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Espatrio e riduzione intersoggettiva. Meditazioni arendtiane

La tesi si occupa del problema del potere e del dominio nella filosofia di Hannah Arendt, considera però la questione da un punto di vista pluriprospettico e propone un progetto educativo delineato in più punti: 1) politico; 2) logico; 3) giuridico; 4) pedagogico. Tale progetto si inserisce nelle attività di insegnamento dell'autore e del relatore della tesi (pedagogia della resistenza). A differenza del modello proposto dal professor Mantegazza, basato sulla pedagogia degli affetti, l'autore propone di ripensare l'educazione partendo da logica, argomentazione e retorica.
La figura del rifugiato, e in termini fenomenologici della riduzione intersoggettiva, sono il punto di avvio della riflessione e rappresentano una proposta di metodo con cui le diverse discipline si dovrebbero confrontare.

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2 INTRODUZIONE Avevo in ogni caso l’intenzione di emigrare. Pensai subito che gli ebrei non potessero restare. Non avevo l’intenzione di errare in Germania come cittadina di seconda classe; ritenevo inoltre che la situazione sarebbe peggiorata costantemente. Ciononostante non me ne sono andata in modo così pacifico. E devo dire che ne provai una certa soddisfazione. Venni arrestata, dovetti lasciare il paese illegalmente. […] Ne uscii, ma dovetti attraversare illegalmente il confine verde (Arendt 1996 a , pp. 48, 50). Dem gelernten Paria gewidmet Questi Esercizi tentano di potenziare il nucleo della polis: la capacità di giudicare (il pensare da sé, lo stato di maggiore età e la più politica delle capacità della mente umana) come condizione del potere (azione concertata). Il pensiero argomentativo, alla base della “rappresentatività” della democrazia come modo ampliato di pensare (erweiterte Denkungsart), deve però fare i conti con la storia della sua crisi. Se consideriamo la politica uno spazio di mondo aperto dalle relazioni reciproche (lo spazio “tra” le persone), dobbiamo considerare il dominio totale, che è annientamento della politica, come annientamento del mondo, annientamento del diritto (che esprime le relazioni umane) e annientamento del pensiero (intersoggettivo) attraverso l’ideologia – sostituzione del mondo reale con la finzione della coerenza. Una serie di erronee traduzioni politiche della parola “potere”, e cioè dominio (Herrschaft), violenza (Gewalt) e comando (Befehl), ha cancellato la possibilità dell’azione concertata trasformandola in esecuzione e obbedienza (Eichmann è kadavergehorsam). L’azione, base del mondo “tra”, oltrepassando i propri limiti “produce” una situazione inumana: la produzione in serie di cadaveri. La condizione di tutto questo è la perdita della cittadinanza (apolidia) e, con essa, la perdita del diritto alla vita, garantito a ogni essere umano, ma solo in quanto “cittadino”. Date queste premesse, il “cosmo” si identifica con lo spazio della polis, ma non evidentemente di quella greca (la quale, avendo presente la sua differenziazione dalla oikia, ammetteva in quest’ultima la schiavitù e l’assoggettamento, questo della moglie e dei figli, quella di chi, essendolo “per natura”, è nato schiavo, e di chi, sconfitto in guerra, lo è diventato), assomigliando piuttosto alla rivoluzionaria (e fallita) “Repubblica dei consigli”. Il legame politico potenziale con il mondo è rappresentato dalla rivoluzione come attività intersoggettiva. Rivoluzione e azione sono da intendersi, nella questione dei consigli, come forma politica della riduzione fenomenologica. La riduzione intersoggettiva dovrebbe allora esprimere la possibilità del giudizio come

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Parole chiave

antisemitismo
argomentazione
carl schmitt
dominio
educazione all'argomentazione
fenomenologia
giorgio agamben
hannah arendt
logica
potere
razzismo
razzismo di sfruttamento
razzismo di sterminio
stato di eccezione
totalitarismo

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