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Il disagio adolescenziale e i riflessi familiari. Quali interventi educativi?

Da più parti viene ripetuto che ci troviamo a vivere in una società nuova e complessa, rispetto a quelle che ci hanno preceduto.
Il tratto distintivo della situazione attuale, rispetto al percorso evolutivo del passato, va rintracciato, nel ritmo più che accelerato con cui, negli ultimi tempi, si susseguono i cambiamenti. Quella occidentale è sicuramente una società economicamente molto sviluppata, ma sono proprio le citate accelerazioni, che facendo mutare costantemente volto all’insieme sociale, creano disorientamento e smarrimento di tale intensità da risultare devastanti per l’equilibrio stesso del singolo e del singolo nell’ambito del contesto in cui vive.(…)
Non possiamo, poi, non fare i conti con quell’insieme di manifestazioni, sia del singolo individuo, che di interi gruppi sociali, che sono la testimonianza di un malessere tipico dell’uomo contemporaneo, motivo di un “disagio” la cui estensione arriva a coinvolgere vaste masse della società contemporanea.
Il termine disagio è penetrato in modo così invasivo nel linguaggio corrente da essere utilizzato per descrivere sia le condizioni in cui versano intere categorie sociali (pensiamo al “disagio adolescenziale”), sia il vissuto dell’individuo. Esso rimanda a qualcosa di indeterminato, ad una sorta di malessere che pervade la vita in maniera tale da renderla invivibile, amara, e frustrante.(…)
Situata tra l’infanzia e l’età adulta, l’adolescenza è una fase evolutiva delicata e importante. E’ l’età del cambiamento (dal latino adolescere = ‘crescere’), che irrompe nella vita dei singoli individui e comporta una serie di modificazioni di natura somatica, neuro-endocrina e psichica, tanto repentine da sconvolgere l’equilibrio del soggetto che si ritrova non più bambino, non ancora uomo, e da generare, per conseguenza, stati d’animo quanto mai complessi e contraddittori.
L’adolescenza è, per ciò stesso, anche un’età di crisi, se “crisi”, come osserva Zuanazzi, “vuol dire separazione e indica dunque il momento che separa una maniera di essere da un’altra, una transizione, appunto, che in quanto tale porta con sé difficoltà e turbamenti”. E’ un’età, una situazione temporanea in cui l’equilibrio raggiunto, le certezze, i modi di fare e di pensare, tipici della fanciullezza vengono spazzati via, perché sentiti come inopportuni, e si va verso la ricerca di un nuovo, più definitivo equilibrio, il cui raggiungimento, ci si augura, coinciderà con la fine di questo periodo. L’esito sarà variabile e dipenderà dall’azione convergente di una molteplicità di fattori.(…)
Dal canto suo, l’età dell’adolescenza – come registra M. L. Di Pietro – sempre più si è venuta imponendo all’attenzione non solo dei ricercatori, ma anche dell’opinione pubblica in generale, per tutta una serie di manifestazioni, talora drammatiche e preoccupanti, che, come detto, possono essere ricondotte tutte sotto l’etichetta di “disagio giovanile”, quel malessere che è assieme frutto e minaccia della società odierna.(…)
Resta comunque intesto che conoscere i giovani, i loro vissuti, i loro tempi fisiologici, il loro mondo psichico costituisce una delle sfide e delle avventure dei nostri tempi, nella consapevolezza che solo una conoscenza approfondita di tali problematiche può guidare quell’attenta e sentita educazione che – osserva ancora la Di Pietro – costituisce la via maestra da seguire per prevenire il malessere dei giovani d’oggi.

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1 PREMESSA DISAGIO E PROBLEMI EDUCATIVI NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA Da più parti viene ripetuto che ci troviamo a vivere in una società nuova e complessa, rispetto a quelle che ci hanno preceduto. Il tratto distintivo della situazione attuale, rispetto al percorso evolutivo del passato, va rintracciato, nel ritmo più che accelerato con cui, negli ultimi tempi, si susseguono i cambiamenti. Quella occidentale è sicuramente una società economicamente molto sviluppata, ma sono proprio le citate accelerazioni, che facendo mutare costantemente volto all’insieme sociale, creano disorientamento e smarrimento di tale intensità da risultare devastanti per l’equilibrio stesso del singolo e del singolo nell’ambito del contesto in cui vive. Si pensi, ad esempio, alla massiccia presenza di gruppi etnici provenienti dalle più disparate nazioni, che, se per un verso porta la ricchezza di culture diverse, di altri usi e costumi di vita, per altro verso pone l’inusuale problema dell’accoglienza e la necessità di modificare lo stesso concetto di cultura. ‘Progresso’, ‘benessere’, ‘sviluppo tecnologico’ sono i termini con i quali si è soliti connotare il presente per contrapporlo al passato. Una volta limitate queste considerazioni alla società occidentale, possiamo certamente convenire con quanti sottolineano con sollievo l’abbattimento di molti tipi di povertà, la soluzione di molte malattie, l’eliminazione di molte barriere, tanto fisiche che sociali. Ma, come ogni medaglia ha un suo rovescio occorre anche considerare l’espandersi di nuovi mali, l’innalzamento di nuove barriere... Non possiamo, poi, non fare i conti con quell’insieme di manifestazioni, sia del singolo individuo, che di interi gruppi sociali, che sono la testimonianza di un malessere tipico dell’uomo contemporaneo, motivo di un “disagio” la cui estensione arriva a coinvolgere vaste masse della società contemporanea.

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