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La risposta del Brasile alla crisi finanziaria globale

La crisi finanziaria internazionale,che ha avuto inizio fondamentalmente a partire dalla seconda metà del 2006 è una crisi strutturale e sistemica,che trova le sue ragioni nella politica monetaria adottata dalla Federal Reserve,nell’incentivo a creare nuovi strumenti finanziari sulla base del modello “origina e distribuisci”,con “l’impacchettamento,la riqualifica e la distribuzione” di prestiti sul mercato;nel velo di opacità e sottostima del rischio;in rating favorevoli e informazioni farraginose. Una crisi che ha nettamente diviso la scena globale tra performance dei paesi occidentali,in lotta per attutirne gli effetti, e paesi emergenti,e soprattutto quelli del BRIC,protagonisti di una positiva performance macroeconomica. Tra questi ultimi il Brasile, un paese che nel XX secolo è cresciuto molto più rapidamente degli altri paesi della regione,rafforzando le politiche pubbliche di distribuzione del reddito, inclusione sociale e maggiore accesso alle linee di credito. Un paese in cui continuano certamente a persistere i grandi problemi strutturali e questioni legate al settore delle infrastrutture, della logistica, dell’educazione e della politica sociale, ma che è riuscito a mettere in piedi, nel corso delle altalenanti vicende politiche,una serie di pilastri e basi aconomico-finanziarie tali per cui l'effettivo sentore della crisi è stato registrato solo a ridosso del 2008.
Questo lavoro nasce dall’intenzione di analizzare i motivi per cui l’economia brasiliana è riuscita a superare le turbolenze legate alla crisi finanziaria internazionale,riprendendo, già nel corso del 2009, il suo trend positivo e dalla curiosità di capire come le politiche adottate dal governo e dalla banca centrale siano riuscite a creare una corazza economica al sistema finanziario di cui è dotato.

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8 INTRODUZIONE LA “B” DI BRIC: PERCHE’ IL BRASILE? La crisi finanziaria internazionale, che ha avuto inizio fondamentalmente a partire dalla seconda metà del 2006, scoppiata poi nel 2007, quando cominciò a gonfiarsi la bolla immobiliare nel mercato statunitense, è una crisi strutturale e sistemica. Una crisi che ha colpito le economie avanzate in maniera differente rispetto a quelle emergenti e trova le sue ragioni nella politica monetaria adottata dalla Federal Reserve, decisamente espansiva dopo la bolla-internet del 2000, e nell’incentivo a creare nuovi strumenti finanziari sulla base del modello “origina e distribuisci”, con “l’impacchettamento, la riqualifica e la distribuzione” di prestiti sul mercato, e nella riluttanza a frenare questo processo. Velo di opacità e sottostima del rischio, rating favorevoli e informazioni lacunose e farraginose, crisi di fiducia e mosse di politica monetaria non particolarmente efficaci, perché inizialmente volte all’aumento della liquidità piuttosto che al ripristino della fiducia, ne sono fondamentalmente la causa. Ma, proprio mentre la maggior parte dei paesi occidentali lottava per attutire gli effetti derivanti dalla crisi finanziaria globale e contenere gli esorbitanti deficit di bilancio, alcuni paesi emergenti, tra i quali soprattutto quelli del BRIC 1 , cercavano di controllare piuttosto l’ormai modesto ammontare di debito pubblico (anche se, tuttavia, l'India in parte ne è stata un’eccezione), protagonisti, in realtà, di una positiva performance macroeconomica, che ha sortito una serie di effetti, tra cui il più evidente è stato la crescita di un bene intangibile: la reputazione. Tra questi, il Brasile non ha certo evitato la recessione, da cui, però, è stato colpito soltanto a partire dal terzo trimestre del 2008, prima con la riduzione delle linee di 1 Fu nel 2003 che Jim O’Neill, della banca d’affari Goldman Sachs, coniando il termine BRIC, cominciò a parlare del Brasile, insieme a Russia, India e Cina, come uno di quei quattro paesi che sarebbe stato in grado di contendersi il dominio dello scenario economico mondiale futuro.

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