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Il mercato discografico italiano: analisi delle performance delle tre major del segmento nazionale

Questo elaborato tratterà dell’industria discografica, oggetto di una passione personale, unito alla valutazione approfondita del settore, in particolare delle tre case discografiche leader, sotto i profili economici, patrimoniali e finanziari; il fine è quello di ottenere un’analisi di bilancio completa ed esaustiva, come prodotto di uno studio e di un forte interesse anche per la materia. Prima di procedere con questa valutazione, saranno esposte le principali caratteristiche del settore, delineando le forze e le debolezze di esso e prestando attenzione alle minacce, derivanti dalle modalità di fruizione della musica che danneggiano i risultati economici delle imprese operanti nel business. Saranno sottolineate, inoltre, le opportunità che potrebbero scaturire dallo sfruttamento delle innovazioni tecnologiche da parte delle aziende. Grazie all’ausilio e al supporto dato dalla banca dati AIDA, è stato possibile costruire un sistema di indicatori, per ogni profilo da esaminare, che servirà a determinare le performance di queste imprese, il loro sviluppo e a trarre delle conclusioni, confermando che, dal 2015, potrebbe essere iniziato un periodo di svolta per il settore, il quale ha subito una profonda crisi che è durata per oltre 20 anni e che mostra segni positivi di recupero in questo ultimo periodo.

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8 Major Sono case discografiche guidate da multinazionali che operano in quasi tutti i paesi del mondo attraverso le proprie divisioni nazionali. Nel corso dell’ultimo trentennio, le major si sono evolute e hanno cambiato, di conseguenza, la segmentazione del mercato discografico: negli anni Ottanta erano sei 15 le più importanti; a seguito di assorbimenti e fusioni, dal 2012 soltanto tre case sono rimaste dominanti sul settore, le c.d. Big Three 16 : Sony Music Entertainment, Universal Music Group e Warner Music Group. Queste case discografiche hanno una struttura e un’organizzazione aziendale tale da permettere loro di esercitare un largo potere d’influenza e detenere buona parte di tutto il mercato mondiale, creando così una forma di oligopolio differenziato 17 . Le etichette chiamate sublabel, invece, sono il nucleo operativo delle major: sono marchi commerciali registrati appartenenti alle società internazionali che si occupano delle varie fasi della filiera e talvolta si specializzano in un genere musicale predefinito, come per esempio la Columbia Nashville, specializzata per la produzione e vendita di progetti di musica country per il gruppo Sony. Come si vedrà anche in seguito, le case discografiche sono i soggetti che investono di più nella carriera di un artista e sono le stesse che entrano maggiormente in contrasto con loro per motivi economici derivanti dalla paura di non riuscire a “rientrare” nei loro investimenti; questo concetto viene anche rimarcato da Richard Middleton, noto insegnante di musica in Inghilterra, studioso di popular music: “le case discografiche cercano sicuramente di incanalare la domanda [...] ma non sono mai sicure del proprio mercato; il massimo che possono fare è offrire un repertorio culturale, per coprire un ventaglio di possibilità in modo da minimizzare i rischi” 18 . Le tre major citate saranno oggetto dell’analisi orizzontale e verticale di bilancio che sarà illustrata nel secondo capitolo, in particolare per quanto concerne le divisioni che operano nel mercato discografico italiano 19 . 15 EMI, Sony Music Entertainment, Universal Music Group, Polygram, BMG, Warner Music Group. 16 Universal assorbì Polygram, Sony attuò la fusione con BMG ed le etichette di EMI vennero divise tra le tre major rimanenti. 17 Secondo Music&Copyright (report di ricerche effettuate da varie società del settore come UMG, IFPI, WMG, ecc.), nel 2015 le quote di mercato delle case discografiche erano: SME 22,6%, UMG 33,5%, WMG 17,1%, Indie 26,8%; in sintesi 73,2% delle major contro il 26,8% delle indipendenti. 18 Middleton, 1994, ed. it.: 2001, p. 106. 19 Nel corso dell’elaborato: Warner/Sony/Universal stanno ad indicare le divisioni nazionali, WMG/SME/UMG indicheranno invece i gruppi collegati alla realtà mondiale.

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