La melanconia nella post-modernità: attualità e ricerca clinica
Il sentimento della malinconia accompagna l’essere umano fin dagli albori della sua esistenza, fin da quando egli ha iniziato a porsi delle domande riguardo alla propria esistenza. Il sentimento della malinconia ha caratterizzato l’essere umano durante tutta la sua storia artistica e letteraria: la maggior parte della poesia e dell’arte nasce proprio dai sentimenti dolorosi, tormentati, che necessitano di essere espressi al di fuori di sé. La malinconia di per sé è un sentimento insito nell’uomo e non necessariamente negativo: piuttosto è essa una tristezza velata, che sottende una mancanza, un rimpianto, un ricordo svanito. Tuttavia, il sentimento malinconico possiede il proprio corrispettivo patologico, che è quello melanconico: il soggetto melanconico è allora quel soggetto in cui il sentimento malinconico diviene prevalente su tutti gli altri e la vita cambia completamente colore. Il soggetto melanconico osserva il mondo attraverso le proprie lenti e non fa altro che provare tanta passione sofferente, attutita, muta, che non si esprime mai. Egli, piuttosto, si perde nelle mancanze, errando nel tempo passato in cerca di se stesso. Ma il passato è un labirinto e il soggetto melanconico vi si perde.
La sensazione di perdita del melanconico, molto simile a quella del lutto, è in realtà legata a un oggetto indefinito, non esprimibile. Il melanconico sente una mancanza di cui conosce la forma ma non il contenuto.
Dunque, la vita diviene a lungo andare devitalizzata, non vissuta, ma semplicemente subìta. Il melanconico si trascina, eclissato in se stesso, nel turbinio del tempo che scorre incessantemente, senza origine, né meta.
In questa tesi verrà in particolar modo analizzata e discussa la figura del melanconico odierno, il quale risulta di caratteristiche differenti rispetto alla classica melanconia freudiana.
Verrà quindi presentata l’origine del termine melanconia, e successivamente vengono affrontate le neomelanconie. Ne sarà data una definizione, che prevede la contestualizzazione della melanconia nel contesto storico-culturale contemporaneo. Saranno osservate da vicino le differenze tra la melanconia del 1900 e quella odierna, caratterizzata principalmente dalla mancanza di desiderio e dalla perdita di una visione prospettica nel futuro.
Successivamente saranno introdotte le declinazioni cliniche odierne del sentimento neomelanconico, vale a dire i disturbi o malesseri concreti in cui esso si manifesta. Passando attraverso la sintomatologia neomelanconica e i suoi dati epidemiologici, il secondo capitolo si concluderà con l’analisi delle motivazioni familiari, sociali e culturali, tutte quante interconnesse, che hanno portato alla metamorfosi del sentimento melanconico originario in quello odierno. Infine, con la presentazione della teoria transgenerazionale verrà inquadrata la neomelanconia, in una dimensione che è comprensiva della trasmissione del trauma a livello familiare e culturale, con una nota speranzosa di evoluzione, che può nascere dalla consapevolezza e dalla psicoterapia.
In continuità col desiderio di evasione del soggetto neomelanconico, sarà discusso nella prima parte del capitolo quarto il fenomeno della plusdotazione cognitiva, in quanto emerge dagli studi una correlazione tra alcuni disturbi psicologici e la plusdotazione cognitiva. Ne sarà dunque data una definizione e sarà svolta una correlazione tra i vissuti eventualmente dolorosi del soggetto gifted con quelli del soggetto neomelanconico. Nella seconda parte del medesimo capitolo verrà dunque affrontata la tematica dell’arte: l’atto artistico sarà contestualizzato nel soggetto neomelanconico e, contemporaneamente gifted.
Nel quinto e ultimo capitolo, dunque, si parlerà di una risposta a tale bisogno umano: la terapia esistenzialista. Essa verrà introdotta attraverso una sua definizione filosofica, per poi arrivare alla psicoterapia esistenzialista vera e propria, illustrata in questa tesi attraverso gli autori Yalom e Frankl. Sarà dunque osservata l’ipotesi che, nella terapia avanzata, e non in emergenza, dei malesseri neomelanconici, possa avere un ruolo chiave la terapia esistenzialista, poiché il suo scopo è proprio quello di indirizzare il paziente verso la ri-acquisizione di senso, riguardo a se stesso, al proprio passato e al proprio presente, rendendolo in grado di accettare ciò che è stato, ciò che è, e di riproiettarsi nel futuro, e permettendogli allo stesso tempo di tornare a provare gratitudine per la propria vita e ad essere infine vero protagonista della propria esistenza.
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Informazioni tesi
Autore: | Sofia Danzi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Benedetta Rinaldi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 163 |
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