Emigrazione italiana in Svizzera: la “crisi della presenza” fra Heimweh e double consciousness
Affrontare un elaborato di tesi sul tema dell'emigrazione, quando si è figlio di emigrati e quando si è personalmente coinvolti nel definirsi del "viavai calabrese", presenta una duplice difficoltà: da un lato si deve necessariamente essere emotivamente il più distaccati possibile dall'oggetto di indagine, dall'altro ci si rende conto che si è, per forza di cose, più che un osservatore partecipante (participant observer), un osservatore coinvolto (involved observer).
Quando si è prospettata la possibilità di approfondire la riflessione, da un punto di vista antropologico, non ho esitato un attimo, scegliendo nell'ambito dei processi migratori una sortita antropologica tra gli emigrati italiani in Svizzera, avendo, tra l'altro, la possibilità di tornare per alcuni mesi in Svizzera, per motivi di lavoro oltre, ma questo lo decisi al momento, che di studio.
Il presente lavoro mi ha aiutato, senza alcun dubbio, a riannodare i fili spezzati della mia storia, a mettere ordine e definire più precisamente la mia identità, ma anche ad esplorare quella che Hobsbawm definisce la zona crepuscolare, ossia quella zona che "si stende dal punto d'inizio delle tradizioni o memorie familiari ancora vive (diciamo dalla più antica fotografia di famiglia che il familiare più anziano è in grado di identificare o spiegare) fino al termine dell'infanzia".
L'elaborato, quindi, è strutturato come un intreccio tra considerazioni personali, riconducibili al proprio vissuto, o alla propria memoria, ricostruzioni storico-sociali del periodo considerato, ed interpretazioni dei dati rilevati sul campo.
Per quanto riguarda la progettazione della discesa sul campo, oltre a far riferimento ai miei ricordi personali, mi sono avvalso di alcuni informatori, fra i quali mio padre, vissuto in Svizzera dal marzo 1957 al dicembre 1991, al quale spesso ho chiesto informazioni riguardo a sé ed alle quotidianità di quegli anni.
Durante il mio soggiorno svizzero ho avuto modo di intervistare alcuni emigrati tutt'ora residenti a Schönenwerd, in particolare Aldo Domanico, roglianese emigrato nel 1970, a 21 anni, e fondatore, nel 1986, dell'Associazione Roglianesi Emigrati in Svizzera (ARES).
Il ruolo degli informatori è stato determinante perché essi hanno rappresentato gli strumenti privilegiati per entrare in comunicazione con le realtà oggetto dell'osservazione e per definire il confronto per la rielaborazione delle esperienze che, fino ad allora, vivevano solo in me.
La possibilità di intervistare persone di generazioni diverse, o comunque emigrate nell'arco di quasi 30 anni, mi ha permesso di ricoprire, con le indagini, l'intero arco temporale dell'emigrazione dei roglianesi in Svizzera, che arriva ormai a 60 anni (dal 1954 al 2014).
Non solo per fare chiarezza sulla mia zona crepuscolare, ma soprattutto per comprendere meglio come è iniziato l'esodo roglianese verso la Svizzera, è stato necessario iniziare dalla metà degli anni '50 del secolo scorso.
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Informazioni tesi
Autore: | Aldo Gabriele |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Cesare Pitto |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 78 |
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