Correlazione tra gli stati emotivi materni e lo sviluppo normale o deviante del bambino
Oggetto della mia analisi è stato ricercare le ragioni che sono alla base di uno sviluppo normale o “deviante” del feto; con il termine “deviante” intendo riferirmi a qualcosa che non ha funzionato, che ha deviato il “normale” sviluppo psico-fisico del feto. Per molto tempo il mondo intrauterino è stato esplorato esclusivamente da un punto di vista medico, focalizzando l’attenzione sulle condizioni fisiche della madre, tralasciando tutti gli aspetti psicologici, sociali, emozionali che essa vive e che, inevitabilmente, vengono avvertiti anche dal suo bambino. L’immagine che, per troppo tempo, ha “invaso” la nostra mente corrispondeva a un essere che vive protetto dall’utero materno, come in una sorta di scrigno che lo separa dal mondo esterno proteggendolo dai malesseri della madre. Tale visione del mondo intrauterino ha cominciato a modificarsi a partire dallo sviluppo di tecniche e strumenti avanzati che hanno consentito di osservare una serie di attività fisiche e psichiche del feto, prime fra tutti le tecniche ad ultrasuoni, che hanno consentito l’osservazione in tempo reale dell’attività spontanea fetale e delle sue reazioni alle diverse stimolazioni.
Il legame madre-bambino è stato da sempre considerato come un momento unico e insolito, che si stabilisce nel qui e ora dopo la nascita del bambino stesso. Da questa trattazione è emerso, invece, che questo legame è, in realtà, il prolungamento di un contatto che ha inizio molto tempo prima, nell’utero.
Perché alcuni bambini nascono prematuri, di basso peso, malaticci, con anomalie neurologiche e deficit intellettivo? Sono state queste le domande che mi hanno spinta a ricercare le possibili cause di queste anomalie dello sviluppo psico-fisico fetale e, di conseguenza, come le stesse interfersiscono nel rapporto madre-bambino.
Il primo capitolo di questo lavoro prende in esame la Psicologia Prenatale, una nuova disciplina scientifica che nasce dall’interazione di conoscenze mediche (medicina ostetrico-ginecologica, medicina pre- e peri-natale, biologia, ecc.) e conoscenze psicologiche (psicologia dello sviluppo, psicologia della personalità, psicologia dinamica, psicobiologia, psicofisiologia) e si prefigge lo scopo di studiare lo sviluppo e le capacità psicofisiologiche, comunicative, relazionali e psicologiche del feto.
Il secondo capitolo prende in esame lo sviluppo prenatale del feto. Grazie a tecniche sofisticate come gli ultrasuoni e lo sviluppo della “Infant Research”, è stato dimostrato che l’embrione assume dei “comportamenti” già a 3-4 settimane di vita. Tengo a precisare che il termine “comportamento” fa riferimento alla manifestazione esteriore di ciò che avviene nel cervello.
Nel terzo capitolo viene approfondito l’ attaccamento prenatale, facendo riferimento alle tipologie di attaccamento individuate da Daniel Stern, e ai fattori correlati a un basso attaccamento genitoriale verso il feto.
Il quarto capitolo è, secondo il mio parere, l’anima di questa analisi: lo sviluppo deviante del bambino. In questo ultimo capitolo vengono prese in esame le condizioni genetiche e ambientali che attraverso la madre possono provocare sul feto esiti, a volte, anche irreversibili.
«L’ambiente fetale è un fattore estremamente importante per delineare la struttura originale, la funzione e il comportamento degli esseri umani. Dal punto di vista fisico, madre e figlio non hanno in comune né il cervello né il sistema nervoso autonomo. I legami neurormonali sono quindi importantissimi perché rappresentano una delle poche possibilità che hanno madre e figlio di condurre un dialogo tra loro a livello emotivo».
“War and fetal-maternal relationship”
Lester W. Sontag
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Rosa Ranieli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Sviluppo e Educazione |
Relatore: | Antonella Cerquiglini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 44 |
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