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La Banca del Tempo nella scuola: l’esperienza dell’imparare scambiando. Vantaggi, limiti e possibili soluzioni.

Questo lavoro nasce da grande interesse e amore verso il mondo dei bambini e degli adolescenti e dalla casuale scoperta del progetto della Banca del Tempo. Un progetto che ha come presupposto la valorizzazione delle capacità di ognuno, lo sviluppo di positive relazioni fra i ragazzi, la costruzione di reti relazionali. Il principio ispiratore, infatti, è che tutti sanno fare qualcosa di utile per gli altri e che tutti hanno bisogno di imparare qualcosa da altri: un’idea che quindi tende a valorizzare le differenze, facendole divenire delle ricchezze e nel contempo dà valore ad ognuno per ciò che sa fare, per ciò che può offrire. E’ un progetto che ci insegna che nessuno può far tutto, ma ognuno può apportare un contributo.
La proposta della Banca del Tempo mi sembra ancora più interessante inserita in un contesto quale la scuola: luogo non solo di apprendimento di nozioni e concetti, ma anche e soprattutto luogo importante per lo stabilirsi di relazioni sociali, per la formazione sociale dei giovani, nel quale si preparano gli adulti del futuro. Come dice Rosa Maria Amorevole (1999), la Banca del Tempo vuole aiutare gli adulti a dire ad ogni bambino “Ti accetto come sei” e non “Ti accetterei se tu fossi”.
Il primo capitolo presenta la realtà della Banca del Tempo, un luogo di solidarietà dove si depositano e si scambiano alla pari unità di tempo, senza intermediazione di denaro; è stato analizzato il funzionamento, gli obiettivi, ma anche i suoi vincoli e le difficoltà.
Vengono presentate, poi, la storia della Banca del Tempo in Italia, come è nata e come si è sviluppata, la prima esperienza italiana, sviluppatasi grazie alle donne della commissione pari opportunità del comune di Santarcangelo di Romagna, ed una breve panoramica sulle esperienze di questo tipo presenti anche al di fuori del territorio italiano.
Il secondo capitolo si focalizza sull’applicazione scolastica della Banca del Tempo, presentando innanzitutto l’esperienza francese delle Reti di Scambio Reciproco di Saperi (RERS), iniziata da Claire Hèber Suffrin in una scuola elementare. Si passa, in seguito, all’analisi della realtà italiana, prendendo in considerazione gli obiettivi che questo progetto si pone, nell’ottica della prevenzione del disagio e della promozione dell’agio, obiettivi che per alcuni versi sono simili a quelli delle Banche del Tempo nella comunità, per altri, invece, se ne discostano, proprio perchè diversa è la fascia di età a cui si rivolgono. Saranno presentate quindi, le differenze esistenti sia tra l’applicazione scolastica e l’applicazione nella comunità, sia le differenze nei piani di lavoro nei diversi ordini di scuola, dalla materna alla superiore. Verrà spiegato brevemente come si attua una valutazione in un progetto di questo tipo ed infine saranno esposti i vincoli che si presentano quando si vuole aprire una Banca del Tempo nella scuola. Il terzo capitolo è stato costruito analizzando con ATLAS.ti le interviste fatte a dodici soggetti, implicati a vario titolo in questo ambito, su vantaggi e utilità del progetto, difficoltà ad avviare e a mantenere una Banca del Tempo in ambiente scolastico e sulle possibili soluzioni a tali problemi. Queste ultime domande sono state poste proprio partendo dalla consapevolezza che, in molti casi, esperienze, anche ben avviate, si sono concluse dopo poco e nella speranza di poter gettare il seme affinché questi problemi vengano presi in considerazione e si tenti di risolverli. Verranno, quindi, esposti i risultati raggiunti da questa breve ricerca.

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5 INTRODUZIONE Questo lavoro nasce da grande interesse e amore verso il mondo dei bambini e degli adolescenti e dalla casuale scoperta del progetto della Banca del Tempo. Un progetto che ha come presupposto la valorizzazione delle capacità di ognuno, lo sviluppo di positive relazioni fra i ragazzi, la costruzione di reti relazionali. Il principio ispiratore, infatti, è che tutti sanno fare qualcosa di utile per gli altri e che tutti hanno bisogno di imparare qualcosa da altri: un’idea che quindi tende a valorizzare le differenze, facendole divenire delle ricchezze e nel contempo dà valore ad ognuno per ciò che sa fare, per ciò che può offrire. E’ un progetto che ci insegna che nessuno può far tutto, ma ognuno può apportare un contributo. La proposta della Banca del Tempo mi sembra ancora più interessante inserita in un contesto quale la scuola: luogo non solo di apprendimento di nozioni e concetti, ma anche e soprattutto luogo importante per lo stabilirsi di relazioni sociali, per la formazione sociale dei giovani, nel quale si preparano gli adulti del futuro. Come dice Rosa Maria Amorevole (1999), la Banca del Tempo vuole aiutare gli adulti a dire ad ogni bambino “Ti accetto come sei” e non “Ti accetterei se tu fossi”. Il primo capitolo presenta la realtà della Banca del Tempo, un luogo di solidarietà dove si depositano e si scambiano alla pari unità di tempo, senza intermediazione di denaro; è stato analizzato il funzionamento, gli obiettivi, ma anche i suoi vincoli e le difficoltà. Vengono presentate, poi, la storia della Banca del Tempo in Italia, come è nata e come si è sviluppata, la prima esperienza italiana, sviluppatasi grazie alle donne della commissione pari opportunità del comune di Santarcangelo di Romagna, ed una breve panoramica sulle esperienze di questo tipo presenti anche al di fuori del territorio italiano. Il secondo capitolo si focalizza sull’applicazione scolastica della Banca del Tempo, presentando innanzitutto l’esperienza francese delle Reti di Scambio Reciproco di Saperi (RERS), iniziata da Claire Hèber Suffrin in una scuola elementare. Si passa, in seguito, all’analisi della realtà italiana, prendendo in considerazione gli obiettivi che questo progetto si pone, nell’ottica della prevenzione del disagio e della promozione

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Parole chiave

aiuto reciproco
autoefficacia
banca del tempo
insegnanti
risorse
risorse personali
scambio
scuola
socializzazione
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