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L'apprendimento organizzativo come capacità evolutiva. Il caso di un'impresa a rete.

L’organizzazione che apprende preserva il mantenimento della propria continuità riflettendo continuamente sul (e nel) proprio contesto, in modo da poter fare affiorare un “circolo ermeneutico”, una continua ridefinizione ed interpretazione dei significati delle proprie attività in relazione a tutti i livelli – da quello macro dell’ambiente di cui è parte, a quello meso dei sistemi in cui la società si organizza, e a quello micro in cui l’essere umano come singolo, insieme ad altri singoli, partecipa con le proprie azioni, cognitive e comportamentali, alla costruzione dei luoghi in cui abitare e vivere – coinvolgendo ogni componente nel miglioramento esistenziale cui ogni essere umano si appella, potendo attuare questo attraverso la pratica del lavoro.
Altrimenti, che senso avrebbe, per noi, lavorare in modo organizzato?
Una tale competenza apprenditiva non dovrà tuttavia restare entro un ordine “cognitivo” o teoretico (per il quale si danno risposte sul piano intellettuale per corrispondere alle sollecitazioni poste su un piano culturale), ma la sua efficacia, ed il suo valore aggiunto, sarà misurabile solo in relazione alla capacità di risolvere situazioni reali. E’ attraverso un’attenta meta-riflessione su ciò che sta alla base dell’azione e del comportamento organizzativi, sui processi, sui linguaggi, sulle dinamiche attivate, sulla consapevolezza della parzialità di ogni punto di vista e delle precomprensioni, che il sapere e la conoscenza delle organizzazioni si trasformano nell’abilità di impostare il rapporto con la realtà. Abilità che conduce ad un agire che, con parvenze di immediatezza, produce i cambiamenti desiderati o necessari. Praticare un controllo consapevole sui processi posti in atto ha il vantaggio di poter anticipare eventuali possibilità trasformative delle traiettorie nelle quali un’organizzazione si trova in un momento dato. L’apprendimento organizzativo non è una formula o un programma, ma un’azione cognitiva necessaria allo sviluppo di conoscenze e competenze significative nella pratica del lavoro, a tutti i livelli. La tecnologia facilita e accelera le attività di monitoraggio, di controllo e di sistematizzazione dell’ambiente, e di negoziazione e trasformazione dei significati che sono attribuiti alle differenti situazioni, favorendo il miglioramento delle prestazioni e un’accelerazione dei processi innovativi. E’ uno strumento da utilizzare (consapevolezza focale) ma, il “come viene utilizzato” (consapevolezza sussidiaria), è una competenza distintiva, frutto di apprendimenti che le organizzazioni devono affrontare in situazioni parallele alla disponibilità di utilizzo di tali mezzi. La fase d’implementazione tecnologica, che rivela in genere la progressione verso uno stato d’innovazione e di cambiamento, se non addirittura di trasformazione strutturale, è indice di un livello di apprendimento organizzativo tacito, ma essenziale, in quanto funge da esempio alle singole persone sotto forma di dispositivo latente ma utile a spronare il versante dell’apprendimento individuale a una visione condivisa, poiché negoziata, di ciò che deve essere fatto. E’ un po’ come trovarsi in una zona di sviluppo prossimale, una dimensione frattale, uno spazio incerto entro cui offrire possibilità alla transizione dei significati, il corridoio che conduce all’emersione di motivazioni come frutto di una costruzione sociale dell’identità attraverso il lavoro. La capillare diffusione delle conoscenze richiede di essere governata in maniera strategica: quando l’informazione circola in maniera caotica, perché è abbondante, crea disinformazione, a causa della complessità dei percorsi possibili per un suo reperimento. L’organizzazione è così coinvolta globalmente in un processo d’apprendimento che deve essere sostenuto in maniera continuativa, poiché continuamente è necessario arrivare a comprendere come può essere costruito un ordine, ossia come organizzare e gestire un sistema di conoscenze, in modo da renderlo significativamente fruibile per tutte le categorie interessate. Il governo strategico della conoscenza permette, infatti, grandi economie a livello dei costi temporali e monetari dedicati al reperimento delle informazioni necessarie allo svolgimento delle diverse attività aziendali, organizzando una storia di competenze ed esperienze che viene così resa più visibile, favorendo un’apertura spaziale alla dimensione apprenditiva. Un simile processo andrebbe comunque a costituire situazioni di apprendimento caratterizzate da continuità e circolarità.

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Riassunto della tesi di Brunella Giacomoli. “L’apprendimento organizzativo come capacità evolutiva. Il caso di un’impresa a rete.” Nel presente lavoro l’organizzazione è intesa come rete di azione collettiva, i cui contenuti sono il tipo di significati e gli artefatti prodotti socialmente, contenuti che le permettono di assegnarsi un’identità con attributi di unicità. Ogni organizzazione, infatti, possiede capacità di interazione, in quanto insieme di persone che condividono molte credenze, valori e presupposti che le incoraggiano ad agire in modi che possiedono una rilevanza reciproca. Questo riconduce il senso del discorso alla descrizione sia di una situazione costruita intersoggettivamente (riferita dunque all’interazione, alle interpretazioni mutualmente rinforzanti, a credenze, valori e presupposti) sia di una situazione istituente una soggettività generica (riferita allora all’insieme di persone, alla condivisione, alle azioni altrui e alla rilevanza reciproca). Nelle organizzazioni si tenta di coordinare la transizione continua fra intersoggettività e soggettività generica, attraverso routine interconnesse e modelli abituali d’azione, per garantire la sostituibilità degli agenti. In quanto costruzioni sociali, tali reti d’azione collettiva vengono spesso ricombinate intersoggettivamente, attraverso un continuo scambio di attività comunicativa e di interpretazioni tra i partecipanti, poiché tali azioni sono fondamentali ad alimentare il senso di una visione comune codificata in un linguaggio comune. Questa disamina vuole inoltre giustificare il presupposto implicito nel sostenere la tesi di interpretare le organizzazioni sociali come sistemi cognitivi capaci di apprendere, e quindi di poter focalizzare l’attenzione sull’apprendimento organizzativo come capacità evolutiva. Nel PRIMO CAPITOLO del presente lavoro – CONOSCENZA E APPRENDIMENTO - sarà illustrata la svolta epistemologica che diversi studiosi hanno contribuito a creare attraverso la scoperta, descrizione ed esplorazione della mente umana quale «struttura che connette», e dei processi sottesi alla sua particolare capacita di “pensare l’attività del pensare”, offrendo un quadro di come il mondo che noi agiamo sia di qualità sostanzialmente relazionale, giacché collegato nei suoi aspetti mentali. Il nostro conoscere è parte di un conoscere integrato che tiene unita l’intera biosfera, le informazioni che noi riceviamo sono notizie di differenza, sempre limitate da una soglia: la nostra conoscenza è funzione dei mezzi di percezione di cui noi disponiamo, per cui attraverso la conoscenza non si prova nulla, ma si esplora. L’indagine sulle matrici costitutive della nostra conoscenza ci offre degli spunti per comprendere i modi in cui l'attuale società umana si mostra: come una rete altamente complessa di relazioni rappresentate soprattutto dalle varie e differenti organizzazioni sociali. Di fronte ad una tale complessità e turbolenza tanto ambientale, quanto relazionale, il processo dell’organizzare le risorse materiali ed umane in modo efficace ed efficiente deve tener conto anche di condizioni e di possibilità atte a favorire quei processi di apprendimento organizzativo utili e necessari allo sviluppo di quelle conoscenze, abilità e competenze richieste dall'ambiente. Apprendimento e conoscenza sono dunque profondamente correlati e i modi in cui l'uno e l'altro, interagendo, si sviluppano ed evolvono, contribuiscono ad orientare le azioni, siano esse individuali o collettive. Il tema della conoscenza organizzativa viene affrontato sulla base delle riflessioni prodotte dai due studiosi giapponesi Ikujiro Nonaka e Hirotaka Takeuchi, relativamente ai rapporti tra individui, organizzazioni e società dal punto di vista della conoscenza, la quale, a differenza dell'informazione, concerne le credenze e il coinvolgimento (in quanto funzione della prospettiva del singolo) e riguarda l'azione (poiché diretta verso un fine); conoscenza che con l'informazione ha però in comune l'implicazione del significato, dato che

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