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Linguaggio e memoria nei bambini con sindrome di Down

Lo sviluppo del linguaggio e i suoi rapporti con l'intelligenza sono sempre state tematiche che hanno affascinato la psicologia

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Introduzione Il presente lavoro pone il suo focus d’interesse nell’approfondimento di alcuni aspetti cognitivi nella sindrome di Down ne intende indagare nello specifico, lo sviluppo linguistico ed approfondirne anche le rispettive relazioni con la memoria. Lo sviluppo del linguaggio e i suoi rapporti con l’intelligenza sono sempre state delle tematiche che hanno affascinato l’uomo. Diversi sono stati all’interno della psicologia dello sviluppo gli approcci teorici che hanno cercato di far luce sulle relazioni tra di essi e a tutt’oggi il dibattito si presenta ancora aperto e fervido. Ad un polo, abbiamo le teorie innatiste capitanate da studiosi come N. Chomsky e S. Pinker, che considerano il linguaggio una facoltà innata che non può essere appresa e si mostra essere indipendente dalle altre abilità cognitive cioè per questo punto di vista il linguaggio è “un modulo incapsulato’’ separato quindi dalle altre componenti del sistema cognitivo. Per cui il bambino già alla sua nascita è in possesso di un ricco bagaglio di conoscenze innate e di un meccanismo d’apprendimento predisposto a fargli apprendere la lingua alla quale è esposto, è oramai famosa la suggestiva formulazione di Pinker che paragona la capacità di un bambino che inizia a usare il linguaggio come a quella di “un ragno che tesse la sua tela’’. Dall’altro polo invece citiamo le teorie interazioniste, di cui i maggiori esponenti sono Bates e McWhinney, che pur condividendo l’assunto ad oggi innegabile sulla base innata del linguaggio, ne rivendicano la “parentela’’ anche con le altre strutture cognitive cioè per questo approccio il linguaggio si inserisce all’interno di un contesto molto più ampio, connesso non solo allo sviluppo cognitivo ma anche a quello comunicativo non siamo per quest’approccio in presenza di una facoltà della mente indipendente da tutte le altre, ne separata dalla altre facoltà cognitive ma la costruzione di una lingua, può realizzarsi con una vasta gamma di strumenti cognitivi, percettivi e sociali che potrebbero non essersi sviluppati solo per il linguaggio. È proprio all’interno di concezioni dinamiche di questo tipo, più “interazioniste” piuttosto che innatiste che si inserisce il presente elaborato nel quale partendo da una breve analisi sulle principali teorie dell’apprendimento linguistico si arriva al cuore del problema prescelto; l’aspetto linguistico nella sindrome di Down ed i suoi rispettivi rapporti con la memoria. Parliamo di una sindrome con base genetica che si caratterizza per la presenza di un Ritardo Mentale, nella quale alcune funzioni cognitive risultano maggiormente deficitarie rispetto ad altre che rimangono più conservate. Per quel che riguarda il linguaggio, il profilo evolutivo dei bambini con Sindrome di Down si caratterizza proprio in conformità con un ritardo cognitivo generalizzato, dalla presenza di una disomogeneità di sviluppo tra le competenze 1

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