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Perdonare e guarire

Le motivazioni che mi hanno spinto ad approfondire il tema del perdono hanno duplice natura, in primo luogo promuovere una sensibilità e un’apertura nei confronti del prossimo, che sia marito, amico o fratello; in secondo luogo mettere in pratica tale apertura al fine di migliorare la qualità delle relazioni molto spesso compromesse dalla mancanza di dialogo, comunione e tradimenti. Aprirsi al prossimo vuol dire porsi in ascolto. Ascoltare è un’azione emotiva e intellettuale in quanto implica la capacità di comprendere pienamente quello che l’altro vuole dire con le parole e con il corpo. In tale ottica il costrutto del perdono non vuole stabilire un rapporto di amicizia con il presunto colpevole, ma riconoscerne l’umanità. Si prende, dunque, consapevolezza che l’uomo non è immune da errori, ma fallibile e proprio a partire da questa condizione di fallibilità umana si rende possibile il perdono. Il perdono, così come l’amore, «perdona qualunque cosa indistintamente, così come perdona a chiunque; perdona tutto a tutti e non si attarda a far distinzioni fra le colpe gravi e le colpe leggere». Il primo capitolo, incentrato sull’amore, evidenzia come l’uomo arrivato all’età adulta, organizzi la propria vita affettiva in funzione dei passati legami di attaccamento, mettendo in risalto il ruolo che le relazioni della prima infanzia possono avere nel predire il successo di una relazione di coppia. Il secondo capitolo è basato sul tradimento, intenso come una disfunsione della coppia. Questo può causare la distruzione definitiva della relazione o la volontà di ricominciare rielaborando l’accaduto. Dopo un tradimento si ha lo stesso senso di angoscia che si prova quando muore qualcuno, per cui è inutile soffocare le proprie emozioni ma è necessario prendersi tutto il tempo per vivere i sentimenti di rabbia, tristezza e dolore. È solo attraverso il perdono che può essere stabilito un rapporto diverso tra ciò che è accaduto e la situazione presente. Infine, il terzo capitolo mette in evidenzia i benefici associati al perdono e come questo implichi una sana capacità di regolare le proprie emozioni e modulare i sentimenti negativi. Il processo del perdono, infatti, è in grado di riparare non soltanto i conflitti interiori ma anche le relazioni interpersonali e può essere considerato una forma efficace di autoregolazione emotiva.

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10 I.2 Stili di attaccamento Senza la risposta dell’altro la vita muore, si disumanizza e brancola nel buio e in tale ottica le relazioni interpersonali, fin da piccoli, possono essere caratterizzate da vari sentimenti e la teoria dell’attaccamento 12 (Bowlby, 1982), studia proprio i primi legami affettivi e come questi possono influire nel corso della vita. L’attaccamento viene ad essere considerato uno dei sistemi motivazionale primario, ci si accorse che il legame che si instaura non è strettamente legato alla vicinanza fisica ma è affettivo-relazionale. Le persone sviluppano un’idea di se stesse sulla base di come sono trattate e viste dagli altri. L’autore evidenzia il concetto di modello operativo interno (MOI), secondo il quale il bambino in base alle ripetute interazioni affettive con i referenti genitoriali, costruirebbe uno schema mentale che comprende rappresentazioni di sè, dell’altro, e della relazione sè-altro. Nel modello operativo del mondo che ciascuno si costruisce, una caratteristica chiave è il concetto di chi siano le sue figure di attaccamento, di dove le si possa trovare, e del modo in cui ci si può aspettare che reagiscano. Analogamente, nel modello operativo dell’Io che ciascuno costruisce, una caratteristica chiave è il concetto di quanto egli stesso sia accettabile agli occhi delle sue figure di attaccamento. In base a tale modello, il bambino, si creerà aspettative sul comportamento degli altri e darà significato alle azioni altrui e proprie. Possiamo parlare di diversi stili di attaccamento: Sicuro, insicuro/evitante, insicuro/ambivalente e insicuro/disorientato. 13 Il primo stile è caratterizzato da una figura accudente e sensibile ai segnali del bambino, disponibile e pronta a dargli protezione nel momento del bisogno, per cui le relazioni future saranno caratterizzate dal rispetto di sè e dell’altro, dalla stima e dalla fiducia nelle relazioni amorose; il bambino potrebbe diventare, dunque, un adulto capace di creare relazioni significative, sarà empatico nei confronti degli altri, in grado di gestire lo stress e usare la comunicazione non verbale. Il secondo stile è caratterizzato da insicurezza e sfiducia nel mondo esterno, dalla convinzione di non essere amato, dovuta dall’incapacità del caregiver di prendersi cura del bambino in maniera adeguata ,ed in base a questo le relazioni future potrebbero essere caratterizzate da freddezza emotiva; il bambino diventerà una 12 J. Bowlby (1982). Una base sicura, applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. cur. M. Magnino. Ed. Raffaello Cortina (1989). 13 Lis A., Stella S., Zavattini G.C.(1999). Psicologia dinamica. Milano, il Mulino.

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Informazioni tesi

  Autore: Simona Russo
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: UKE - Università Kore di Enna
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Giuseppe Craparo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 28

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