelle, partito politico di Beppe Grillo che, nato da un blog, è ora una realtà in ascesa della politica italiana. Nel quinto capitolo si descrivono le rivoluzioni che hanno toccato il medio oriente: paesi martoriati dalla povertà e dalle dittature che hanno cercato di dare una svolta. Poi i casi degli Indignados spagnoli, diventati poi indignati in Italia. Comun denominatore di queste ribellioni sono il modo in cui sono nate: sono le rivoluzioni 2.0: Facebook è utilizzato come sfogo e condivisione di idee ma soprattutto come punto virtuale di raccolta per organizzare la ribellione; Youtube e siti simili per postare in pochi secondi le ingiustizie e le violenze nelle piazze oscurate dalle tv e marcate a uomo dalla censura di stato. Si chiude l’elaborato con il quinto capitolo con annessa ricerca sugli aventi diritto al volo presenti in Italia: essa analizza come gli italiani si informano sulle varie offerte elettorali, vale a dire a quali media accedono con maggior frequenza e quali sono invece quelli meno usati nella fruizione delle news politiche. Questo elaborato è frutto di una tematica che ritengo fondamentale all’interno della società in cui viviamo oggi: meno trasparente rispetto alle vecchie generazioni, e sempre più manipolata dall’alto. Reputo la nostra libertà una libertà effimera, che pensiamo di avere senza accorgerci di quanto e di come siamo pilotati nelle nostre scelte, idee ed opinioni. Ripongo poca fiducia nella classe politica che fino a prova contraria ha mal gestito la nostra nazione, mandando sul lastrico migliaia di famiglie ed imprese, togliendo fiducia alle nuove generazioni che già dalle scuole fino all’università si sentono screditate. Poca fiducia in sintesi, al diabolico connubio che formano media e politica, con l’uno che ha venduto l’anima all’altro senza scrupoli né rimorsi: auspico siano sempre di più i telespettatori nauseati nel guardare programmi di approfondimento e telegiornali, in cui si vedono i soliti “volti noti” su tutti i canali ripetere a memoria un discorso che al netto delle cose non dice nulla. Pongo fiducia invece all’informazione alternativa, quella del web, dei forum e dei social network. Pongo fiducia verso questa informazione, fatta da utenti con voglia di cambiare l’andamento del proprio paese senza interessi personali, e che, dicendo verità scomode trascurate dai media di prima fascia, vanno spesso incontro a censure con pagine e gruppi che spariscono nel nulla. Esempio perfetto sono le rivoluzioni degli ultimi tempi, come quelle precedentemente descritte di Tunisia ed Egitto: è legittimo chiedersi in che stato versavano ora queste due nazioni se non fosse stato utilizzato Facebook, vero ponte di collegamento tra i ribelli, unico escamotage per smarcarsi da una censura soffocante e da governi pronti ad uccidere pur di mantenere potere, calma e silenzio. Ripongo quindi fiducia nel popolo del web, sperando che i movimenti formati si sviluppino e si moltiplichino, dando una valida alternativa all’informazione tradizionale, che senza fare di tutta l’erba un fascio ritengo sempre più una barzelletta. Spero che in tal modo più gente si interessi del proprio paese, e che i più giovani, più propensi al mondo di internet, si avvicinino a questo universo spesso rifiutato e incompreso. Giovani che attraverso questi mezzi possono iniziare ad informarsi per poi poter essere parte attiva sia nel mondo virtuale che in quello reale, perché fino a prova contraria la politica è del popolo.

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2 L'illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari” (Antonio Gramsci) INTRODUZIONE La mia scelta, combattuta tra diversi temi e diversi docenti per il percorso di tesi di laurea, è ricaduta su un argomento tanto attuale quanto ignorato dalla maggior parte degli italiani: l’influenza che i media possono avere sulle nostre idee che riteniamo, spesso ingenuamente, personali e originali, frutto di un nostro percorso e caposaldo di un nostro credo. Nell’era dei media invece, sono tante, forse troppe, le vittime dell’oscura persuasione di tv, Internet e tanti altri mezzi di comunicazione di massa. I quali sembrano apparentemente volerci informare su fatti di cronaca, su novità politiche, su dibattiti e argomenti vari, ma plasmano e modellano via via i nostri pensieri .Su questo fenomeno di “inconsapevole ipnosi” al quale siamo tutti potenzialmente esposti, ho deciso però di soffermarmi su un preciso campo di azione, quello politico. Il caso Obama negli Stati Uniti, la nostra Italia dove politica e televisioni sono state a lungo gestite da un'unica persona, sono casi simbolo di quanto la manipolazione e la persuasione siano passate dalle antiche piazze, luogo di confronto politico diretto tra potenti e il popolo, agli schermi. John Dewey 1 ha teorizzato una società che si divide in due categorie distinte: una piccola percentuale di soggetti consapevoli ricchi di un’educazione e una formazione tale da promuovere lo sviluppo personale, l’autonomia di motivazione, valutazione e decisione. Separata da questa minoranza, c’è la grande massa di popolazione, che riceve un informazione orientata, un educazione alla passività. Ed è proprio nella storia recente che i vari Obama, Bush, Hitler hanno captato la fondamentale importanza del connubio psicologia-politica, ispirati da colui che fù nientedimeno che il nipote di uno che di psiche se intendeva abbastanza: Sigmund Freud. Essi è Eduard Bernays (1892-1995), considerato 1 Pezzano T. L'assoluto in John Dewey. Alle origini della comunità democratica educante, Roma, Armando 2007, p. 41.

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