Genetica forense e cold cases: l'omicidio di Simonetta Cesaroni
Il giallo di via Poma ha inizio il 7 agosto 1990, con il ritrovamento del cadavere di Simonetta Cesaroni. Le indagini condotte all'epoca non portarono ad alcun risultato, sia a causa di errori commessi nella fase di sopralluogo, sia perché la tecnologia a disposizione per l'analisi delle tracce biologiche non era adeguata per fornire risultati utili a fini probatori.
Gli straordinari sviluppi che si sono verificati nel settore della Genetica forense, oggi consentono di ri-analizzare vecchi casi rimasti irrisolti, con l'ausilio di tecnologie estremamente più sensibili. Da qualche anno è iniziata dunque l'era dei cold cases, alcuni dei quali sono stati risolti proprio con i nuovi mezzi a disposizione, in particolare la tecnologia del DNA.
In proposito bisogna tuttavia tenere ben presente che, se la tecnologia sicuramente consente oggi analisi molto più accurate dei reperti biologici, la stessa accuratezza deve ritrovarsi nella contestualizzazione del dato biologico, ovvero se un rapporto significativo esiste tra un determinato campione e il reato commesso, e, in caso positivo, se, nel corso degli anni, si può garantire la "catena di custodia" del campione, l'assenza di manipolazioni, di inquinamenti, ecc.
Se questi aspetti non possono essere garantiti, non solo possono perdere di significato le analisi eseguite, ma si rischia di coinvolgere in termini di responsabilità penale persone, la cui colpevolezza non può essere provata, per lo meno con il test genetico.
E' quanto si è verificato in seguito alle nuove indagini eseguite sui reperti in sequestro nel delitto di Simonetta Cesaroni: il profilo del DNA appartenete alle trecce di saliva trovate sul corpetto e sul reggiseno della ragazza corrispondono a quello di Raniero Busco, al tempo fidanzato della stessa. Nella sentenza di primo grado Raniero Busco viene condannato a 24 anni di reclusione, ma assolto nel giudizio di appello con formula piena per non aver commesso il fatto.
Come spesso accade nel nostro iter processuale, il giudizio opposto espresso dai giudici di primo e secondo grado, evidentemente deriva o da nuovi elementi di prova, o da una diversa valutazione degli stessi, o da altro genere di problemi emersi. Nel caso in esame, le prove che lo inchiodavano nel primo grado sono crollate nel secondo: il morso sul capezzolo sinistro di Simonetta, il DNA rinvenuto sul corpetto e l'ora della morte.
Nel lavoro presentato cercherò dunque di ripercorrere le varie fasi di questo efferato delitto: dalle prime indagini eseguite, con le conseguenti ipotesi passate al vaglio degli investigatori, fino agli accertamenti più recenti, con tutti gli interrogativi ancora rimasti in sospeso.
Al contrario di quanto si è verificato per altri cold cases, come ad esempio per il delitto dell'Olgiata, il responsabile del quale ê stato identificato dopo 20 anni grazie alla prova del DNA (il cameriere filippino di allora, che ha poi confessato l'accaduto), l'omicidio di Simonetta Cesaroni è, al momento, ancora privo di un responsabile.
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Informazioni tesi
Autore: | Lara Settepani |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Perugia |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | scienze per l'investigazione e la sicurezza |
Relatore: | Marina Dobosz |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 49 |
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