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Identità umana, storia, letteratura. Il rapporto docente-studente.

Una delle caratteristiche fondamentali nell'ambito educativo è il rapporto tra il docente e lo studente. Pertanto la domanda che ho voluto affrontare con la mia tesi era perché ci fossero insegnanti positivi e insegnanti negativi; perché alcuni venissero amati dagli studenti ed altri no. Ma soprattutto perché alcuni docenti sapessero entrare in rapporto con i propri discenti ed altri accrescessero in loro solo sensazioni di disagio, incomprensioni e cattivo rendimento.
L’altra domanda che mi posi, apparentemente sembrava più semplice e più scontata: perché ci sono studenti che sono bravi negli studi e studenti che non lo sono.
Per rispondere a questo, mi si è aperto un mondo: un mondo intrecciato tra le verità negate e le falsità coltivate; tra le menzogne spesso (troppo spesso) nate per interessi personali e le realtà scottanti spesso (troppo spesso) persegiutate, distrutte, nascoste.
Partendo da qui, nel tentativo di riprendere un filo ingarbugliato soprattutto di realtà negate dagli uomini potenti della storia (ma anche da tanta ignoranza), mi sono mossa alla ricerca di una risposta a questi interrogativi cominciando proprio dalla storia passata, ripercorrendola attraverso la letteratura, le istituzioni scolastiche italiane, laiche e religiose, e tutti quegli autori (dai filosofi agli psichiatri, dai sociologi agli uomini di chiesa) che hanno potuto contribuire a mettere insieme le motivazioni di comportamenti relazionali in ambito scolastico sia negativi che positivi.
Ho dovuto così, inevitabilmente, imbattermi nella sociologia del pensiero umano, nella sua salute e nella sua filosofia. Ho dovuto scavare negli archivi della storia delle istituzioni laiche e non. Ho dovuto affrontare il problema della salute del pensiero psichico e l’ho fatto ripercorrendo la teoria del professor Fagioli.
Ho dovuto ripercorrere i movimenti politici, cultural e sociali, che hanno fatto la storia della scuola, attraversarli e rielaborarli con la conoscenza più attuale della realtà psichica, propria del pensiero dell’essere umano.
“Capita a tutti nella vita di leggere, ascoltare, partecipare, narrare una storia, la propria storia, un libro letto. Capita spesso nella vita di trovare persone che non hanno niente da raccontare, insegnanti che non hanno niente da insegnare e si ritrovano comunque in cattedra. Ci sono stati nel passato, ci sono e probabilmente ci risaranno nel futuro.
A noi però ci piace viaggiare con la conoscenza dell’identità umana che abbiamo trovato nella letteratura e altrove; nuotiamo nelle librerie e diamo spazio ai libri tutte le volte che la nostra esistenza la sentiamo vuota, inconsistente e abbiamo bisogno di nutrimento. E lì cerchiamo compagnia, cerchiamo soddisfazione al rapporto sterile della giornata. O tentiamo di farlo” (da un estratto della tesi).

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4 Introduzione «[…] Nel presente quadrimestre Tiziana ha assunto un atteggiamento particolarmente aggressivo nei confronti dei compagni polarizzando la sua attenzione e la sua amicizia su una sola bambina: Sonia. […]»2 Era la fine degli anni ‟70. Nella classe elementare seconda B la maestra stava mostrando agli alunni, con fare canzonatorio, i disegni fatti su un quaderno che rappresentavano la mia famiglia. Tutti mi deridevano perché la maestra sottolineava il fatto che quelle figure non avessero i capelli. Mi sentivo umiliata. Non avevo pensato di disegnare anche i capelli dei miei personaggi e non sapevo spiegarmi perché non lo avessi fatto… Quello stesso anno per mia fortuna cambiai scuola. Era l‟anno 1982, facevo la quinta elementare. Una mattina di febbraio arrivai a scuola con una gamba ingessata e quando la maestra mi vide, con fare compassionevole, mi aiutò a salire le scale per arrivare in classe. La stessa maestra qualche giorno dopo mi diceva che era una fortuna che io fossi con la gamba ingessata: sarei stata più tranquilla! Era l‟anno 1984. Anno in cui ripetevo per la seconda volta la classe prima media. Fu l‟anno dell‟esclusione: ero ripetente e i professori avevano capito soprattutto, che ero figlia di genitori separati. Mi sentivo perseguitata dagli insegnanti. Dall‟ultimo banco potevo vedere tutte le mani alzate dei compagni di classe pronti a rispondere, ad un cenno dell‟insegnante, alla domanda cui io, interrogata, non sapevo dare risposta. L‟attesa era angosciante, la docente quasi compiaciuta, sembrava non volesse porre fine a quella scenetta pietosa. Ho ancora nella mente gli insegnanti che mi facevano piangere puntando il dito sulla mia impreparazione e sulla mia sensibilità. Allora mi saliva la febbre (o forse me la facevo venire) e la scuola era costretta a chiamare mia madre. Una madre che comprendeva poco le mie difficoltà lasciandomi nella frustrazione e nella solitudine. Ma di quell‟anno, ricordo anche una insegnante di educazione tecnica che aveva saputo trovare con me il giusto rapporto, facendomi ottenere migliori risultati a dispetto di tutte le altre materie. Un giorno, che non dimenticherò mai, lei prese il mio compito e lo lesse ad alta voce: doveva essere da esempio a tutta la classe. Ripeté più volte quanto fossi stata brava e lo disse anche a mia madre. Fu la prima ed ultima volta che nella scuola dell‟obbligo io provai tanto compiacimento. 2 Documento Ministero della Pubblica Istruzione, Circolo didattico di Gazzada, Scuola Elementare Statale di Gazzada, Scheda personale di Tiziana Cristofari, Anno scolastico 1979/1980.

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