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Maternità e bias percettivi: uno studio pilota sulla percezione degli stimoli visivi nelle madri

Diversi studi hanno dimostrato come la percezione visiva subisca delle alterazioni durante la gravidanza. Le principali teorie ipotizzano che la causa di tali bias sia da ricercarsi nella motivazione filogenetica a proteggere il proprio piccolo. Con lo scopo di verificare se tali alterazioni percettive persistessero anche dopo la nascita del bambino, abbiamo confrontato le prestazioni di 60 madri (di cui 30 con figli tra 9-18 mesi, in fase quindi di apprendimento della deambulazione autonoma) con quelle di un gruppo di controllo composto da donne senza figli ad un compito in cui veniva loro chiesto di completare la planimetria di una cucina disegnando un tavolo. L'ipotesi che volevamo testare era se le madri, ed in particolare quelle con figli in età 9-18 mese, percepissero gli oggetti come più grandi e più pericolosi rispetto alle donne senza figli o con figli in altre fasce d'età. La scelta del tavolo è stata dovuta al fatto che esso è un oggetto quotidiano e rappresenta un reale pericolo per i bambini che stanno iniziando a camminare, per cui ci aspettavamo che le madri gli prestassero particolare attenzione. Come stimolo neutro, abbiamo utilizzato la planimetria di un tavolo ed abbiamo chiesto alle donne di disegnare la custodia di un cd, un oggetto meno comune e non pericoloso per i bambini. Prima di somministrare il compito sperimentale, abbiamo sottoposto le donne ad un test di screening (VOSP) per verificare che nessuno dei soggetti presentasse alla base dei deficit visivi. Abbiamo inoltre inserito un test sull'ansia (STAI-Y) per valutare se ci fosse una correlazione tra ansia della madre e ampiezza del deficit percettivo. I risultati indicano che le donne con figli in età 9-18 mesi percepiscono il tavolo come più grande rispetto agli altri gruppi di donne: lo stesso non accade invece qualora lo stimolo non sia saliente per l’incolumità fisica del bambino, come nel caso della custodia del cd. Inoltre, il livello d’ansia non sembra influenzare la prestazione dei soggetti, indicando quindi indipendenza tra quest’ultimo e deficit percettivi. Tali risultati suggeriscono che la causa dei bias visivi riscontrati nelle madri potrebbe essere ricercata, anche dopo la nascita del bambino, proprio nella motivazione a proteggere il figlio.

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7 Introduzione Questa tesi nasce dal mio interesse personale per il mondo della genitorialità e per quello dei bambini. Basta fare una piccola ricerca su internet per rendersi conto del fatto che molto è già stato scritto su questi temi: i database e le librerie pullulano di libri, ricerche e tesi sulla maternità, sulla relazione madre-bambino, sui cambiamenti all’interno della coppia in seguito all’arrivo di un figlio, sullo sviluppo infantile e così via. L ’obiettivo di questa tesi è però differente: si parla sì di maternità, ma da un punto di vista totalmente diverso. Un punto di vista che tiene in considerazione non solo i cambiamenti psicologici e relazionali che coinvolgono le madri nel momento in cui si trovano a dover accudire un bambino piccolo, ma anche quelli più prettamente neuropsicologici. Nello specifico, con la presente tesi si vanno ad indagare i cambiamenti che avvengono a livello visuo-percettivo nelle madri: la letteratura suggerisce infatti come durante la gravidanza la madre sia soggetta ad alcuni bias percettivi funzionali alla protezione del feto. Ci si è quindi basati su queste ricerche per implementare uno studio pilota che andasse a verificare se tali alterazioni nella percezione visiva potessero mantenersi anche dopo la nascita del bambino. Il lavoro di ricerca descritto nel quarto capitolo tenta proprio di rispondere a tali interrogativi. Naturalmente la parte sperimentale della presente tesi di laurea è preceduta da una rassegna bibliografica che delucida le basi scientifiche su cui si è poggiato lo studio pilota. Il primo capitolo è dunque dedicato ad un excursus aggiornato e scientifico in materia di psicologia della genitorialità: si parla dei cambiamenti psicologici che coinvolgono i genitori, dei compiti di sviluppo a cui devono far fronte nel momento in cui la coppia si trasforma in famiglia e del significato che l’avere dei figli assume nella nostra cultura. Allo stesso tempo, ampio spazio viene riservato anche alla fisiologia della genitorialità, ovvero alle modificazioni neuro-endocrine che concorrono nel trasformare l’essere umano da individuo a genitore, soffermandosi in particolare sulle fasi che rappresentano il punto di svolta per la genitorialità: la gravidanza, con le trasformazioni che comporta sulla sfera fisica e psichica della madre, il parto, descritto

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Informazioni tesi

  Autore: Sabrina Berardo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Torino
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia Clinica e di comunità
  Relatore: Rocco Quaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 125

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