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Disabilità: dalla diagnosi all’intervento educativo

La presente tesi muove dalla volontà di approfondire il percorso e le modalità di realizzazione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità visiva. Oggi, l’integrazione scolastica degli alunni non vedenti è una realtà consolidata, come pure è consolidato il dato che il loro processo educativo richiede alla scuola stessa il possesso di precise competenze e l’offerta di metodologie didattiche rispettose della specificità di ciascuno, all’interno di un contesto formativo comune.
L’elaborato si suddivide in tre capitoli.
Nel primo capitolo si è scelto di esaminare l’iter legislativo che ha permesso alla scuola italiana di abbandonare l’istruzione speciale e di dirigersi verso un processo educativo d’integrazione in una prospettiva inclusiva. Un cammino costellato da importanti tappe normative, le più significative delle quali circoscritte al ventennio che va dal 1971 al 1992, che come un pendolo ha oscillato dalla situazione originaria di segregazione e di esclusione da qualunque intervento educativo all’inserimento “fisico” in una scuola non ancora pronta e senza figure specializzate; dall’integrazione accogliente ma selettiva alla prospettiva di una nuova inclusione per tutti, aperta ad approcci progressivamente più concreti e flessibili adeguati ai bisogni formativi speciali dei singoli alunni.
Nel secondo capitolo il focus si sposta sulla didattica per gli studenti con disabilità visiva attraverso un’analisi degli ausili multisensoriali e delle tecnologie, in qualità di strumenti facilitatori per promuovere il processo di inclusione scolastica. La presenza in classe di alunni con deficit visivo sollecita una riflessione importante circa le risorse e le modalità da attivare per favorire la piena partecipazione di tutti all’apprendimento attraverso una diversa strutturazione del setting didattico e l’utilizzo di differenti scelte metodologiche, come l’utilizzo di ausili dalla funzione vicariante in grado di garantire una maggiore accessibilità alle informazioni e, di conseguenza, una maggiore autonomia. La scuola che accoglie un alunno con disabilità visiva può riuscire con successo nel proprio compito formativo solo a patto che operi nel rispetto dell’idea fondante di integrazione e sia disposta a rinegoziare i termini del rapporto educativo in base alle esigenze del singolo individuo.
Il terzo capitolo invece, si conclude con il racconto di una mia esperienza personale descrivendo un po' l’alunna che ho avuto il piacere di osservare, permettendomi di fare una lunga riflessione e di raggiungere la consapevolezza di diventare una docente.

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27 CAPITOLO 2 DISABILITÀ: DALLA DIAGNOSI ALL’INTERVENTO EDUCATIVO. LA DISABILITÀ VISIVA 1. La disabilità visiva nella scuola di tutti La legge italiana n.517 del 4 Agosto 1977, rappresenta uno degli snodi principali nella storia del diritto all’educazione per tutti, in quanto dal momento della sua approvazione la scuola ha aperto le porte a chi fino ad allora aveva potuto beneficiare solo della frequenza in classi speciali e differenziali o in istituti specializzati. Essa rappresenta un momento storico, sociale ed educativo fondamentale e un evento che ha comportato profonde trasformazioni culturali. Alla base delle decisioni di questa legge sta il riconoscimento che la miglior terapia per un alunno con difficoltà è quella di essere inserito nella comunità di appartenenza e nella scuola di tutti. Oggi, a prescindere dalla qualità delle modalità di realizzazione, l’integrazione scolastica degli alunni con deficit visivo è una realtà consolidata, come pure è consolidato il dato che il processo educativo di questi alunni richiede alla scuola stessa il possesso di precise competenze rispettose della specificità di ciascun soggetto, all’interno di un contesto formativo comune. La presenza di ragazzi disabili nella scuola di tutti ha contribuito a ridefinire il compito istituzionale della scuola stessa e ha indicato prospettive di rielaborazione della professionalità docente 27 . L’intensa ricerca condotta dalle maggiori Istituzioni Tiflopedagogiche, ha progressivamente evidenziato gli indirizzi metodologici, i percorsi didattici e i sussidi che possono facilitare il percorso di potenziamento compensativo dell’alunno con deficit visivo, sottolineando che tutti i sostegni e gli aiuti a nulla servirebbero senza la presenza di alcune 27 R.CALDIN e R. MONTANI, Disabilità: quadro teorico e percorsi di integrazione, Cleup, Padova 2000.

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Parole chiave

disabilità
insegnante di sostegno
intervento educativo
inclusione
disabilità visiva
didattica speciale
inclusione scolastica
alunni non vedenti

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