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La formazione: un servizio outsourcing

Può la formazione essere erogata a terzi alla pari della logistica, della manutenzione, dei sistemi informatici?
Questo strumento manageriale può, in parte, risolvere il problema della scarsa attenzione delle aziende alla funzione formazione?
Questi sono gli interrogativi che hanno orientato il mio lavoro di tesi. Un numero sempre maggiore di imprese si sta oggi muovendo verso l’adozione dello strumento dell’outsourcing. Le conseguenze positive nel lungo e nel breve periodo ad oggi riconosciuti e riscontrati sono piuttosto importanti. Innanzitutto, le risorse dell’impresa possono essere concentrate in quelle attività che rappresentano il business principale dell’impresa, evitando di dover investire in attività secondarie che oltretutto, per raggiungere livelli di competitività assoluta, necessiterebbero di investimenti ingenti; inoltre si otterrebbe la flessibilizzazione di costi che normalmente sono fissi: lasciando gestire le forniture ad un provider si potrà acquistare solo quello di cui si ha bisogno, nel momento in cui se ne ha veramente bisogno. Esternalizzando le attività secondarie al core business, le strutture interne, operative e gestionali, diventano più snelle; non si tratta solo di ridurre i costi, ma anche di rendere la struttura più pronta e flessibile al mutare delle esigenze di mercato. Il primo costo a essere eliminato, da parte di un’azienda pressata dalle scadenze, dai profitti e dai budget, è proprio quello della formazione. Le imprese che saranno capaci di formare il proprio personale collegando le loro attività formative alle necessità e agli obiettivi strategici aziendali potranno contare su una vincente arma competitiva, a diversità di tutte quelle che hanno preferito ridurre le spese riguardanti la propria forza lavoro. Disporre di personale competente consente infatti alle imprese di crescere e di potenziarsi, di rendersi maggiormente flessibili nei confronti del mercato in continua evoluzione e costruire all’interno dell’azienda un clima migliore. Flessibilità quindi diventa la parola chiave della formazione ed è, in questo ambito, sinonimo di attività; per saper gestire la complessità dei flussi di formazione, legati all’accelerazione del cambiamento, è necessario che le informazioni diventino conoscenze per consentire specifici obiettivi di miglioramento di singole attività nel breve termine e per sostenere un vantaggio competitivo nel medio e lungo termine.
Il ruolo del coach deve essere quello di fare da mediatore tra i bisogni dell’organizzazione e quelli degli individui; ci deve essere integrazione tra i due tipi di bisogni e naturalmente congruenza. Vi sono però dei problemi connessi alla formazione dovuti alla massiccia presenza di aziende che la considerano ancora un costo inutile da sostenere e pertanto da eliminare, specie in momenti di crisi economica e finanziaria. Nell’attuale contesto, la formazione deve essere vista in chiave strategica. Attraverso i programmi formativi e la consulenza, le imprese, hanno la possibilità di differenziarsi dai loro concorrenti e soprattutto hanno l’opportunità di ridefinire la professionalità in azienda. L’organizzazione, qualsiasi essa sia, apprende tramite i suoi attori, le organizzazioni crescono e si sviluppano se si sviluppano i loro attori; per questo la formazione rappresenta un punto d’incontro fra le potenzialità e i bisogni dell’individuo e le potenzialità e i bisogni dell’organizzazione, fra il sapere individuale e il saper fare organizzativo. Questo obiettivo è oggi perseguito con un’attività sempre più continua perché le organizzazioni hanno sempre più bisogno di migliorare il proprio livello di competenza. Per questo è necessario conoscere le proprie risorse umane e di conseguenza le competenze che l’organizzazione possiede già e quelle che ha bisogno di sviluppare in vista dei cambiamenti avvenuti nella stessa. Tutto ciò è realizzabile attraverso un intervento formativo mirato, scaturito a seguito di quell’attività -la più importante- che precede qualsiasi tipo di progettualità formativa: l’analisi dei bisogni. Nell’azienda è necessario quel processo di integrazione fra le varie funzioni che permette a tutti -a qualsiasi livello- di avere le competenze necessarie per comprende le logiche del meccanismo aziendale.Bisogna dunque, formare e consolidare quel gioco di squadra che si sta rivelando l’elemento di successo per le nuove aziende. Come sempre, ogni era porta con se nuovi principi, e quelli portati dall’era attuale sembrano essere basati su: flessibilità del lavoro, qualità della formazione, capacità nel dare risposte immediate, specializzazione e integrazione.
Questo è l’obiettivo ed il risultato che una formazione aziendale deve perseguire, solo così l’azienda e i singoli imprenditori possono progettare il presente.

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INTRODUZIONE  I crescenti processi di globalizzazione, la necessità di ripensare le strutture di costo,  l’innovazione  tecnologica e  il bisogno di  forte  specializzazione  sono  le  ragioni che  spingono  molte  aziende  ad  esternalizzare  interi  processi  che  non  interessano  direttamente  il  core  business.  La  spinta  verso  l’esternalizzazione  potrà  essere  giustificata dalla necessità di “stare al passo con i tempi” senza doverne assumere in  proprio  gli  investimenti. Come  sopravvivere  in un mercato  che oggi è  in  costante  cambiamento?  Bisogna  essere fortemente  competitivi  e  avere  un  personale  qualificato e sempre aggiornato e per  farlo ci si può avvalere di svariati strumenti  tra cui l’outsourcing. Oggi esiste, ed è sempre più diffusa tra le aziende di successo,  un’alternativa più efficiente: trasferire determinate attività ad un partner esterno.  Nel primo capitolo si introduce l’avvertita e crescente importanza che l’outsourcing  riveste per lo sviluppo delle imprese, i motivi che possono spingere quest’ultime ad  adottare o meno questa soluzione e le fasi generali che portano alle trattative e alla  conclusione  del  contratto.  L’outsourcing,  contrazione  dell’inglese  “outside  resourcing”, è in Italia, in molti casi una moda, in molti altri un pessimo servizio, in  pochi casi un buon esempio di corretta gestione. Tuttavia, sarebbe estremamente  sbagliato ritenere che non funzioni, ma è altrettanto doveroso dire che fino ad oggi,  poche  realtà hanno  tratto un  reale vantaggio nell’affidare all’esterno un’attività o  un  servizio non  strategico. Outsourcing  vuol dire dunque, affidare un’attività non  strategica  in  gestione  esterna  e  trasferire  la  responsabilità  operativa  dei  singoli  processi  a  un  fornitore  esterno,  che  naturalmente  si  fa  garante  della  qualità  dei  servizi  offerti  attraverso  apposite  clausole  contrattuali  e  penali.  L’outsourcing  ha  definitivamente cambiato volto a punto tale da trasformarsi in una leva strategica a  supporto della crescita.  Il processo di esternalizzazione è come un cammino senza  ritorno e solitamente, chi ha adottato questa pratica manageriale sostiene di non  aver  alcuna  intenzione  di  riportare  all’interno  dell’impresa  le  aree  affidate  all’esterno. Non è una rivoluzione ma un’evoluzione progressiva e continua. Questo  2   

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Informazioni tesi

  Autore: Angelita Santoro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Lecce
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Esperti della formazione
  Relatore: Salvatore Colazzo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 91

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Parole chiave

analisi dei bisogni
coach
insourcing
outsourcing
processo di formazione
tipi di outsourcing
vantaggi e svantaggi dell'outsourcing

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