La lingua straniera nella scuola elementare: mezzo di integrazione scolastica in quattro soggetti con handicap
La scuola elementare, configurandosi come “ambiente educativo di apprendimento” il cui compito specifico è la promozione di una “prima alfabetizzazione culturale”, ha per fine la “formazione dell'uomo e del cittadino” e garantisce il diritto allo studio per ciascun individuo da ottenere con itinerari individualizzati di comprensione per accogliere le diversità e impedire che si trasformino in disuguaglianza (I Nuovi Programmi della Scuola Elementare, 1985).
Nei Programmi dell’istruzione primaria del 1985 compaiono delle nuove discipline tra cui la seconda lingua, l'educazione al suono e alla musica, all'immagine e quella motoria.
Tali educazioni, caratterizzate dall'uso di linguaggi extra – verbali, permettono l'acquisizione di competenze espressive e comunicative che consentono un approccio più diretto e concreto alla realtà circostante, promuovendo lo sviluppo dell'intelligenza senso - motoria come base per la maturazione dell'intera personalità del bambino.
L'insegnamento della lingua straniera, in questo caso l'inglese, basandosi su un metodo funzionale – comunicativo che usufruisce dell'ausilio di codici alternativi a quello verbale per la più immediata accessibilità e immediatezza della comprensione sia globale che intuitiva (disegno, canzoni, cartelloni, gestualità, sussidi audio - visivi, gioco, drammatizzazione, …), rappresenta un'occasione supplementare all'educazione alla convivenza democratica e un importante momento di integrazione scolastica in alunni con handicap.
Durante la lezione di inglese ho constatato che tutti i bambini, siano essi “normali”, molto intelligenti o presentanti qualche deficit, si trovano al medesimo punto di partenza, cioè impegnati ad apprendere una nuova lingua: l'uso di linguaggi extraverbali, la mancanza o comunque il ridotto feedback negativo da parte dei compagni, l'atmosfera di gioco, l'interesse e la motivazione a stare con gli altri e a sentirsi come loro permettono ai soggetti con handicap un miglioramento delle competenze comunicative e un aumento della fiducia in se stessi, nella maggioranza dei casi e secondo il tipo e la gravità del deficit.
Dalla mia esperienza personale come insegnante elementare sia di lingua straniera che di sostegno, ho potuto notare come in molti casi la lezione di inglese possa venir vissuta dai soggetti con handicap come un produttivo momento di integrazione scolastica nel quale le dinamiche di gruppo specifiche della situazione producono un “ciclo percettivo” per cui, in base ad una prospettiva interazionista, le modificazioni nel processo interattivo - simbolico di percezione reciproca inducono la costruzione di una definita identità situazionale in tutti gli alunni, con particolare vantaggio di quelli che presentano sia difficoltà di apprendimento che di inserimento (Neisser, U., 1976, in A. Salvini, 1998, p.162).
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Informazioni tesi
Autore: | Marta Dal Santo |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Nicolette Whitteridge |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 67 |
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