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Neuroplasticità ed alterazioni attentive e mnesiche nelle psicosi funzionali

Pur essendo ancora lontani dall'eziopatogenesi della schizofrenia, il perfezionamento nella diagnosi e la sotto tipizzazione, ha permesso di indagare nelle conoscenze degli aspetti meno evidenti delle alterazioni cognitive. Recenti ed affascinanti studi hanno dimostrato che in pazienti schizofrenici con DEFICIT COGNITIVI il gene BDNF è associato ad una minore espressione dendritica nei neuroni ippocampali e corticali. Pertanto il BDNF rimane un plausibile parametro neurochimico coinvolto nella eziologia della schizofrenia e possibile target per potenziali futuri farmaci.

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11 1 Introduzione Ciascuno di noi vive all'interno dell' universo, la “prigione” del proprio cervello. (Vernon Mountcastle) Il termine schizofrenia deriva dal greco e significa “mente divisa”. Storicamente questo termine nasce ai primi del '900 quando Bleuler lo usa per la prima volta in un suo trattato. L'importanza del funzionamento cognitivo nella schizofrenia è riconosciuta fin da quando Kraepelin descrisse nel 1896, la dementia precox. Kraepelin osservò che in questo disturbo mentre molte capacità cognitive fondamentali (come la memoria e l'orientamento generale) restano relativamente inalterate, evidenti riduzioni di alcune capacità, quali l'attenzione e la capacità di giudizio, sembrano riflettere un deficit di base nel processo di volizione. Ipotizzò inoltre che i deficit delle “capacità intellettuali superiori” potrebbero interessare le regioni frontali, precorrendo l'attuale concetto di capacità esecutive (Zec, 1995). Per anni la schizofrenia venne riconosciuta come un disturbo cognitivo, infatti è noto che le prime ricerche sulla cognizione nella schizofrenia risalgono ai primi anni del secolo scorso. Un'altra spinta verso l'accresciuto interesse per la cognizione in schizofrenia, fu il riconoscimento che alcuni farmaci più recenti impegnati per trattare i pazienti schizofrenici, avevano effetti positivi anche sulla cognizione (Sharma, Harvey 2002). Il conseguente perfezionamento nella diagnosi e la sotto-tipizzazione schizofrenica, ha permesso successivamente, una maggior possibilità nelle conoscenze degli aspetti meno evidenti delle alterazioni cognitive (Invernizzi 2000). Pur essendo ancora lontani dalla conoscenza esatta dell'eziopatogenesi

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Informazioni tesi

  Autore: Raffaella F Marin
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Trieste
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia
  Relatore: Carlo Semenza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 79

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Parole chiave

alterazioni cognitive
bdnf
schizofrenia

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