Dimensioni della moralità e dello status sociale nel bullismo e cyberbullismo
Il primo capitolo di questa tesi è dedicato al bullismo, un fenomeno che, di recente, ha avuto un’espansione impensata e preoccupante, fino a riempire quotidianamente le prime pagine dei giornali. Da circa 40 anni, parte della comunità scientifica si sta interessando in maniera piu approfondita a ciò e le scoperte finora emerse hanno contribuito ad una risoluzione efficace di questi comportamenti. Un ragazzo è oggetto di azioni di bullismo, o è prevaricato o vittimizzato, "quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da uno o più compagni" (Olweus, 1993); il bersaglio del bullismo può essere un singolo individuo o un gruppo, in ambito scolastico è comunque in genere uno studente. Per parlare di bullismo vi deve essere un'asimmetria nella relazione, nel senso che lo studente esposto ad azioni offensive ha difficoltà a difendersi e si trova in una situazione d’impotenza contro chi lo molesta. L’asimmetria delle forze rende sempre più probabile il ripetersi dell’aggressione e rende sempre meno pari i coetanei: ovvero il bullo diventa sempre più potente rispetto alla vittima.
Il bullismo prevalentemente è un fenomeno scolastico, ma non solo, negli ultimi anni con l’avvento delle nuove tecnologie un altro fenomeno si è sviluppato con molte similarità del bullismo, tanto da esser stato definito Cyberbullying, e ad esso è stato dedicato il secondo capitolo .
Il termine cyberbullying è stato coniato dall'educatore canadese Bill Belsey (https://en.wikipedia.org/wiki/Cyber-bullying), creatore del sito bullying.org. I giuristi anglofoni distinguono di solito tra il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment ("cybermolestia") che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. Tuttavia nell'uso corrente cyberbullying viene utilizzato indifferentemente per entrambi. Come il bullismo nella vita reale, il cyberbullismo può a volte costituire una violazione del Codice civile, del Codice penale e del Codice della Privacy (D.Lvo 196 del 2003). La differenza più rilevate tra i due fenomeni sta proprio nel fatto che gli atti di bullismo si svolgono prevalentemente a scuola (o nei pressi di essa), mentre nel cyberbullying, basta essere in posseso di un cellulare, o avere accesso alla rete informatica che le vittime sono perseguitate anche a casa, giorno e notte (Keith & Martin, 2005).
Nel terzo capitolo si illustrano le teorie classiche dello sviluppo del pensiero morale (Piaget e Kohlberg), i contributi di Albert Bandura (1991), con il concetto di disimpegno morale, quelli di Elliot Turiel (1983), con la teoria dei domini morali, e come queste hanno offerto un contributo allo sviluppo di nuove teorie sul fenomeno dei comportamenti aggressivi, tra cui il bullismo.
Arsenio e Lemerise (2004), ad esempio, integrando diversi modelli cognitivi, hanno messo in evidenza come un atto aggressivo sia anche una trasgressione a norme morali e come la trasgressione di queste norme spesso implichi un’aggressione fisica o verbale. Infatti il grado con cui i bambini rispettano i principi morali, e quindi respingono il bullismo perche moralmente sbagliato può essere importante per predire il loro coinvolgimento o opposizione al bullismo stesso. Per spiegare il comportamento aggressivo dei bulli, tuttavia, è necessario specificare i loro deficit morale. Alcuni psicologi sostengono che la comprensione delle regole morali non è sufficiente a garantire azioni morali (Gibbs, 2003), infatti anche se socialmente competenti, i bulli possono essere ben consapevoli delle regole morali che dovrebbero guidare le loro azioni senza sentire nessun impegno a rispettarle.
Il quarto capitolo presenta lo studio che si propone di investigare la relazione tra il bullismo, la vittimizzazione, il cyberbullismo e la cybervittimizzazione.
In seguito si è considerata la relazione tra la moralità e bullismo (tradizionale e online), tenendo presente i meccanismi di disimpegno studiati da Bandura (1991) e il modo in cui si concepisce la trasgressione di regole morali. Un ulteriore aspetto considerato è stato il ruolo dello status sociale inteso come popolarità percepita e preferenza sociale.
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Informazioni tesi
Autore: | Riccardo Gentile |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Gianluca Gini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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