Il Montaggio in Terrence Malick
Questa tesi vuole aggiungere un piccolo contributo agli studi sul cinema di Terrence Malick, concentrandosi in particolar modo sulle tecniche di montaggio e quindi su quella manipolazione dello spazio e del tempo che così fortemente ha caratterizzato l'opera del regista e che è diventata una delle cifre stilistiche più direttamente riconoscibili dell'autore. La tesi si concentra sull'analisi di due film in particolare, Badlands e the New World, sia perché segnano la naturale suddivisione della carriera di Malick (che non ha prodotto nessun film per il ventennio che intercorre fra Days of Heaven e the Thin Red Line), sia perché queste due opere rappresentano bene l'evoluzione dello stile dell'autore. Sono stati individuati dei sintagmi e delle tendenze narrative ricorrenti nel montaggio di questi film (i voice over, le sequenze di montaggio, la sottrazione di coordinate spazio-temporali, il montaggio ellittico e discontinuo, la sospensione della narrazione), e sono state analizzate alcune sequenze che mettessero in evidenza l'approccio del regista alle diverse tecniche, cercando di evidenziare aderenze e discontinuità dello stile di Malick attraverso gli anni.
Badlands, l'opera d'esordio del regista, è forse il film più distante dallo stile malickiano odierno, perché è rimane legato tematicamente e stilisticamente alla poetica della coeva New Hollywood, è perché, essendo un film a basso budget, non permette a Malick quell'enorme accumulo di materiale che oggi è la condizione necessaria per affrontare dei tempi così lunghi in cabina di montaggio. La tecnica di montaggio presente fin da subito e ancora cara a Malick è la sequenza di montaggio accompagnata dal voice over, che però in Badlands viene ancora giustificata pudicamente, soprattutto a livello stilistico, dalla narrazione stralunata della protagonista, e non trova un'amalgama convincente nel tessuto narrativo, creando delle accelerazioni dal ritmo sincopato, scandendo l'alternanza fra il tono cinicamente favolistico della protagonista e l'iperrealsmo della fuga dei due amanti. La mancanza di coordinate spazio-temporali, oltre che dalle sequenze di montaggio e dal genere road-movie, è data anche da quelle leggere, quasi impercettibili ellissi che Malick distribuisce anche nelle sequenze apparentemente più lineari del film. Non c'è mai una corrispondenza reale fra il tempo dell'azione e il tempo del racconto. La sospensione della narrazione in Badlands è visceralmente legata al relativismo morale e all'inconsistenza storica dei due personaggi, e si definisce in modo estremamente malickiano sul finale del film, quando il voice over si interrompe e la soggettiva di Holly che guarda fuori dall'aeroplano ci porta nel luogo malickiano per eccellenza: fra il cielo e la terra.
Dopo essere tornato alla regia con la sottile linea rossa, Malick continua il suo discorso con un film molto meno acclamato e studiato: the New World, che però contiene degli elementi rivoluzionari rispetto allo stile del regista. The New World infatti estremizza i sintagmi e gli espedienti narrativi di cui ho parlato, giustapponendo attraverso il montaggio le immagini con una grande libertà creativa, creando un'iperstratificazione narrativa data dalla sottrazione delle coordinate spazio-temporali, dalla discontinuità narrativa fortemente ellittica e dalla sospensione temporale. Questo stile viene utilizzato da Malick per dare quella sensazione di coesistenza di tutte le cose, di convergenza e lontananza dei corpi, che una volta incontratisi staranno insieme per sempre, formando un tutt'uno con ciò che li circonda, eterni anche dopo la morte. Malick utilizza tutti gli espedienti di montaggio di cui ho parlato prima distorcendo i sintagmi classici in senso autoriale, per ricreare il "tempo" di un'unica grande anima, dove passato presente e futuro si unificano.
Alla luce dell'ultimo film di Malick, the Tree of Life, quanto detto sembra proprio essere il terreno di ricerca prediletto del regista, soprattutto alla luce di un'immagine quantomeno simbolica: il finale di the Tree of Life, dove tutti i personaggi si riunificano in un deserto di sale, camminando verso un unico skyline.
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Dainese |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Dams - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Giulia Carluccio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 80 |
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