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Le donne italiane in Argentina tra storia e letteratura

Questo lavoro si propone di analizzare il fenomeno dell’emigrazione delle donne italiane in Argentina, sia attraverso la prospettiva storiografica, sia mediante le immagini e le rappresentazioni che la letteratura fornisce in merito.
Presentando gli studi storiografici riguardanti i casi delle agnonesi a Buenos Aires, delle italiane a Santa Fe e delle immigrate nella Patagonia del sud, si è tentata una ricostruzione delle diversificate realtà e dei molteplici stili di vita che nel nuovo contesto le donne emigranti si sono trovate ad affrontare, nell’ottica di valutare come e in che misura le identità, i ruoli, gli spazi d’azione siano stati influenzati e stimolati in direzione di un rinnovamento da un’esperienza così radicale come quella migratoria.
Si è andato via via strutturando un quadro assai complesso , non di rado contraddittorio e di non semplice lettura, che dipinge la condizione delle donne orientata ad un progressivo processo di emancipazione in ambiti quali l’istruzione (come nel caso delle agnonesi) o lo svolgimento di attività lavorative extradomestiche, sebbene di frequente legate alla sfera dei lavori tradizionalmente femminili quali quelli di domestica, lavandaia, stiratrice, cuoca (come per le italiane nella provincia di Santa Fe), ma, allo stesso tempo, ancora legata a regole e condizionamenti di carattere culturale tipici del paese d’origine, tesi a mantenere le donne in una posizione di subalternità rispetto agli uomini (come nei casi delle immigrate in Patagonia o delle agnonesi).
Prendendo in considerazione i contributi che studiano la partecipazione femminile ai movimenti sociali e politici - socialismo, femminismo e anarchia - si è voluto mettere in risalto un aspetto forse poco noto dell’immigrazione in Argentina: il ruolo attivo che le donne italiane giocarono all’interno della nascente società, impegnandosi da protagoniste sul fronte delle lotte per i diritti al voto e alla parità salariale, per il miglioramento delle condizioni di lavoro, nonché in scioperi, manifestazioni culturali o veri e propri episodi di protesta, che mobilitarono centinaia di partecipanti destando notevole scalpore, come quelli ricordati col nome di ‘el grito de Alcorta’ o ‘la huelga de las escobas’.
Con l’analisi della letteratura italiana e di quella argentina si è gettata luce, invece, sulle componenti dell’esperienza migratoria femminile relative ai sentimenti soggettivi e alla sfera delle emozioni delle immigrate; tale analisi ha altresì permesso di guardare ad importanti questioni prese in considerazione dalla storiografia, come il viaggio transoceanico, i conflitti generazionali all’interno delle famiglie, o il problema dell’integrazione, seguendo il filo di una lettura volta a coglierne tutte le sfumature, in particolare gli aspetti più dolorosi e drammatici, a cui la narrazione ha concesso quello spazio e quella sensibilità di indagine che difficilmente la mera ricerca storiografica poteva accordare loro.
Prestando particolare attenzione ai contenuti dei romanzi di Laura Pariani, per la letteratura italiana e di Syria Poletti per quella argentina, considerate opere particolarmente importanti per il ruolo di protagoniste quasi assolute concesso alle donne, si è intrapreso un breve viaggio lungo i sentieri dell’emigrazione al femminile, costellati di ostacoli e difficoltà, di sconfitte e delusioni.
L’immagine di una emigrazione responsabile di un lento processo di modernizzazione ed emancipazione delle identità e dei ruoli delle donne risulta decisamente ridimensionata in ambito letterario, dove si dà maggior risalto ad un ritratto delle donne immigrate dipinte come perdenti , dilaniate da sentimenti conflittuali nei confronti del nuovo paese. Nei romanzi e nei racconti, infatti, le donne risultano spesso ancora profondamente legate all’Italia, lacerate negli affetti più cari, sottomesse all’interno delle famiglie, in cui si trovano a gestire rapporti di subordinazione rispetto agli uomini che ne detengono l’autorità indiscutibile, marginali in una società che non le considera, salvo poi rimproverarle per aver lasciato la propria terra e per tentare di inserirsi nel mondo del lavoro. Gli equilibri familiari, inoltre, appaiono compromessi, costantemente in bilico fra conflitti generazionali e il fantasma della disgregazione; alle donne non resta così che rivestire il ruolo di “custodi” di saperi, segreti, storie, consegnati alle generazioni successive attraverso la narrazione, ponendosi come ponte ideale con il passato familiare.
Anche laddove apparentemente integrate nella nuova realtà, le donne descritte in letteratura sembrano pagare caro il prezzo dell’esodo, esperendo sentimenti di solitudine e di rimpianto, di nostalgia e di frustrazione, come se il benessere economico, quando raggiunto, o una maggiore autonomia e indipendenza, non fossero comunque sufficienti a risanare le ferite aperte dall’emigrazione.



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I CAPITOLO L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN ARGENTINA 1. INTRODUZIONE. I PIONIERI L’emigrazione italiana nel mondo ha rappresentato un tratto caratteristico e peculiare dell’intera storia contemporanea del nostro Paese, configurandosi quale fenomeno di grande intensità, a lungo distribuito nel tempo, variegato per provenienza territoriale e sociale, diversificato per luoghi d’arrivo 1 . Tra le numerose destinazioni degli italiani, l’Argentina è stata a lungo meta privilegiata nelle varie fasi dell’esodo nazionale. Si può pertanto affermare che l’emigrazione italiana in Argentina è oggetto di studio complesso ed articolato per modalità e durata temporale, collocandosi nell’arco di quasi centocinquant’anni, tra gli anni Trenta dell’Ottocento e la fine degli anni Cinquanta del Novecento ed interessando circa 3.500.000 individui, provenienti da quasi tutte le regioni d’Italia (soprattutto dal Nord nell’Ottocento e dal Sud nel Novecento), a larga maggioranza di origine contadina, ma presenti in tutti i ceti sociali. I primi gruppi di immigrati di una certa entità giunsero in Argentina intorno al 1830 2 : erano in prevalenza liguri, del Regno di Sardegna, i quali si impiegavano come marinai nel nuovo Paese, sia per la possibilità di percepire salari più alti di quelli europei, sia per l’opportunità di dedicarsi ad attività commerciali, vendendo i prodotti portati con sé dagli Stati italiani (mercerie, pezze di tessuto a buon prezzo, pettini) nei porti latinoamericani 3 . E’ ad essi che occorre far risalire i rapporti commerciali tra la futura Italia e la nuova Argentina 4 . I liguri prosperarono tanto che nel 1855 costituivano per importanza, insieme ad una minoranza di migranti italiani provenienti da altre regioni, il primo gruppo europeo presente nella città di Buenos Aires, il 10% su una popolazione di 100.000 abitanti. Risiedevano 1 Sull’emigrazione italiana cfr. i classici studi : G. Rosoli, a cura di, Un secolo di emigrazione Italiana: 1876-1976, Centro Studi emigrazione, Roma, 1978; E. Sori, L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, il Mulino, Bologna, 1979 e il recente contributo di D. Gabaccia, Emigranti, Einaudi, Torino, 2000 2 F. Devoto, In Argentina, in P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina, a cura di, Storia dell’emigrazione italiana. Arrivi, Donzelli Editore, Roma, 2002 , pp. 25-26 e ss. 3 C. Vangelista, Dal vecchio al nuovo continente. L’immigrazione in America Latina, Paravia, Torino, 1997, pp. 11-12 4 F. Devoto, In Argentina, cit., p. 26 4

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