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Il test del disegno della figura umana: un contributo alla diagnosi dei DCA (Disturbi del comportamento alimentare)

Questo lavoro è teso ad approfondire le modalità con cui l’utilizzo di una tecnica proiettiva, come il Test del Disegno della Figura Umana, possa ampliare lo studio del quadro clinico relativo alla diagnosi dei Disturbi del Comportamento Alimentare ( DCA).
Il Disegno della Figura Umana (D.F.U.), inizialmente ideato da Florence Goodenough come test per la stima del quoziente di intelligenza ( QI ), venne in seguito riesaminato da Karen Machover, nel 1949, come tecnica proiettiva di valutazione della personalità. E’ proprio in questa chiave che il test apre lo spazio all’interpretazione del vissuto corporeo, dall’immagine interna del Sé alla percezione dello schema corporeo che il soggetto proietta nella rappresentazione della figura, creando un ulteriore varco per l’esplorazione del mondo interno del paziente attraverso l’analisi più approfondita degli aspetti che sono coinvolti nello sviluppo del quadro clinico del Disturbo della Condotta Alimentare.
Attraverso il disegno della figura umana si possono perciò ottenere indicazioni circa la presenza di conflittualità legate alla sfera intima del Sé e al rapporto con la propria immagine corporea; approfondendo questi aspetti si fa riferimento allo specifico concetto di Distorsione dell’Immagine Corporea, e in questo risulta prezioso il contributo teorico di Hilde Bruch, che attraverso il suo Modello Dispercettivo approfondisce gli aspetti dismorfofobici implicati nei casi di DCA; in quest’ottica teorica si sottolineano anche i risvolti alessitimici dell’espressione di questa forma di disagio in cui si riscontra spesso la difficoltà nel percepire e riconoscere come propri gli stimoli provenienti dal corpo, nonché la scarsa capacità di rappresentare le emozioni vissute.
In questo percorso si intende sottolineare come il disegno acquisisca un significato proiettivo utile a condurre verso una analisi interpretativa di vari aspetti del Sé che si rispecchiano in un corpo che assume una forte valenza simbolica, condensando al suo interno conflitti emotivi difficilmente comunicabili e trasformandosi in uno spazio che rappresenta i fragili confini del Sé corporeo.
Al fine di fornire un quadro il più possibile illustrativo sull’argomento, il lavoro è stato suddiviso in due parti, di cui la prima, comprendente tre capitoli, traccia un percorso che inizia dall’evoluzione storica dei test proiettivi-grafici, in particolare del Test del Disegno della Figura Umana di K. Machover, approfondendone i criteri di somministrazione ed interpretazione, e prosegue nella definizione dei Disturbi del Comportamento Alimentare, illustrati sia negli aspetti clinici che secondo la prospettiva teorica di Hilde Bruch, per poi concludersi con la presentazione del contesto in cui si inserisce la somministrazione del test D.F.U. nella psicodiagnosi dei casi di D.C.A. La seconda parte, organizzata in altri tre capitoli, illustra: alcuni studi teorici incontrati in letteratura e riferiti ai dati diagnostici forniti dal Test D.F.U. nell’ambito psicodiagnostico dei Disturbi del Comportamento Alimentare; dei dati empirici riferiti alla somministrazione del test in casi di D.C.A. ; analizza infine le prospettive nell’impiego di questo test, per una maggiore precisione psicodiagnostica e per la formulazione di trattamenti sempre più adeguati alle problematiche inerenti al campo dei D.C.A, al fine di una loro migliore comprensione.

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1 Introduzione Questo lavoro è teso ad approfondire le modalità con cui l’utilizzo di una tecnica proiettiva, come il Test del Disegno della Figura Umana, possa ampliare lo studio del quadro clinico relativo alla diagnosi dei Disturbi del Comportamento Alimentare ( DCA). Il Disegno della Figura Umana (D.F.U.), inizialmente ideato da Florence Goodenough come test per la stima del quoziente di intelligenza ( QI ), venne in seguito riesaminato da Karen Machover, nel 1949, come tecnica proiettiva di valutazione della personalità. E’ proprio in questa chiave che il test apre lo spazio all’interpretazione del vissuto corporeo, dall’immagine interna del Sé alla percezione dello schema corporeo che il soggetto proietta nella rappresentazione della figura, creando un ulteriore varco per l’esplorazione del mondo interno del paziente attraverso l’analisi più approfondita degli aspetti che sono coinvolti nello sviluppo del quadro clinico del Disturbo della Condotta Alimentare. Attraverso il disegno della figura umana si possono perciò ottenere indicazioni circa la presenza di conflittualità legate alla sfera intima del Sé e al rapporto con la propria immagine corporea; approfondendo questi aspetti si fa riferimento allo specifico concetto di Distorsione dell’Immagine Corporea, e in questo risulta prezioso il contributo teorico di Hilde Bruch, che attraverso il suo Modello Dispercettivo approfondisce gli aspetti dismorfofobici implicati nei casi di DCA; in quest’ottica teorica si sottolineano anche i risvolti alessitimici dell’espressione di questa forma di disagio in cui si riscontra spesso la difficoltà nel percepire e riconoscere come propri gli stimoli provenienti dal corpo, nonché la scarsa capacità di rappresentare le emozioni vissute. In questo percorso si intende sottolineare come il disegno acquisisca un significato proiettivo utile a condurre verso una analisi interpretativa di vari aspetti del Sé che si rispecchiano in un corpo che assume una forte valenza simbolica, condensando al suo interno conflitti emotivi difficilmente comunicabili e trasformandosi in uno spazio che rappresenta i fragili confini del Sé corporeo. Al fine di fornire un quadro il più possibile illustrativo sull’argomento, il lavoro è stato suddiviso in due parti, di cui la prima, comprendente tre capitoli, traccia un percorso che inizia dall’evoluzione storica dei test proiettivi-grafici, in particolare del Test del Disegno della Figura Umana di K. Machover, approfondendone i criteri di somministrazione ed interpretazione, e prosegue nella definizione dei Disturbi del Comportamento Alimentare, illustrati sia negli aspetti clinici che secondo la prospettiva teorica di Hilde Bruch, per poi concludersi con la presentazione del contesto in cui si inserisce la somministrazione del test D.F.U. nella psicodiagnosi dei casi di D.C.A.

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Parole chiave

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bulimia
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dismorfofobia
disturbo comportamento alimentare
f. goodenough
h. bruch
immagine corporea
k. machover
obesità
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