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L'anomia, tra sociologia e psicologia

L’anomia è definita oggi una condizione caratterizzata da assenza di norme, causata dalla discrepanza fra le esperienze di un individuo e le regole di comportamento che precedentemente assicuravano la coesione sociale. Già da questa prima definizione si può intuire come tale termine sia conteso da due discipline in stretto contatto: la sociologia e la psicologia. Infatti, se i termini «norme» e «coesione sociale» sembrano riferirsi ad un individuo inteso come soggetto collettivo, tipico della prima, la «discrepanza» qui indicata richiama una concezione di soggetto individuale, prettamente psicologica.
L’intento di questo lavoro sarà dunque quello di fornire una conoscenza di quelli che sono stati i più importanti contributi sul tema anomia, esaminando sia le più importanti analisi sociologiche, che le più innovative visioni psicologiche.
Il primo capitolo è dedicato ad una breve storia del termine e agli studi ad esso correlati partendo dalle più antiche origini etimologiche.
Il secondo capitolo riguarda il lavoro di Emile Durkheim, il primo a fornire connotazioni sociologiche all’anomia nelle sue analisi correlate alla divisione del lavoro sociale e al suicidio.
Nel terzo invece si tratterà del contributo di Robert Merton sociologo americano, cioè della relazione tra anomia e devianza, uno studio che per aver influenzato numerosi teorici della criminologia risulta essere la più importante e famosa analisi della tematica in questione.
I contributi psicologici sono il tema centrale del quarto capitolo che, tramite gli apporti teorici di studiosi come Sebastian De Grazia, Leo Srole e Robert MacIver, esamina la condizione anomica trattandola come una dinamica di natura individuale.
Infine nel quinto capitolo si darà spazio alle più recenti analisi dell’anomia e agli attuali sviluppi teorici di autori come Ralf Dahrendorf e Jean Duvignaud.

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7 1 ANOMIA: BREVE STORIA DI UN TERMINE 1.1 Le origini La nascita del termine anomia, per i teorici della sociologia, si associa ad Emile Durkheim (1858-1917), sociologo francese, che la definiva come una rottura degli equilibri della società ed uno sconvolgimento dei suoi valori. Le origini effettive, però, sono molto più antiche e risalgono al V secolo a.C. e sono da attribuire allo storico greco Senofonte (427 a.C. - 355 a.C.), che utilizzava il termine senza alcuna connotazione sociologica, semplicemente riteneva l’anomia come «illegalità» 1 , cioè la fonte generatrice di caos, significato ovviamente vincolato all’etimologia greca del vocabolo formato da «nomos» (legge, regola, norma) e dall’alfa privativo, quindi letteralmente «assenza di norme». Il termine stesso, successivamente, appare prevalentemente nella letteratura religiosa del Rinascimento inglese agli inizi del diciassettesimo secolo dove «l’anomia indicava la violazione della legge divina, cioè l’azione contraria al volere di Dio» 2 . 1.2 Durkheim e Guyau: due concezioni contrapposte Durkheim considerava l’anomia come il risultato degli effetti di disgregazione sociale che avevano condotto i troppo rapidi mutamenti nel processo di industrializzazione. Nei suoi studi più importanti l’autore afferma che le crisi economiche, positive o negative che siano, conducono necessariamente ad 1 Izzo, A. (1996). L’anomia, analisi e storia di un concetto (Introduzione, pp. 2-7). Bari: Laterza. 2 Gallino, L. (1993). Dizionario di sociologia (pp. 30-33). Torino: TEA-UTET. Easy PDF Creator is professional software to create PDF. If you wish to remove this line, buy it now.

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Parole chiave

anomia
sociologia
durkheim
suicidio
divisione del lavoro
merton
anomico
teorie della tensione

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