Il gioco dimenticato. Giocare fra tradizione e innovazione
La tipologia dei giocattoli è mutata nel corso degli anni. Ogni bambino da sempre ha sognato di possedere un giocattolo con cui giocare e fantasticare.
Viviamo nella società del consumismo e la maggior parte dei piccoli ha giocattoli particolari, addirittura sofisticati in grado di stupire i propri compagni di gioco. Negli ultimi anni sono sorti dei maxi negozi di giocattoli forniti dei più svariati modelli.
In passato i giocattoli erano più semplici perché venivano costruiti dai bambini stessi che li inventavano stimolando, così, la loro creatività, immaginazione e fantasia.
Oggi i giocattoli hanno una diversa composizione: la plastica ha ormai sostituito il legno e tutti gli altri materiali naturali, portando via cosi ogni possibilità di sensazioni tattili, acustici, olfattive. Inoltre, si tende a rendere il giocattolo sempre più sofisticato e ricco di opzioni.
È noto come il gioco sia un fatto educativo, uno strumento di aggregazione, di espressione, di libertà. Il gioco è un appuntamento quotidiano in cui il bambino ha modo di crescere, di imparare, di conoscere; è un momento divertente di confronto con gli altri e, nello stesso tempo, di acquisizione del senso di appartenenza ad un gruppo. Se poi il gioco è condotto all'aria aperta, come si faceva in passato, ciò consente di recuperare anche il benessere di una vita ormai per troppe ore della giornata trascorsa all'interno di quattro mura, spesso davanti alla televisione o al computer.
La mia intenzione è quella di fare un confronto fra i giochi, giocattoli storici, tradizionali, e quelli di oggi, contemporanei e sempre più all’avanguardia. Per fare questo paragone mi sono rivolta ad una Associazione di Milano: l’Accademia Del Gioco Dimenticato che ha fatto del recupero del giocattolo storico la sua missione.
Nel primo capitolo descrivo l’Accademia, i suoi progetti attuali e futuri e le sue idee circa il gioco storico. L’importanza di coinvolgere i bambini nella ricerca del gioco storico, nel recupero delle tradizioni attraverso i loro nonni, la scelta di costruire il giocattolo, farlo proprio, distinto da tutti gli altri con l’utilizzo di materiale di recupero.
Nel secondo capitolo approfondisco il tema con un’intervista al fondatore dell’Accademia stessa.
Nel terzo capitolo entrerò più nel dettaglio del tema del gioco, del suo significato pedagogico. L'esperienza ludica viene considerata capace di rispondere e soddisfare i bisogni autentici dell'infanzia. I nuovi giocattoli: statici, passivi, goduti in solitudine hanno preso il sopravvento sui quelli di un tempo, spodestando e screditando “il genuino spirito che contraddistingue il gioco”. Impedito nelle grandi città per mancanza di aree verdi, soffocato dai sempre più “stretti” spazi abitativi, insidiato dal frenetico ritmo di vita, relegato ai momenti marginali della giornata di ogni bambino, il momento del gioco si presenta sempre più sofisticato, elitario e guidato, perdendo le sue caratteristiche fondamentali, quali: la spontaneità (comportamento attivato per libera scelta), la definalizzazione (comportamento attivato per sé stessi e non per fini esterni) e l’improduttività (improduttivo nel senso economico e sociale ma “produttivo” per sé stessi).
Con il giocattolo storico, tutti i bambini del mondo possono giocare, basta un po’ di fantasia, creatività e tutto è possibile.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberta Rossi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Milano - Bicocca |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Francesca Antonacci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 61 |
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