Psicomotricità funzionale e disturbo dello spettro autistico

- 1 - INTRODUZIONE. La Psicomotricità Funzionale osserva la persona nell’ottica sistemica in cui ogni elemento, di cui è costituito, è strettamente connesso con gli altri e la variazione di uno determina la modifica di tutto l’insieme. Il funzionamento di tali sistemi contraddistinguono l’esistenza della persona in relazione a sé stesso, all’ambiente, agli altri, ai rapporti sociali e in base alle esperienze vissute, creano nuove disponibilità individuali. L’intervento psicomotorio mediato dal corpo in movimento porta ad armonizzare e ristabilire un equilibrio d’identità psico-motoria e cognitiva con l’acquisizione di nuovi apprendimenti mediante lo sviluppo della persona nella sua globalità in un contesto di continua relazione con l’ambiente. “Lo scopo non è l’apprendimento di una cosa, ma l’agire sullo sviluppo funzionale della persona al fine di facilitare l’apprendimento” 1 . Ogni forma di apprendimento è possibile se mediato dalla motivazione e dall’interesse che si trasforma in intenzionalità. Il soggetto di tale esposizione è un bambino di 8 anni con Disturbo dello spettro autistico, disturbo pervasivo dello sviluppo caratterizzato dalla presenza di deficit persistenti nella comunicazione e interazione sociale in presenza di comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive. La Psicomotricità funzionale è una metodologia che agisce nell’ottica della globalità della persona attraverso interventi mediati dal movimento vissuto in continua relazione con diversi soggetti, con l’ambiente e la propria corporeità. Tale scienza è basata sul principio sistemico, permette di lavorare in maniera globale sulle difficoltà specifiche della persona a beneficio dell’intero sistema corpo, in quanto le sollecitazione di una funzione