Il parco fluviale in ambito urbano: aspetti progettuali e scelta vegetazionale.
I parchi fluviali, come si può facilmente intuire dal loro stesso nome, sono caratterizzati dalla presenza del binomio acqua-vegetazione. Si tratta di ambienti naturalmente presenti in zone ancora inalterate dall’intervento dell’uomo, in cui possono coesistere allo stesso tempo specie animali e vegetali e che assumono particolare importanza in ambito urbano, dove costituiscono una sorta di polmone verde per le città in cui domina il cemento.
La vegetazione, nelle sue diverse forme (arborea, arbustiva e erbacea), riveste in essi un ruolo da protagonista, proteggendo il terreno dall’erosione, conferendo stabilità, creando habitat naturali di rifugio per gli animali, depurando l’aria, l’acqua e il suolo, oltre che avere una funzione estetica, per rendere gradevole la fruizione da parte dei cittadini.
Non tutti gli ambienti sono uguali; per questo risulta molto importante la scelta della componente vegetale più adatta, tenendo conto degli aspetti pedoclimatici tipici di ogni luogo, delle proprietà biotecniche e fisiologiche delle diverse specie vegetali, oltre che della valenza estetica e della loro evoluzione spazio-temporale.
Sulla base di queste considerazioni si è cercato di impostare l’argomento su di un caso attuale, la riqualificazione ambientale della sponda sinistra del fiume Stura di Lanzo (zona Iveco), che rientra nel più vasto progetto “Torino Città d’Acque”. Questa zona, caratterizzata nei secoli scorsi da una matrice agricola, a partire dal secondo dopoguerra è stata rapidamente occupata da insediamenti industriali che non hanno tenuto alcun conto della salvaguardia dell’ambiente naturale, abbandonando in esso rifiuti di vario genere, rimasti sul posto anche una volta terminata l’attività industriale.
Allo stato attuale l’area è interessata soprattutto da orti abusivi e da terreni incolti, In cui sono presenti macerie di vario genere scaricate anch’esse abusivamente. Vi sono inoltre un parcheggio e un’area già adibita a giardino negli anni ’70, la quale è oggi in stato di totale abbandono. Su questa è stata effettuata un’analisi visiva sullo stato estetico, statico e fitosanitario delle specie vegetali presenti, offrendo, sulla base dei dati ottenuti, indicazioni circa gli interventi da attuare per un eventuale recupero.
Le scelte progettuali mirano alla creazione di un parco urbano estensivo, che unisca alle normali caratteristiche di fruibilità delle aree verdi cittadine una forte connotazione di ricostruzione ambientale attraverso il risanamento delle zone degradate, la valorizzazione delle risorse ambientali esistenti, la composizione di un quadro paesaggistico unitario e coerente con i caratteri tipici delle zone fluviali e la formazione di spazi di verde attrezzati per la sosta non prolungata.
Nel parco sono previste aree a prato alternate da altre in cui sono presenti specie arboree e arbustive, con lo scopo di migliorare la qualità estetica e allo stesso tempo di schermare la vista da elementi di disturbo, con l’aiuto anche di rilevati in terra, cercando di conferire il più possibile l’aspetto di naturalità mantenendo, però, un ambiente accogliente per i cittadini.
La peculiarità di questo parco, a differenza di altri realizzati finora, è la scelta delle specie vegetali; infatti non è stato previsto, se non in pochi e particolari casi, l’impianto di alberi e arbusti di provenienza esotica, ma la ricerca delle specie è stata effettuata tra quelle caratteristiche di analoghe zone fito-climatiche riscontrate in natura, ovvero tra le specie autoctone.
La vegetazione potenziale della zona è riconducibile all’alleanza del Carpinion, ovvero il querco-carpineto, con l’inserirsi dell’associazione Salicetum albae, ovvero il saliceto ripario a salice bianco, nella fascia più prossima al fiume. Saranno, quindi, messe a dimora specie arboree e arbustive tipiche di questi due sistemi, che teoricamente dovrebbero garantire un ottimo successo.
Particolare attenzione è stata dedicata all’area destinata al saliceto ripario, dove si è pensato di realizzare una collezione dei salici che è possibile trovare nelle zone della bassa pianura, con alcuni casi di specie maggiormente diffuse in ambienti collinari (Salix rosmarinifolia) e montani (Salix daphnoides), laddove il fiume ha ancora carattere torrentizio.
Inoltre, è stata presa in considerazione la possibilità di realizzare, sempre nella fascia più vicina al fiume, un’area umida con scopi depurativi, per le acque provenienti da uno scarico del vicino stabilimento Iveco. In essa troveranno posto specie che con le loro caratteristiche fisiologiche saranno in grado di migliorare la qualità dell’acqua prima della sua immissione nella Stura di Lanzo.
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Informazioni tesi
Autore: | Massimiliano Alforno |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Corso: | Produzioni vegetali |
Relatore: | Elena Accati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 99 |
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