La violenza di genere raccontata dai mass media. Un’indagine sulle narrazioni di femminicidio proposte da alcune testate giornalistiche.
La mia tesi di laurea affronta la complessa tematica della violenza di genere e di come viene raccontata da parte dei mass media, con lo svolgimento di un’indagine su alcune testate giornalistiche nazionali. Ho deciso di svolgere questo lavoro di tesi a partire da un interesse personale riguardo le questioni di genere, maturato successivamente e in modo consapevole durante il mio percorso universitario.
Ho sempre riflettuto sul fatto che dietro gli episodi di violenza contro le donne ci fosse qualcosa di più complesso, anziché un impulso o uno scatto di ira o di gelosia, come spesso mi è capitato di sentire alla televisione o di leggere sui quotidiani. Così ho ipotizzato che il linguaggio mediatico affrontasse il fenomeno della violenza di genere in modo spesso disfunzionale, facendo passare un fenomeno con profonde radici culturali come un momento di perdita di controllo.
A partire da questa ipotesi, nel primo capitolo è stato di fondamentale importanza il recente contributo dell’autrice Graziella Priulla, dal titolo Violate. Sessismo e cultura dello stupro, pubblicato nel 2019, così come quello di Chiara Volpato dal titolo Deumanizzazione. Come si legittima la violenza del 2011. A partire da tali contributi ho analizzato le molteplici forme di violenza contro le donne analizzando i dati statistici, per fornire un quadro oggettivo riguardo il fenomeno e ponendo l’attenzione sulla necessità di una adeguata educazione sentimentale ai bambini e alle bambine per poter cambiare il mondo in cui viviamo e che dovrebbe prendere avvio da parte delle famiglie e delle istituzioni scolastiche.
Nel secondo capitolo, con lo studio del testo di Loredana Lipperini e Michela Murgia, “L’ho uccisa perché l’amavo.” Falso! del 2013, ho esaminato il linguaggio mediatico utilizzato dalla televisione, con i suoi programmi televisivi e le pubblicità, finendo per indagare le narrazioni giornalistiche che spesso contribuiscono al mantenimento di una cultura sessista.
L’ultimo capitolo è interamente dedicato alla ricerca empira che ho svolto su 20 testate giornalistiche di 3 diversi quotidiani nazionali: Repubblica, Corriere della sera e La Stampa. La ricerca, che ho svolto dal 1 al 16 settembre 2021, si occupa di indagare le narrazioni dei casi di femminicidio in Italia da parte dei quotidiani. Mi sono concentrata sull’analisi dei vocaboli usati, sulla ricostruzione degli eventi e sulle immagini pubblicate che sono un importante elemento, insieme al titolo, che salta all’occhio del lettore o della lettrice.
Ho effettuato numerosi confronti tra i diversi articoli, notando come si alternino narrazioni virtuose e narrazioni che invece risultano ambigue, pericolose, poiché pongono al centro della narrazione l’assassino anziché la donna uccisa e come da titoli neutri si passi subito dopo a narrazioni disfunzionali riguardo il medesimo caso di femminicidio e viceversa.
Da questa indagine sono emersi risultati eterogenei: ho rilevato tratti di sensazionalismo, ma anche molti virtuosismi.
In conclusione, emergono molti miglioramenti a livello narrativo rispetto agli anni passati ma con ancora con molte imprecisioni e scelte discutibili, che rischiano di portare i lettori e le lettrici ad apprendere un messaggio scorretto riguardo un fenomeno così diffuso come il femminicidio.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Vanneschi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Irene Biemmi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 66 |
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