Il maestro. Ragioni, risorse, specificità e percezioni di una minoranza
Lo scopo di questa tesi non è tanto trovare la soluzione di un problema, quanto far luce sulla questione, interrogarsi sui termini del fenomeno e, prima appunto di proporre o meno delle strategie, capire perché sarebbe opportuno o inopportuno farlo. Ci si è concentrati sulla scuola primaria per motivi storici (la scuola materna statale italiana nacque come esclusivamente femminile ed è ozioso domandarsi perché le donne siano ancora la maggioranza) e per l'oggettiva difficoltà di trovare un numero sufficiente di testimoni, dato che su tutto il territorio nazionale i maestri di scuola dell'infanzia sono soltanto 612.
Innanzi tutto ci si è chiesto, nel primo capitolo, quali siano le ragioni del profondo divario di genere nella scuola primaria italiana partendo da una prospettiva storica: si è analizzato il percorso di questa istituzione per scoprire se questo divario fosse una novità o una costante e per individuare eventuali cause remote. Successivamente si è delineata con maggiore precisione la situazione attuale in Italia e fuori, prendendo in considerazione anche le misure proposte in altri paesi per favorire un restringimento della forbice.
Nel secondo capitolo si è cercato di delineare le caratteristiche della figura del maestro per contestualizzare l'analisi mettendo bene a fuoco quelle che sono la funzione docente e la professionalità dell'insegnante. Successivamente, evidenziando le caratteristiche dell'identità maschile, si sono poste le basi per poter ipotizzare quali potrebbero essere le risorse e le specificità legate alla figura del maestro: perché sia importante risollevare la presenza maschile nelle scuole, si è pensato, è evidente che debba servire a qualcosa, debba rappresentare qualcosa di diverso rispetto alla situazione attuale.
Nel terzo capitolo si è, infine, cercato di dar voce ai maestri attraverso una serie di undici interviste atte a scoprire cosa effettivamente pensino i diretti interessati del fenomeno. A poco sarebbe servito produrre una rappresentazione astratta di cosa siano un uomo e un maestro senza coinvolgere dei veri uomini e dei veri maestri che non si limitino ad immaginare come incida la loro presenza sul sistema scolastico ma lo sperimentino ogni giorno. In questa fase, si sono ripercorsi i temi precedenti e si è giunti ad alcune conclusioni soprattutto per quanto riguarda l'individuazione dei nodi più problematici della questione.
Il valore della presenza maschile nella scuola è principalmente quello della diversità, dell'eterogeneità, della possibilità di proporre alle nuove generazioni una gamma di modelli e punti di riferimento che non si appiattisca sulle immagini stereotipate proposte dai mezzi di comunicazione di massa. I maestri sono innanzi tutto persone, uomini (e in quanto tali portatori di un'identità che è anche identità di genere), investiti di una funzione istituzionale, i cui scopi sono la trasmissione della cultura e la formazione umana e critica della personalità degli alunni. Nell'esercizio di tale funzione diventano professionisti autorevoli, capaci di prendersi cura dei bambini nella globalità delle loro esigenze e spesso inclini a favorire lo sviluppo di un'autonomia caratteriale prima ancora che culturale. Possono essere meno portati rispetto alle colleghe a curarsi della sfera affettiva degli alunni attraverso canali comunicativi prettamente corporei (in un distacco che non di rado è però anche conseguenza di una pressione sociale che non vede di buon occhio la vicinanza corporea tra adulto maschio e bambini) ma non si esimono dal prendere parte ai loro giochi. Lavorano in un ambiente dominato da una presenza femminile da cui talvolta possono sentirsi esclusi ma che più spesso li riconosce come garanti di un clima relazionale più disteso, equilibrato e sereno. Sono spesso apprezzati dagli altri frequentanti dell'istituzione scolastica (colleghe, genitori, alunni) in cui inevitabilmente saltano all'occhio, soprattutto quello dei bambini in cui questa presenza inusuale suscita curiosità ma anche timore. Non è raro che ci sia chi ritenga che possano in qualche modo compensare la diffusa carenza di figure maschili autorevoli nelle famiglie, tuttavia è importante sottolineare che non sono padri surrogati perché la loro funzione rimane necessariamente molto diversa da quella genitoriale. Esercitano l'autorità insita nel loro ruolo ma rigettano gli eccessi dello stile autoritario, preferendo proporsi come figure autorevoli che stabiliscono regole dalle finalità chiare e condivisibili piuttosto che arbitrarie e volte ad affermare la loro supremazia personale.
Sono anche pochi, attualmente soltanto il 3,64% del totale degli insegnanti di scuola primaria. Sono pochi da diverso tempo e minoranza (rispetto alle maestre), fin dal 1877 (considerando soltanto la scuola statale, altrimenti già da due anni prima). All'inizio del secolo scorso il fenomeno prese le forme di quella che veniva definita la “crisi magistrale maschile” e la Sinistra Storica, come poi anche il Regime fascista, cercarono di tamponare la diminuzione dei maestri e contrastare la femminilizzazione del corpo docenti che tuttavia non ha mai dato segni di arresto.
L'attuale divario è motivato quindi principalmente da una situazione storica che ha continuato a perpetuarsi: in principio quello del maestro elementare era un mestiere sottopagato, poco prestigioso, vessato se non esplicitamente ostacolato dalle amministrazioni comunali da cui dipendeva. Nel corso del tempo la situazione è sicuramente migliorata ma sono rimasti i segni di una condizione di subalternità rispetto alle classi docenti di altri ordini di scuola, inoltre culturalmente ci si è gradualmente abituati a pensare ad una scuola elementare gestita quasi interamente da donne (e questo ricorsivamente può costituire un ulteriore ostacolo al miglioramento dal punto di vista economico e di prestigio a causa sia delle minori pretese sindacali delle donne, sia dell'associazione tra lavori femminili e mestieri di scarso prestigio). Oggi la situazione economica di un maestro risulta comunque, secondo le statistiche, peggiore rispetto a quella della maggior parte dei lavoratori (maschi) del terzo settore, tuttavia le testimonianze degli intervistati ci dicono che nell'attuale congiuntura socio-economica insegnare alla scuola primaria potrebbe essere in realtà una buona prospettiva lavorativa, tenendo conto dell'attuale insicurezza lavorativa dovuta a questo periodo di crisi. Il prestigio sociale, tuttavia, rimane scarso se non addirittura inferiore rispetto a quello di pochi decenni fa a causa delle sempre crescenti difficoltà nel far valere l'autorità e l'autorevolezza degli insegnanti (che un tempo non sarebbero state messe in discussione) soprattutto nei confronti delle famiglie.
Ulteriore ragione, formulata dai maestri stessi, di questo divario sarebbe uno scarso interesse verso l'insegnamento alle scuole dell'infanzia e primaria dovuto ad una scarsissima consapevolezza dell'importanza dei primi anni di vita per la formazione di una persona, di ciò che effettivamente succede a scuola, di ciò che significhi essere maestri ed insegnare (anche per quanto riguarda le soddisfazioni che si ottengono attraverso questo mestiere).
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Informazioni tesi
Autore: | Michele Silvi |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze della Formazione Primaria |
Relatore: | Chiara Sirignano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 136 |
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