Skip to content

Correlati neurali dell'empatia per il dolore altrui

Il termine “empatia” (empathy) venne introdotto dallo psicologo americano Titchener nel 1909, distinguendolo quindi da “simpatia”, per indicare un repertorio di stati cognitivi, affettivi e comportamentali che ci consentono di sintonizzarci con le emozioni e i sentimenti delle altre persone e quindi di provare un'emozione vicaria molto simile a ciò che esse provano. Poter definire l'empatia e trasformarla in un costrutto operazionalizzabile è stato, per vari decenni, l'obiettivo fondamentale sia degli psicologi clinici, cognitivi e dello sviluppo che dei neurofisiologi, i quali fino agli anni '70 non avevano la possibilità di indagare direttamente l'attivazione del sistema limbico, della corteccia e, più in generale della “matrice del dolore” nella situazione sperimentale in cui un soggetto esperisce un'emozione vicaria simile a quella di una persona osservata. Invece dagli anni '90 questo tipo di studi correlazionali sono diventati in assoluto i più diffusi, grazie al diffondersi delle tecnologie di neuroimmagine e di neuromodulazione funzionale. In particolare l'avvento di tecnologie quali la Tomografia Assiale (TAC), la Risonanza Magnetica Nucleare (MNR), la Magnetoencefalografia (MEG), la Tomografia a emissioni di Positroni (PET), la Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI) e la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) hanno consentito, grazie ad un uso combinato, di aumentare di diversi ordini di grandezza la risoluzione spaziale, temporale e la profondità delle misurazioni in tempo reale, sull'intero encefalo. I neuroscienziati hanno così potuto precisare e confinare meglio l'ampiezza dell'indagine sui substrati neurali dell'empatia per il dolore altrui; altrimenti essa sarebbe stata eccessivamente dispersiva e produttiva di risultati non confrontabili. Dal punto di vista neurobiologico, la maggior parte degli autori identifica la “matrice del dolore” (pain matrix) in quell'insieme eterogeneo di aree corticali e subcorticali che ci consente di provare dolore somatico associato a percezione di dispiacere ed emozioni negative; essa comprende la corteccia cingolata, l'insula anteriore, la corteccia somatosensoriale secondaria, le aree motorie supplementari, il cervelletto e, secondariamente, il talamo anteriore, l'amigdala e la corteccia somatosensoriale primaria. Dal punto di vista della definizione teorica, è emersa l'utilità di considerare l'empatia un costrutto psicologico multidimensionale e operazionalizzabile (quindi misurabile) corrispondente ad un fenomeno psicobiologico e psicosociale spiegabile all'interno della moderna teoria dell'evoluzione e che si colloca su un continuum di forme differenti, per cui nell'adulto possono coesistere il contagio emotivo, la forma più semplice e meno mediata cognitivamente, accanto a forme più evolute, per esempio l'empatia esperita dagli psicoterapeuti. Lo scopo del presente lavoro è stato quello di sintetizzare e commentare le recenti ricerche sui correlati neurali dell'empatia per l'esperienza dolorosa altrui, in particolar modo il dolore somatico, evidenziando l'importanza della definizione del costrutto, della delimitazione delle aree cerebrali coinvolte e il fondamentale ruolo delle moderne tecniche di indagine, spesso associate fra loro. In particolare si è cercato di mostrare come il principale oggetto di indagine e di controversie di molti studi presenti in letteratura, cioè stabilire quali aree cerebrali intervengono nella percezione del proprio dolore e quali invece nell'empatia per il dolore altrui, oltreché il ruolo di tali strutture nervose, anche in relazione al tipo di empatia esperita, possa essere ricomposto facendo leva sul concetto multidimensionale di empatia e tenendo conto del modo in cui il soggetto sperimentale “assiste” ad un individuo che soffre, cioè il suo specifico input sensoriale. Più specificamente la proposta di esclusione dell'area corticale somatosensoriale dalle sottoaree della matrice del dolore coinvolte esclusivamente nel processo empatico non pare giustificata, perché non tiene conto del tipo di input dello stimolo doloroso osservato e delle molteplici vie di attivazione dell'empatia. In oltre la sorprendente scoperta dell'empatia per il dolore altrui in soggetti affetti da una rara sindrome di insensibilità dolorifica congenita dimostra quanto sia complicato e, in parte, arbitrario identificare le aree che correlano con l'esperienza empatica sia nei soggetti sani che malati.

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista
Mostra/Nascondi contenuto.
INTRODUZIONE Il termine “empatia” (empathy) venne introdotto dallo psicologo americano Titchener nel 1909, per tradurre la parola tedesca Einfuhlung, originariamente utilizzata in un contesto filosofico-estetico. La parola ebbe una certa fortuna perché permetteva di designare un insieme di scambi comunicativi di tipo affettivo che non erano compresi nel concetto di simpatia. Quest'ultimo infatti è più adatto a descrivere un atteggiamento di attenzione, premura o semplicemente interesse verso qualcuno, indipendentemente dallo stato d'animo in cui egli si trova. Con l'empatia abbiamo a disposizione un repertorio di stati cognitivi-affettivi (e quindi spesso comportamentali) che ci consentono di sintonizzarci, in qualche modo e con una certa intensità, con le emozioni e i sentimenti delle altre persone, cioè di capire cosa stanno provando, provare un'emozione vicaria molto simile e, eventualmente, metterci completamente nei panni del nostro interlocutore. Fin dall'origine delle teorizzazioni sull'empatia si poneva l'accento sugli aspetti affettivi, cioè provare un sentimento vicario che corrisponde a quello della persona con cui ci relazioniamo pur non trovandoci assolutamente nella sua situazione o condizione, la qual cosa presupponeva una comprensione implicita o esplicita delle emozioni o sentimenti altrui ma non era necessaria la condizione di assunzione del punto di vista dell'altro. A partire dagli anni '60 del secolo scorso, con la fioritura degli studi cognitivi anche nel campo delle emozioni, si pose l'accento sugli aspetti appunto cognitivi dell'empatia, dalla percezione dell'altro, l'intermediazione simbolica del linguaggio, fino alla capacità di assumere il punto di vista dell'altro e percepire la realtà come egli la percepisce. Nello stesso periodo anche altre categorie di psicologi e ricercatori avevano sentito l'esigenza di definire, categorizzare e misurare il costrutto dell'empatia: gli psicologi dello sviluppo si ponevano la questione inserendola nel quadro ben più complesso dell'origine e differenziazione delle emozioni oltre che del loro riconoscimento e imitazione da parte del neonato e dell'infante; gli psicoterapeuti erano interessati a differenziare l'empatia da altre forme di comunicazione affettiva e di capire che ruolo avesse nella terapia. Gli psicologi clinici e psichiatri si chiedevano se un deficit di empatia fosse la causa o l'effetto di alcuni gravi disturbi come la sindrome autistica o la psicopatia criminale, ma proprio per rispondere a questa domanda occorreva definire meglio l'empatia e possibilmente 2

CONSULTA INTEGRALMENTE QUESTA TESI

La consultazione è esclusivamente in formato digitale .PDF

Acquista
Il miglior software antiplagio

L'unico servizio antiplagio competitivo nel prezzo che garantisce l'aiuto della nostra redazione nel controllo dei risultati.
Analisi sicura e anonima al 100%!
Ottieni un Certificato Antiplagio dopo la valutazione.

Informazioni tesi

  Autore: Andrea Andrenelli
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università Telematica Internazionale Uninettuno
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Cristiano Castelfranchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 35

FAQ

Per consultare la tesi è necessario essere registrati e acquistare la consultazione integrale del file, al costo di 29,89€.
Il pagamento può essere effettuato tramite carta di credito/carta prepagata, PayPal, bonifico bancario.
Confermato il pagamento si potrà consultare i file esclusivamente in formato .PDF accedendo alla propria Home Personale. Si potrà quindi procedere a salvare o stampare il file.
Maggiori informazioni
Ingiustamente snobbata durante le ricerche bibliografiche, una tesi di laurea si rivela decisamente utile:
  • perché affronta un singolo argomento in modo sintetico e specifico come altri testi non fanno;
  • perché è un lavoro originale che si basa su una ricerca bibliografica accurata;
  • perché, a differenza di altri materiali che puoi reperire online, una tesi di laurea è stata verificata da un docente universitario e dalla commissione in sede d'esame. La nostra redazione inoltre controlla prima della pubblicazione la completezza dei materiali e, dal 2009, anche l'originalità della tesi attraverso il software antiplagio Compilatio.net.
  • L'utilizzo della consultazione integrale della tesi da parte dell'Utente che ne acquista il diritto è da considerarsi esclusivamente privato.
  • Nel caso in cui l’utente che consulta la tesi volesse citarne alcune parti, dovrà inserire correttamente la fonte, come si cita un qualsiasi altro testo di riferimento bibliografico.
  • L'Utente è l'unico ed esclusivo responsabile del materiale di cui acquista il diritto alla consultazione. Si impegna a non divulgare a mezzo stampa, editoria in genere, televisione, radio, Internet e/o qualsiasi altro mezzo divulgativo esistente o che venisse inventato, il contenuto della tesi che consulta o stralci della medesima. Verrà perseguito legalmente nel caso di riproduzione totale e/o parziale su qualsiasi mezzo e/o su qualsiasi supporto, nel caso di divulgazione nonché nel caso di ricavo economico derivante dallo sfruttamento del diritto acquisito.
L'obiettivo di Tesionline è quello di rendere accessibile a una platea il più possibile vasta il patrimonio di cultura e conoscenza contenuto nelle tesi.
Per raggiungerlo, è fondamentale superare la barriera rappresentata dalla lingua. Ecco perché cerchiamo persone disponibili ad effettuare la traduzione delle tesi pubblicate nel nostro sito.
Per tradurre questa tesi clicca qui »
Scopri come funziona »

DUBBI? Contattaci

Contatta la redazione a
[email protected]

Ci trovi su Skype (redazione_tesi)
dalle 9:00 alle 13:00

Oppure vieni a trovarci su

Parole chiave

Tesi correlate


Non hai trovato quello che cercavi?


Abbiamo più di 45.000 Tesi di Laurea: cerca nel nostro database

Oppure consulta la sezione dedicata ad appunti universitari selezionati e pubblicati dalla nostra redazione

Ottimizza la tua ricerca:

  • individua con precisione le parole chiave specifiche della tua ricerca
  • elimina i termini non significativi (aggettivi, articoli, avverbi...)
  • se non hai risultati amplia la ricerca con termini via via più generici (ad esempio da "anziano oncologico" a "paziente oncologico")
  • utilizza la ricerca avanzata
  • utilizza gli operatori booleani (and, or, "")

Idee per la tesi?

Scopri le migliori tesi scelte da noi sugli argomenti recenti


Come si scrive una tesi di laurea?


A quale cattedra chiedere la tesi? Quale sarà il docente più disponibile? Quale l'argomento più interessante per me? ...e quale quello più interessante per il mondo del lavoro?

Scarica gratuitamente la nostra guida "Come si scrive una tesi di laurea" e iscriviti alla newsletter per ricevere consigli e materiale utile.


La tesi l'ho già scritta,
ora cosa ne faccio?


La tua tesi ti ha aiutato ad ottenere quel sudato titolo di studio, ma può darti molto di più: ti differenzia dai tuoi colleghi universitari, mostra i tuoi interessi ed è un lavoro di ricerca unico, che può essere utile anche ad altri.

Il nostro consiglio è di non sprecare tutto questo lavoro:

È ora di pubblicare la tesi