Il counseling di gruppo
Il counseling nasce ufficialmente negli Stati Uniti d’America, negli anni Cinquanta, in corrispondenza all’affermazione della psicologia umanistica. Questa “terza forza” della psicologia, dopo il comportamentismo e la psicanalisi, riconosce all’individuo le potenzialità d’autodeterminarsi, di crescere e di trasformarsi, che sono molto più forti rispetto a qualsiasi condizionamento. Il campo d’osservazione ed azione dell’operatore si amplia notevolmente, inglobando aspetti ignorati o sottovalutati in precedenza, come la qualità delle relazioni, la progettazione del futuro, i talenti inespressi, l’azione creativa, la libertà di scelta, la dimensione etica, la personalità sana e la formazione. L’approccio umanistico al cliente ed alla relazione terapeutica ha forgiato il concetto e la metodologia della relazione d’aiuto, di cui il counseling è una declinazione, e ne ha decretato il successo in tutti i settori professionali: dalla scuola agli enti locali, all’ambito medico e sanitario, al contesto aziendale, ai soggetti pubblici e privati di sostegno alle fasce deboli e a categorie particolari d’individui. La diffusione del counseling in Italia, come nuova terapia scientificamente fondata ed istituzionalmente codificata, risale a tempi recenti: questo processo, infatti, è iniziato un ventennio fa, assumendo proporzioni sempre più massicce nell’ultima metà degli anni Novanta. Scarsa rimane ancora la produzione scientifica sul counseling di gruppo, nonostante la ponderante presenza di questo tipo di setting soprattutto a livello di formazione professionale in ambito aziendale. La sfida raccolta da questa tesi è stata, quindi, il fare luce su un aspetto del counseling ancora in ombra dal punto di vista della speculazione scientifica italiana. Il compito è stato arduo ed il riferimento alla letteratura anglosassone ed americana si è rivelato indispensabile, oltre che importante ed illuminante. Ho intenzionalmente conferito al presente documento una struttura ad “imbuto”, perché ho ritenuto che essa potesse meglio offrire una focalizzazione progressiva sull’argomento principale. I capitoli sono disposti per livelli decrescenti di generalizzazione: pertanto, ci si muove da conoscenze generiche a-specifiche fino a nozioni centrate e pertinenti col tema principale, così come in un imbuto si va da un’imboccatura larga ad un foro d’uscita marcatamente più stretto. I primi tre capitoli trattano dei fenomeni universali su cui si fondano le relazioni d’aiuto in senso generale, quindi anche il counseling in tutti i suoi setting: la comunicazione, il gruppo ed il colloquio. L’ottica con cui sono trattati questi argomenti è di tipo epistemologico: si ricercano, infatti, i fondamenti teorici, le indicazioni metodologiche e le applicazioni tecniche di ciascun fenomeno, per porre in rilievo gli aspetti di maggiore compatibilità con il counseling di gruppo. Il primo capitolo affronta il tema della comunicazione, con un’attenzione maggiore agli aspetti interattivi e sociali; l’obiettivo è delineare lo stile comunicativo più efficace nell’instaurare una comprensione empatica tra gli interlocutori. Il secondo capitolo tratta del gruppo nei suoi aspetti evolutivi. Il terzo capitolo si concentra sugli aspetti metodologici del colloquio, sulle misure difensive del cliente e sulle contromisure adottate dal counselor per superare la resistenza dell’interlocutore. Il quarto capitolo termina la tesi, esponendo l’argomento principale dell’elaborato: il counseling di gruppo. Ho conferito al capitolo una struttura implicitamente tripartita: i paragrafi iniziali si occupano della relazione d’aiuto e del counseling in termini generali, per rintracciarne i caratteri, i fondamenti teorici ed operativi; la parte centrale è esplicitamente dedicata al setting di gruppo, con l’obiettivo di preparare un corposo insieme di conoscenze valide per l’intervento. Un’ampia trattazione è dedicata al ruolo del counselor di gruppo, quale mediatore esperto e facilitatore competente dell’interazione tra i partecipanti: sono investigate le competenze e le abilità richieste dal ruolo, le caratteristiche basilari della facilitazione, gli stili di leadership ed i corrispondenti comportamenti controproducenti. Il complesso compito del counselor è ulteriormente sondato a partire dall’individuazione dei più frequenti modelli di comportamento difficile, secondo la tipologia proposta da Murgatroyd e la classificazione statuita dall’ASPIC. Il riferimento a Carl Rogers, il padre fondatore della terapia centrata sul cliente, occupa la terza parte del capitolo ed è indispensabile per comprendere al meglio l’approccio umanistico che informa il counseling. Gli argomenti esposti nei capitoli sono integrati con le tabelle d’appendice, che si occupano dei comportamenti inibitori messi in atto dal counselor, delle migliori tecniche d’ascolto e di alcuni giochi psicologici che l’operatore può utilizzare per favorire l’espressione del gruppo lungo l’intervento.
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Informazioni tesi
Autore: | roberta genovesi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Laura Migliorini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 172 |
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