L'adulto e il lavoro
Il tema di fondo della presente tesi è indubbiamente rappresentato dal rapporto sussistente tra l’adulto e il lavoro: del resto, lo stesso Freud sosteneva che si è adulti solo nel momento in cui siamo pronti ad amare senza sensi di colpa e di lavorare… E, in questo senso, in effetti, è stato per lungo tempo considerato come il passaggio normativo che segnava la definitiva uscita dall’adolescenza! A ben vedere, però, questa è una visione alquanto costrittiva e anacronistica di lavoro, una sorta di condanna di Sisifo, secondo cui si interpreta il lavoro non come fine e valore in sè, ma solo in quanto mezzo. Invece, secondo la prospettiva pedagogica qui, ovviamente, prescelta, si deve trascendere tale visione riduttiva e strumentalistica per accostare l’idea del lavoro alle più nobili attività che caratterizzano l’essere umano. E, per quanto possa sembrare alquanto contro intuitivo, il lavoro ha per l’adulto la stessa importanza e funzione che ha il gioco per il bambino: lo sostiene, del resto, Giuseppe Lombardo Radice quando afferma che gioco e lavoro sono due fratelli, lo stesso impegno di riuscire, lo stesso sforzo di affermazione del sé. E’ giocando e lavorando che, dunque, ogni essere umano costruisce se stesso e il mondo che lo circonda. Nell’affermare che lavorare deve, pertanto, essere un’attività libera, etica, intelligente, creativa, espressione dell’autocoscienza, insomma, umana, la Pedagogia, ovviamente, è consapevole di sostenere una visione onirico-idealista, che, però, non è più utopistico pensare di poter calare e concretizzare nella presente realtà. Anzi, in un momento dove, come dice Ettore Gelpi, la futurologia del lavoro richiede immaginazione, è solo una tale visione umana del lavoro che ci lascia sperare di poter uscire vincenti dalla sfida postaci dalla Workless Growth: pena, il far far ai giovani adulti la stessa fine di Tatalo, di questo re della mitologia condannato a stare negli abissi di Tartaro circondato da frutta e acqua che bramava senza poterle mai avere…
In effetti, il paradosso, di fronte al quale si ritrovano tutte le società tecnologicamente avanzate, è di aver raggiunto un notevole sviluppo e benessere economico, di cui, però, i criteri che lo hanno innescato e reso possibile, sono anche gli stessi che, ora, ne causano le disfunzioni più appariscenti e che rischiano non solo di arrestarne una futura crescita, ma di causarne il suo collasso. Si evidenzia, inoltre, che la continua e massiccia razionalizzazione dei processi lavorativi ha causato qualcosa che è andato oltre all’aumento della disoccupazione: è avvenuto un salto qualitativo, che ne ha addirittura modificato geneticamente l’essenza stessa, si parla ormai di flessibilità, di contratti a termine, volatilità, vulnerabilità, crescita dell’incertezza, rinuncia del valore salvifico del lavoro, rinuncia alla dimensione etico-sociale. Il fatto di trovarsi tra l’incudine della disoccupazione e il martello di lavori aleatori ha comportato non solo timori relativi all’entrata di un reddito e di un posto di lavoro, ma ha travalicato tale ambito, a conferma di quanto il lavoro sia una dimensione fondamentale dell’umano esistere, per investire di insicurezza tutte le altre dimensioni della vita… E la cosa ancora più inquietante che emerge in questa tesi è che, nonostante il fatto che la società salariale stia crollando in modo irreversibile sotto i nostri occhi, non osiamo ancora guardare la realtà in faccia e farci carico degli sviluppi contrari ai dogmi superati della passata e recente ideologia dominante! Infatti, sono molti coloro i quali chiedono il ritorno dei passati modelli di regolazione dei rapporti lavorativi imperanti nella società industriale, dando così vita a neo-luddistiche proteste. Ovviamente, però, in questa tesi, era improponibile pensare a quest’ultima come ad una soluzione veramente efficace e, quasi “miracolsamente”, ad un’analisi più attenta, si “scopre”che i punti di appoggio non vanno assolutamente cercati solo all’esterno, ossia nelle leggi economiche e giuridiche, che sono pur sempre necessarie, ma che la leva per risollevare il mondo del mercato del lavoro possa invece essere trovata proprio nell’infinita potenzialità e plasticità dell’intelligenza umana (qui intesa nell’ottica del Piaget, come capacità di adattamento) e nella sua smisurata capacità di rimotivazione. Si è dinanzi al reale trionfo del primato della Pedagogia, dove l’obiettivo prioritario diventa, dunque, investire sulla risorsa umana. E, pertanto, nel mentre ci troviamo a brancolare nell’oscuro labirinto, il mercato del lavoro della società della workless growth, non ci rimane che fidarci della nostra Arianna: ad una nuova forma di Paideia!
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Prossomariti |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Messina |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Francesca Ruggeri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 113 |
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