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L'ADHD e il benessere psicologico, in età evolutiva e nei contesti scolastici

L’ADHD ha un notevole impatto, soprattutto in età evolutiva, sul benessere psicologico di bambini, preadolescenti e adolescenti, in particolar modo in ambito scolastico, uno degli ambienti di vita centrali in queste fasi del ciclo di vita. Una revisione della letteratura ha riportato difficoltà relative ad alcune funzioni esecutive, quali la memoria di lavoro e la percezione del senso del tempo, e le ripercussioni che hanno nel contesto scolastico; ha, inoltre, sottolineato la centralità della motivazione intrinseca ed estrinseca per questi individui oltre che dell’importante soddisfacimento di alcuni bisogni psicologici di base. Sono state evidenziate difficoltà nella comprensione e nella regolazione delle emozioni e la presenza di una percezione, talvolta distorta, delle proprie capacità, ed un senso di competenza, in ambito scolastico, che in alcuni casi viene sovra o sottostimato. Tutto questo ha un impatto notevole nelle relazioni sociali con i pari e con gli adulti, e la conoscenza di queste difficoltà agevola il lavoro clinico e educativo con questi individui, diminuendo le possibilità di isolamento sociale.

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- 15 - CAPITOLO 2: LE CONSEGUENZE DELL’ADHD SULLE FUNZIONI ESECUTIVE, L’APPRENDIMENTO E SUI BISOGNI PSICOLOGICI DI BASE Una delle componenti principali dell’ADHD, che è stata a lungo studiata negli ultimi decenni, è l’inattenzione: numerosi studi condotti hanno infatti dimostrato e documentato che i soggetti, bambini o adolescenti, che presentano diagnosi di ADHD, tendono ad essere più inattenti rispetto a coloro che non presentano questa condizione (Kofler et al., 2008). Alcuni studi hanno cercato di analizzare la relazione funzionale che esisterebbe tra un deficit nella memoria di lavoro e le difficoltà attentive mostrate dai soggetti con l’ADHD (Kofler et al., 2010), le difficoltà nell’apprendimento (DuPaul et al., 2009) e l’alterazione nella percezione del tempo (Barkley, 1997). Per quanto riguarda le ripercussioni nei contesti scolastici, ad esempio, bambini e adolescenti con ADHD rispetto ai loro pari hanno maggiori difficoltà a svolgere correttamente i compiti, ad ottenere valutazioni elevate nelle prove di verifica e presentano spesso in comorbidità difficoltà di apprendimento (Rapport, Denney, DuPaul & Gardner, 1994; Zentall, 1993; Faraone et al., 1993, in Kofler et al., 2008). Gli altri sintomi chiave del disturbo solo la presenza di impulsività e dell’iperattività, sintomi che, sulla base degli studi finora condotti, permettono di distinguere maggiormente, rispetto ai sintomi inattentivi, i bambini con l’ADHD rispetto a coloro che presentano altre condizioni (Barkley, 2006). Entrambi i sintomi hanno a che vedere con una scarsa capacità di controllare i propri impulsi e di attendere una risposta o una gratificazione, oltre ad una problematicità nel comprendere e nel considerare le potenziali conseguenze negative delle loro azioni o dei loro comportamenti (ibidem): in ambito scolastico, ciò si manifesta con l’incapacità di rimanere a lungo seduti al proprio posto, di alzarsi, muoversi per la classe senza l’autorizzazione dell’insegnante, parlare senza permesso, aspettare il proprio turno o rispettarlo durante dei giochi o delle attività di gruppo, fare versi o rumori insoliti e giocare durante le spiegazioni con oggetti non inerenti all’attività che si sta svolgendo, compiono numerosi errori durante compiti e verifiche perché non riescono ad aspettare o ad ascoltare pazientemente le istruzioni, e interrompono l’insegnante mentre le sta fornendo (Barkley, 2006; DuPaul et al., 2009). Come accennato, soprattutto i sintomi inattentivi tendono a permanere nel corso del ciclo di vita, con delle importanti conseguenze: studi longitudinali hanno infatti messo in evidenza come le difficoltà attentive in ambito scolastico riportate in bambini e adolescenti persistono

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