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Le rappresentazioni sociali dell'euro

Fin dall’antichità, il denaro, anche se con diverse forme, è stato sempre presente nelle vite delle persone, acquisendo, significati e carichi affettivi tali da renderlo non un semplice oggetto o un mero strumento di scambio, bensì un veicolo di significati simbolici e di Rappresentazioni Sociali.
In una prima parte di questo lavoro viene affrontato lo studio dei costrutti di Rappresentazione Sociale, di Memoria sociale e di Identità Sociale per mostrare il modo in cui convergono nella rappresentazione del denaro, in particolare della moneta unica. Ripercorrendo il pensiero di Parsons (1937;1951;1977), Luhmann (1984) ed Habermas (1986) il denaro sarà trattato nella sua veste di medium simbolico che veicola, tramite il linguaggio, significati, valori e pratiche condivisi dalla collettività. Nella seconda parte di questo studio saranno descritte le basi metodologiche e i risultati della ricerca condotta al fine di indagare le Rappresentazioni Sociali dell’Euro che un individuo, inserito in un contesto di interazioni e di pratiche quotidiane, si costruisce sulla base delle conoscenze preesistenti, legate a loro volta alla Memoria Sociale di eventi dell’Europa e dell’Italia, alle Pratiche Sociali con l’Euro e con la Lira e all’Identità Sociale italiana ed europea (de Rosa, Mormino, 2000).
La ricerca è stata condotta su un campione suddiviso in: Operatori di Servizi (Banche, Poste); Commercianti (Dettaglio, Megastores); Utenti/Consumatori (Lavoratori/Non Lavoratori). Agli intervistati è stato chiesto di rispondere alle domande di un questionario e di costruire una Trama Associativa (de Rosa, 1990, 2000). I dati provenienti dal questionario sono stati analizzati con SPSS (Analisi Fattoriale; Multidimensional Scaling ASCAL; Analisi delle Corrispondenze Multiple; Optimal Scaling). I dati testuali provenienti dalla Trama Associativa (de Rosa, 1990, 2000) sono stati analizzati con Evoc2000.

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4 INTRODUZIONE Fin dall’antichità, il denaro, anche se con diverse forme, è stato sempre presente nelle vite delle persone, acquisendo, significati e carichi affettivi tali da renderlo non un semplice oggetto o un mero strumento di scambio, bensì un veicolo di significati simbolici e di Rappresentazioni Sociali. Il denaro nasce dalla rottura dei legami interpersonali (Ferrari e Romano 1999), infatti l’uomo dell’antichità era immerso in una rete di relazioni che gli lasciava poco spazio alle attività di mercato. Ciò rispecchia una condizione sociale chiusa in cui è assente l’estraneità, caratterizzata da forti vincoli interpersonali i quali instaurano un sistema di coercizioni, obblighi e controllo, che non rende necessario l’utilizzo di denaro (Ferrari e Romano, 1999). In seguito con l’incremento degli scambi e lo sviluppo dei mercati si manifestava la necessità di introdurre un intermediario rappresentato da una merce, «al di sopra di tutte le altre e loro equivalente in valore» ((Ferrari e Romano, 1999, p. 172). L’oro, l’argento ed altri metalli, dapprima in pezzi informi, in seguito in lingotti e in monete vennero via via introdotti come strumenti di intermediazione il cui valore era rappresentato dal loro peso. Con l’introduzione di un autorità esterna (Legrenzi, 2001) il valore, da essa stabilito, era contrassegnato sul pezzo monetario. Il passaggio da valore d’uso intrinseco a valore dichiarato trasformava il denaro in un segno. Questo processo di astrazione del denaro (Ferrari e Romano, 1999) produceva vantaggi di ordine economico, quali la velocizzazione degli scambi, ma anche “costi” psicologici, in termini di adattamento cognitivo ed aumento dell’insicurezza proporzionale al rischio che le dichiarazioni di valore non fossero veritiere. Poi, verso il XVII secolo, fu la volta dei documenti cartacei, rilasciati da banchieri europei, che facevano le veci del denaro. Questi cominciarono ben presto a circolare in quanto offrivano il vantaggio di evitare l’ingombro e il rischio di trasporti fisici di monete. La circolazione era accompagnata dalla progressiva assimilazione cognitiva nel riconoscimento di quei “fogli di carta” come denaro vero e proprio. Tale processo di smaterializzazione del denaro ne svela la sua natura creditizia (Ferrari e Romano, 1999), la quale, nello stesso tempo crea e distrugge denaro nella misura in cui il denaro-merce scompare, trasmutato in promesse di pagamento.

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