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Dalla crisi dei subprime alla crisi economica: analisi delle cause e verifica empirica

La crisi dell’economia reale che caratterizza le principali economie occidentali affonda le sue radici in alcuni meccanismi destabilizzanti venutisi a creare nei mercati finanziari internazionali. L’economia virtuale, ha mostrato tutte le sue contraddizioni ed esagerazioni implicite. La ragione del fallimento di un sistema economico di questo tipo è da ricercarsi nell’assenza di limiti adeguati e di regole più severe al funzionamento dell’economia di mercato quale “mano invisibile” per l’interesse della collettività. Il liberismo economico privo di impedimenti, il processo di interdipendenza e di globalizzazione accelerata e soprattutto smisurata che da anni viene perseguito, hanno dimostrato che il sistema può entrare in crisi con una velocità paragonabile ad una reazione chimica a catena a seguito di un evento scatenante. Tale è stato, infatti, lo scoppio della bolla speculativa sul prezzo degli immobili negli Stati Uniti, ove la crisi si è originariamente manifestata, coinvolgendo successivamente i diversi settori e le principali economie mondiali. Poichè dal prezzo degli immobili dipendeva l’andamento del sistema di pagamento dei mutui utilizzati per finanziarne l’acquisto, l’impennata del prezzo delle case ha impedito ai soggetti più poveri il pagamento delle rate per il servizio del debito subprime, così definito proprio per la sua pericolosità rispetto al prestito primario. Se gli istituti erogatori avessero limitato le pratiche di trasferimento del rischio di credito che si accollavano, il quale ha coinvolto, seppur “inconsapevolmente”, gli investitori di tutto il mondo, o meglio se fossero esistiti adeguati meccanismi di limitazione alle concessioni dei prestiti e alla cartolarizzazione del credito erogato, probabilmente non si sarebbe verificata la crisi dei subprime, scoppiata nell’estate del 2007 a seguito del crollo del prezzo degli immobili. Tale crisi ha coinvolto non solo gli intermediari che registravano perdite in conto capitale a seguito del crollo dei prezzi dei titoli frutto del trasferimento del rischio di credito, ma anche i mercati finanziari, a causa della crisi di fiducia scatenatasi. Ed infatti il vero problema a livello mondiale si è rivelato essere la mancanza di fiducia degli investitori internazionali protrattasi fino ai giorni nostri, poiché ha impedito la ripresa, anche a seguito delle misure adottate non solo dal Governo americano e dai Governi tout court, ma anche delle Banche Centrali. La crisi si è trasformata in crisi del credito internazionale e successivamente in crisi dell’economia reale, data la dipendenza di quest’ultima dal sistema borsistico e finanziario internazionale. Il primo capitolo scava nelle origini della crisi negli Stati Uniti, cioè nella sua causa scatenante: la nascita, lo sviluppo e le caratteristiche del prestito subprime; l’andamento del mercato immobiliare. Il secondo capitolo, invece, dapprima segue un criterio cronologico delle diverse tappe della crisi e successivamente spiega il meccanismo di propagazione a livello internazionale e settoriale, riassumendo alla fine le principali cause che hanno provocato tutto ciò. La descrizione analitica di queste è, invece, affidata al terzo capitolo: il ruolo della politica monetaria, quello delle banche e dei mercati finanziari, il sistema di vigilanza e regolazione adottato. Fornisce, infine, una possibile interpretazione e spiegazione della crisi attraverso il Modello di Fragilità Finanziaria elaborato da Hyman Minsky. Il quarto e ultimo capitolo, cerca di trovare una relazione econometrica stabile tra la crescita del Pil e quella del prezzo delle case negli Usa, cioè vuole verificare se esiste un legame tra la causa prima (bolla speculativa) e la conseguenza ultima (recessione) dell’analisi precedentemente svolta.
Il presente lavoro affronta con occhio critico l’eziologia della crisi del credito internazionale e dell’economia reale, ma non intende affatto promuovere il protezionismo e il ritorno alle origini dello sviluppo economico: anzi al contrario, ritiene che l’economia di mercato e la globalizzazione debbano continuare a guidare le economie mondiali, poiché promotori di uno sviluppo mai realizzato nel passato, supportati però da un più adeguato sistema di regole nazionali e soprattutto internazionali in grado di guidare il sistema verso un suo corretto, efficiente ed efficace funzionamento.

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Introduzione La crisi dell’economia reale che caratterizza le principali economie occidentali affonda le sue radici in alcuni meccanismi destabilizzanti venutisi a creare nei mercati finanziari internazionali. L’economia virtuale, quella cioè fondata sui mercati borsistici, sul sistema degli intermediari finanziari quale motore dello sviluppo economico, ha mostrato tutte le sue contraddizioni ed esagerazioni implicite. La ragione del fallimento di un sistema economico di questo tipo è da ricercarsi nell’assenza di limiti adeguati e di regole più severe al funzionamento dell’economia di mercato quale “mano invisibile” 1 per l’interesse della collettività. Il liberismo economico privo di impedimenti, il processo di interdipendenza e di globalizzazione accelerata e soprattutto smisurata che da anni viene perseguito, hanno dimostrato che il sistema può entrare in crisi con una velocità paragonabile ad una reazione chimica a catena a seguito di un evento scatenante. Tale è stato, infatti, lo scoppio della bolla speculativa sul prezzo degli immobili negli Stati Uniti, ove la crisi si è originariamente manifestata, coinvolgendo successivamente i diversi settori e le principali economie mondiali. Poichè dal prezzo degli immobili dipendeva l’andamento del sistema di pagamento dei mutui utilizzati per finanziarne l’acquisto, l’impennata del prezzo delle case ha impedito ai soggetti più poveri il pagamento delle rate per il servizio del debito subprime, così definito proprio per la sua pericolosità rispetto al prestito primario. Se gli istituti erogatori avessero limitato le pratiche di trasferimento del rischio di credito che si accollavano, il quale ha coinvolto, seppur “inconsapevolmente”, gli investitori di tutto il mondo, o meglio se fossero esistiti adeguati meccanismi di limitazione alle concessioni dei prestiti e alla cartolarizzazione del credito erogato, probabilmente non si sarebbe verificata la crisi dei subprime, scoppiata nell’estate del 2007 a seguito del crollo del prezzo degli immobili. Tale crisi ha coinvolto non solo gli intermediari che registravano perdite in conto capitale a seguito del crollo dei prezzi dei titoli frutto del trasferimento del rischio di credito, ma anche i mercati finanziari, a causa della crisi di fiducia scatenatasi. Ed infatti il vero problema a                                                             1  Adam Smith, 1776  4   

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